Lo scambio della pace

 

scambiopaceIl 7 giugno 2014 Papa Francesco ha approvato e confermato quanto contenuto nella Lettera Circolare “L’ESPRESSIONE RITUALE DEL DONO DELLA PACE NELLA MESSA”, preparata dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e ne ha disposto la pubblicazione.
Con la Lettera Circolare, la Congregazione ha inteso ristabilire le linee guida dello scambio della pace, come previsto sin dalle origini dal Messale Romano, senza introdurre cambi strutturali. Tale esigenza è nata da un lato, dalla necessità di mettere in luce il vero significato del rito, compiendolo con senso religioso e sobrietà; dall’altro, di moderare questo gesto liturgico, che può assumere espressioni eccessive, suscitando qualche confusione nell’assemblea proprio prima della Comunione. «E’ bene ricordare come non tolga nulla all’alto valore del gesto la sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, per esempio facendo in modo di limitare lo scambio della pace a chi sta più vicino». (BENEDETTO XVI, Esort. Apost., Sacramentum Caritatis, n. 49: AAS 99 (2007) 143).
Nella Messa lo scambio della pace si svolge tra il Padre Nostro e la frazione del pane, durante la quale si implora l’Agnello di Dio perché ci doni la sua pace. Si tratta di un gesto che ha la funzione di manifestare pace, comunione e carità.
Ma come si possono tradurre in concreto per gli “addetti ai lavori” e per i fedeli cattolici gli orientamenti dati nella Lettera per il corretto svolgimento del rito della pace nella celebrazione della Messa? A tal proposito si trovano nel documento le seguenti disposizioni pratiche:
si può omettere e talora deve essere omesso lo scambio di pace quando si prevede che esso non si svolgerà adeguatamente o si ritiene pedagogicamente sensato non realizzarlo in determinate occasioni per evitare che i fedeli si scambino “meccanicamente” il segno della pace;
- le Conferenze dei Vescovi possono considerare se non sia il caso di cambiare il modo di darsi la pace in occasione della pubblicazione della traduzione della terza edizione del Messale Romano o quando vi saranno nuove edizioni del medesimo Messale;
- sarà necessario che nel momento dello scambio della pace si evitino definitivamente alcuni abusi come:
• L’introduzione di un “canto per la pace”, inesistente nel Rito romano.
• Lo spostamento dei fedeli dal loro posto per scambiarsi il segno della pace tra loro.
• L’allontanamento del sacerdote dall’altare per dare la pace a qualche fedele.
• Che in alcune circostanze, come la solennità di Pasqua e di Natale, o durante le celebrazioni rituali, come il Battesimo, la Prima Comunione, la Confermazione, il Matrimonio, le sacre Ordinazioni, le Professioni religiose e le Esequie, lo scambio della pace sia occasione per esprimere congratulazioni, auguri o condoglianze tra i presenti.
- le Conferenze dei Vescovi possono procedere a preparare delle catechesi liturgiche sul significato del rito della pace e sulla sua esatta manifestazione nella Messa.
Nella Lettera Circolare, pertanto, emerge con forza l’insistenza e l’invito a fare passi efficaci sull’espressione rituale del dono della pace nella messa per alimentare, anche attraverso i gesti simbolici, un serio impegno dei cattolici nella costruzione di un mondo più giusto e più pacifico e una comprensione più profonda del significato cristiano della pace. Per tale motivo si esortano i Vescovi e, sotto la loro guida, i sacerdoti ad approfondire il significato spirituale del rito della pace nella celebrazione della Santa Messa, nella propria formazione liturgica e spirituale e nell’opportuna catechesi ai fedeli.

 

 

 

Un po’ di storia

Per vari secoli nella Chiesa antica, il modo di scambiarsi la pace, tra i fedeli dello stesso sesso è stato il bacio, esclusi – secondo l’avvertenza della Tradizione Apostolica – i catecumeni. Non è chiaro in che momento il bacio fu sostituito dall’abbraccio, ma sembra certo che in tutte le liturgie, occidentali e orientali, si nota un processo di stilizzazione del gesto in sé. Per quanto riguarda la liturgia latina, 

  • il bacio sulla bocca – attestato in innumerevoli documenti fino al Pontificale di Patrizio Piccolomini (+ 1496) e Giovanni Burcardo (+ 1506) – si alterna con 
  • il bacio sulla spalla, che si incontra a volte nel secolo X e nel Pontificale di Durando, di fine secolo XIII. Nell’ultimo decennio del secolo XV, si introduce anche 
  • il bacio sulla guancia
  • i ministri – dice il Messale del 1570 – accostano mutuamente la guancia sinistra, senza toccarsi, abbracciandosi a una certa distanza.

Nella editio typica tertia del Messale Romano (2008), viene lasciato libero il modo di scambiarsi la pace e si delega alle Conferenze Episcopali la facoltà di stabilire «il modo di compiere questo gesto di pace secondo le usanze dei popoli» (IGMR n. 82, cf. n. 390). Però si ricorda che conviene « che ciascuno dia la pace soltanto a chi gli sta più vicino, in modo sobrio ciascuno dia la pace soltanto a chi gli sta più vicino, in modo sobrio » (IGMR, n. 82).

Benedetto XVI ricorda come « non tolga nulla all’alto valore del gesto la sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, limitando lo scambio della pace a chi sta più vicino » (Sacramentum Caritatis, n. 49). Questa precisazione risulta molto opportuna, perché bisogna ricordare che la pace cristiana ha la sua fonte in Dio per mezzo di Gesù Cristo (cf. Gv 14,27; 16,33; Rm 1,7; Ef 2,14; Fil 4,7; Col 3,15, ecc.). 

Il termine pace va inteso come compendio di ogni bene, dono messianico per eccellenza e frutto dello Spirito Santo. È certo che il gesto di pace possiede anche una chiara dimensione orizzontale, (san Giustino); però sin da tempi antichi si trova in esso una forte dimensione verticale. Non è una semplice pace umana già conquistata, o che può essere raggiunta mediante l’amicizia o la solidarietà. Si tratta invece della pace di Cristo risorto. E’ Lui è la nostra pace, artefice della pace dei cuori di ognuno dei fedeli nella Chiesa. Non ci può essere pace se non da Dio. 

«Il bacio di pace pertanto è soprattutto un sublime simbolo della comunione dei fedeli tra di loro e con Cristo. Giacché il bacio di pace proviene dall’altare, che rappresenta Cristo, è Lui in fondo che bacia coloro che partecipano al Santo Sacrificio; e questo bacio si trasmette da uno all’altro facendo di tutti i fedeli un’unità intima in Cristo» 

 

 

 

 

 

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