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San Valentino. Patrono degli innamorati

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il 14 febbraio è per tutti il giorno di San Valentino, il santo degli innamorati, che tutti festeggiano ma spesso senza conoscerlo veramente.

Nato a Interamna (oggi Terni) da famiglia patrizia, fu convertito al cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.

Nel 270 Valentino si trovava a Roma, per predicare il Vangelo e convertire i pagani, graziato una prima volta dall’imperatore Claudio II, che lo aveva invitato a sospendere le celebrazioni religiose e ad abiurare la propria fede, venne affidato a una nobile famiglia. Si racconta che presso la nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo “carceriere”. La salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole: « […] dal tuo Valentino…».

Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, ma i soldati romani che lo catturarono lo portarono fuori città, infatti temevano tumulti popolari.

Venne decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni.

Il suo corpo fu trasportato a Terni al LXIII miglio della Via Flaminia.

Perché il vescovo e martire Valentino è il Santo degli innamorati?

san valentinoLa leggenda vuole che la sua festa, a metà febbraio, si riallacciasse agli antichi festeggiamenti di Greci, Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. Questi festeggiamenti erano legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenuti troppo orridi e licenziosi, furono proibiti da Augusto e poi soppressi da Gelasio nel 494. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire di Terni la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli.

 

La tradizione

Diverse sono le leggende legate alla figura di san Valentino.

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Una leggenda narra che Valentino, graziato ed affidato ad una nobile famiglia, avrebbe compiuto il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere, Asterius: quando stava per essere decapitato, Valentino, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d'addio che si chiudeva con le parole: dal tuo Valentino.

Altra  struggente, narra di due giovani innamorati, Sabino e Serapia, cristiana lei, pagano lui. Il loro amore, contrastato dalle famiglie, fu benedetto dal Santo che permise ai ragazzi di rimanere uniti nella vita come nella morte.

 

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Leggenda della Rosa della Riconciliazione

sanvalentinorosa Un altro racconto narra che un un giorno San Valentino sentì passare, al di là del suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Decise di andare loro incontro con in mano una magnifica rosa. Regalò la rosa ai due fidanzati e li pregò di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della rosa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore.

Qualche tempo dopo la giovane coppia tornò da lui per invocare la benedizione del loro matrimonio. La storia si diffuse e gli abitanti iniziarono ad andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese.

Il 14 di ogni mese diventò così il giorno dedicato alle benedizioni, ma la data è stata ristretta al solo mese di febbraio perché in quel giorno del 273 San Valentino morì.

Un'altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro un grande numero di coppie di piccioni, i quali si scambiavano dolci effusioni di affetto; qualcuno pensa che l'espressione "piccioncini" - che indica due teneri innamorati - possa derivare da questo episodio.

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Leggenda dei colombini

Il sacerdote Valentino possedeva un grande giardino che nelle ore libere dall'apostolato coltivava con le proprie mani. Tutti i giorni permetteva ai bambini di giocare nel suo giardino, raccomandando che non avessero fatto danni, perché poi la sera avrebbe egli regalato a ciascuno un fiore da portare a casa. Un giorno, però, vennero dei soldati e imprigionarono Valentino perché il re lo aveva condannato al carcere a vita. I bambini piansero tanto. Valentino, stando in carcere pensava a loro, e al fatto che non avrebbero più avuto un luogo sicuro dove giocare. Ci pensò il Signore. Fece fuggire dalla gabbia del distratto custode due dei piccioni viaggiatori che Valentino teneva in giardino. Questi piccioni, guidati da un misterioso istinto, trovarono il carcere dove stava chiuso il loro santo padrone. Si posarono sulle sbarre della sua finestra e presero a tubare fortemente. Valentino li riconobbe, li prese e li accarezzò. Poi legò al collo di uno un sacchetto fatto a cuoricino con dentro un biglietto, ed al collo dell'altro legò una chiavetta. Quando i due piccioni fecero ritorno furono accolti con grande gioia. Le persone si accorsero di quello che portavano e riconobbero subito la chiavetta: era quella del giardino di Valentino. I bambini ed i loro familiari si trovavano fuori del giardino quando il custode lesse il contenuto del bigliettino. C'era scritto: "A tutti i bambini che amo... dal vostro Valentino".

 

 

 

San ValentinoLa diffusione del culto di San Valentino in Italia e in Europa come protettore dei fidanzati è opera dei Benedettini, che durante il medioevo erano i custodi della basilica di Terni.

Ma anche qui la tradizione religiosa passa per i calendari delle stagioni.

San Valentino infatti cade nel periodo in cui la natura comincia il suo risveglio dal torpore invernale.

Intorno alla metà di febbraio infatti sbocciano le prime violette, e in certe zone d’Europa fioriscono addirittura i primi mandorli e noccioli.

Molti proverbi recitano «Per san Valentino la primavera sta vicino» e ancora «Per san Valentino fiorisce lo spino».

In pratica San Valentino annunciava la nuova stagione, ovvero quella durante la quale il sole riscalda la terra (e infatti spesso il Santo viene rappresentato con il sole in mano) e gli uccellini cominciano ad accoppiarsi.

Da qui forse la tradizione di indicare alle giovani coppie che questa fosse la migliore stagione per sposarsi, e dunque forse la scelta di festeggiare il Santo come protettore degli innamorati è la giusta conclusione di tutte le storie e le leggende.

 

San Valentino nell'arte a Brescia

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Troviamo San Valentino nella Sacra Rappresentazione di Breno (Brescia) attribuita al Romanino: una Maria semplice, popolana, tra San Maurizio e San Valentino si rivolge al Santo, mentre Valentino si raccoglie porgendo un vessillo. Pieno di empatia il rapporto tra Gesù e Giovannino. La composizione sacra ha sullo sfondo un’ alba tra le colline.

 

San Biagio, tradizioni e curiosità: ecco cosa sapere sulla festa del 3 febbraiosanbiagio

Protettore della gola e delle attività agricole.

 

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Panettone di San Biagio

Il 3 febbraio ricorre la festività di San Biagio. Diverse le tradizioni in alcune città della Lombardia.

 

 

 

San Biagio

Biagio di Sebaste, noto come san Biagio (III secolo – Sebaste, 316), è stato un vescovo cattolico e santo armeno, venerato come santo dalla Chiesa cattolica (vescovo e martire) e dalla Chiesa ortodossa. Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana; il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie in Italia.

 

Protettore della gola e delle attività agricolebenedizionegole

I fedeli si rivolgono a san Biagio nella sua qualità di medico, anche per la cura dei mali fisici e in particolare per la guarigione dalle malattie della gola. È anche protettore dei  cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole. In mancanza di un santo patrono a loro dedicato, a cavallo tra il 2013 e il 2014 alcune équipe d'animazione l'hanno eletto a protettore, indicandolo come patrono degli animatori.

 

La leggenda

Quanto al suo potere taumaturgico sulla gola lo si deve a un episodio leggendario. Si racconta infatti che durante una persecuzione contro i cristiani, Biagio venne processato e poi condannato a morte: e mentre veniva condotto al martirio una donna gli portò il figlioletto che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola.  San Biagio lo benedisse e la sua benedizione fu miracolosa per il bambino. Per questo motivo nel giorno della sua festa, cioè oggi, il sacerdote tocca la gola dei fedeli con l'imposizione di due candele incrociate.

 

L'antico detto

Dedicato al santo anche un antico detto meneghino: "San Biàs a l’ te presèrve la góla da i rèsche de pèss e da töt ol rèst" ( ovvero "San Biagio ti preservi la gola dalle lische di pesce e da tutti i malanni")

 

fettapenettoneIl panettone di San Biagio

Il 3 febbraio, a Milano, oltre alla benedizione della gola, si mangi il “panettone di san Biagio”, in genere avanzato durante le feste di Natale.

San Biagio era un medico armeno, vissuto nel III secolo d.C.: si narra che compì un miracolo quando una madre disperata gli portò il figlio morente per una lisca conficcata in gola. San Biagio gli diede una grossa mollica di pane che, scendendo in gola, rimosse la lisca salvando il ragazzo. Inutile aggiungere che, dopo aver subito il martirio, Biagio venne fatto santo e dichiarato protettore della gola.

Questa usanza ha preso il via anche da un'antica leggenda popolare, secondo cui una donna, appena prima di Natale, si recò da un tal Frate Desiderio per fare benedire il panettone che aveva preparato per la sua famiglia. Il frate, in quel momento alquanto impegnato, le chiese di lasciargli il dolce e di passare a prenderlo dopo qualche giorno, perché lo avrebbe benedetto appena ne avrebbe avuto il tempo. Solo dopo Natale, però, il prelato si accorse di avere ancora in canonica il panettone, del quale si era completamente dimenticato. Essendo ormai secco, il frate pensò che anche la donna se ne fosse dimenticata e quindi lo mangiò nei giorni successivi, per non buttarlo. Solo il 3 febbraio la donna si presentò dal frate per avere indietro il suo panettone benedetto. Frate Desiderio, dispiaciuto per averlo già mangiato, si recò comunque in canonica a prendere il recipiente vuoto da restituire alla donna. Qui la sorprendente scoperta: c’era un panettone grande ben due volte quello che gli era stato lasciato a dicembre. Un miracolo, dunque, avvenuto proprio nel giorno di San Biagio, protettore della gola. Da allora l’usanza è quella di consumare un panettone, definito appunto di San Biagio, proprio in questo giorno.

 

 

Pane benedetto

Al termine della santa messa di San Biagio, l’usanza di distribuire pani benedetti si ritrova in molte cittadine italiane.

 

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La torta di San Biagio

La Torta di San Biagio è il dolce tipico di questa festività a Cavriana, nel Mantovano, e cardine di una manifestazione che si tramanda da più di 450anni. La leggenda vuole dunque che la ricetta sia molto antica e che originariamente la torta a base di mandorle avesse un diametro di oltre tre metri. Questa veniva poi tagliata ed offerta al pubblico convenuto in Piazza Castello. Già nel 1600, infatti, dai mandorli di Cavriana si raccoglievano mandorle dal gusto particolare e intenso; questo frutto veniva addirittura da tutti considerato afrodisiaco e, nei mesi invernali gli stessi Gonzaga ne acquistavano grandi quantità per deliziare il palato dei nobili di corte.

 

Una guglgugliaduomomilanoia sul Duomo di Milano

Il nome di San Biagio è legato in particolar modo alla città di Milano. In onore del santo vi è anche una sua statua posizionata su una guglia del Duomo di Milano: si trova al primo ordine del camminamento Nord della Cattedrale (verso Corso Vittorio Emanuele)

 

 

In  Campania è tradizione mangiare la “polpetta di San Biagio”, tanto che nel periodo della ricorrenza si organizzano anche feste e sagre della polpetta.

In Abruzzo, invece, le tradizioni sono addirittura due: mangiare le “Panicelle”, piccole pagnotte che vengono realizzate proprio durante la celebrazione solenne e far benedire i “Tarallucci di San Biagio”, taralli dolci realizzati con semi di anice che – si dice – facciano bene alla gola e che i fedeli regalano ai propri amici e parenti come buon augurio di salute e felicità.

 

 

Reliquiario di san biagioIl reliquiario a Brescia

Moltissime chiese custodiscono almeno un frammento del corpo di San Biagio. A Brescia, nel tesoro della chiesa di San Lorenzo, si conserva il reliquiario di San Biagio contenente alcuni denti e un osso del santo.sanlorenzobrescia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte : Il giorno

B.V. Maria di Lourdes

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Era l’11 febbraio 1858, quando Bernadette Soubirous, di umili origini, uscì per andare a prendere legna con la sorella e un’amica. Giunte presso la grotta di Massabielle, dove scorre il fiume Gave, Bernadette sentì il rombo di un forte vento, ma gli alberi erano fermi. Poi, voltandosi verso la grotta, vide una figura bianchissima che aveva l’aspetto di una signora. Questa le indicò di avvicinarsi, ma la bambina turbata cominciò a recitare il rosario e la Signora con lei. Bernadette tornò i giorni successivi e rivide la Signora che, nella terza apparizione, le domandò di tornare lì per 15 giorni consecutivi e aggiunse: “Non vi prometto di essere felice in questo mondo, ma nell’altro”. Le raccomandò, anche, di chiedere ai sacerdoti di costruire una chiesa sul luogo delle apparizioni. E infatti, la fanciulla si rivolse al parroco, ma non venne creduta. Intanto, ella fu fedele all’appuntamento e, con lei, molte altre persone salirono alla grotta. La Signora invitò Bernadette a mangiare dell’erba, a fare dei gesti di penitenza e le ordinò di scavare, con le mani, sul lato sinistro della grotta. E lì, Bernadette trovò dell’acqua. La Signora le disse di bere, ella obbedì: portò l’acqua torbida alla bocca, si lavò e poi la bevve. Nell’ultima apparizione, la Signora sollevò le mani, le congiunse all’altezza del petto, levò gli occhi al cielo e disse: «Io sono l’Immacolata Concezione». Fu così che il parroco, che fino ad allora, insieme alle autorità civili si era opposto, credette che qualcosa di straordinario stava accadendo e credette a Bernadette. Sul posto, fu costruita una grande chiesa così come la Vergine aveva richiesto. Lourdes divenne il più celebre dei luoghi mariani. Fu istituito un ufficio speciale (le Bureau médical) per verificare scientificamente le guarigioni che iniziarono a verificarsi con l’uso dell’acqua zampillante. Tante sono anche le grazie che si ricevono per intercessione della Madonna di Lourdes e, ancora più sono le conversioni.

L'11 febbraio, per volontà di San Giovanni Paolo II, si celebra la Giornata mondiale del malato.

 

PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

 

Ave Maria, Donna povera ed umile,

benedetta dall'Altissimo!

Vergine della speranza, profezia dei tempi nuovi,

noi ci associamo al tuo cantico di lode

per celebrare le misericordie del Signore,

per annunciare la venuta del Regno

e la piena liberazione dell’uomo.

 

Ave Maria, umile serva del Signore,

gloriosa Madre di Cristo!

Vergine fedele, dimora santa del Verbo,

insegnaci a perseverare nell'ascolto della Parola,

ad essere docili alla voce dello Spirito,

attenti ai suoi appelli nell'intimità della coscienza

e alle sue manifestazioni negli avvenimenti della storia.

 

Ave Maria, Donna del dolore,

Madre dei viventi!

Vergine sposa presso la Croce, Eva novella,

sii nostra guida sulle strade del mondo,

insegnaci a vivere e a diffondere l'amore di Cristo,

a sostare con Te presso le innumerevoli croci

sulle quali tuo Figlio è ancora crocifisso.

 

Ave Maria, Donna della fede,

prima dei discepoli!

Vergine Madre della Chiesa, aiutaci a rendere sempre

ragione della speranza che è in noi,

confidando nella bontà dell'uomo e nell'amore del Padre.

Insegnaci a costruire il mondo dal di dentro:

nella profondità del silenzio e dell'orazione,

nella gioia dell'amore fraterno,

nella fecondità insostituibile della Croce.

 

Santa Maria, Madre dei credenti,

Nostra Signora di Lourdes,

prega per noi.

 

Amen.

 

 

 

 

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Rosario in diretta dalla Grotta di Lourdes tutti i giorni alle 18:00

 

 

 

 

 


Recitiamo una decina del Rosario... con

 

 

 

 

Santa Lucia, martire

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Lucia nacque da una famiglia nobile verso la fine del secolo III a Siracusa, allora capitale della Sicilia e importante centro culturale del tempo. Rimasta orfana di padre all’età di cinque anni, crebbe sempre lontana dalle feste pagane del suo ambiente, rinvigorendo la sua fede nella preghiera e nella meditazione dei misteri del Signore.
Devota di sant’Agata, la martire di Catania, si recò in pellegrinaggio sulla sua tomba con la madre, colpita da malattia, che ritornò guarita. Lucia fece allora voto di verginità, rinunciando alle nozze con un giovane scelto dalla famiglia. Il fidanzato respinto la denunciò al magistrato come cristiana, sperando di ottenere così il cambiamento della sua decisione. Lucia affrontò con fermezza il giudizio, rifiutandosi di sacrificare agli dei. Venne così decapitata il 13 dicembre, forse dell’anno 304. Anche se non è accertato il fatto dell’accecamento, per il suo nome, che ha un chiarissimo significato di luce, la santa venne subito invocata a protezione della luce degli occhi e del cuore. La memoria di Lucia, martire di Siracusa, è gia inscritta nel Martirologio geronimiano . A metà del secolo VI, la santa venne rappresentata nella processione delle vergini a S. Apollinare Nuovo di Ravenna.

SANTA LUCIA IN ITALIA E NEL MONDO – Da Siracusa il culto di Santa Lucia si è affermato in varie parti d’Italia e del mondo. In modo particolare, è radicato nel nord Italia, e più precisamente in Lombardia, nelle province di Cremona, Bergamo, Lodi, Mantova e Brescia, in Veneto (a Verona e a Vicenza), a Parma e a Palermo. In questi territori la leggenda racconta che nella note tra il 12 e il 13 dicembre la santa passi con il suo asinello e lasci doni ai bambini buoni, mentre a quelli cattivi o a quelli che al suo arrivo sono ancora svegli getti della cenere negli occhi.

LO SCAMBIO DEI DONI – Un tempo il solstizio d’inverno cadeva il 13 dicembre e in questa giornata nelle campagne era uso praticare una sorta di perequazione: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte ai meno fortunati. A questa forma di solidarietà si lega un avvenimento che risale al 16esimo secolo. Si narra infatti che la provincia di Brescia venne colpita da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare anonimamente sulle porte di tutte le famiglie. Così una carovana di asinelli carichi raggiunse Brescia stretta nella morsa della fame ma, poiché la distribuzione avvenne di nascosto, la notte tra il 12 e il 13 dicembre, si pensò che fosse stata una grazia della martire. L’antica ospitalità, poi, voleva che si accogliessero nelle case i pellegrini che cercavano riparo dal freddo e questi ultimi, a loro volta, prima di ripartire, dovevano lasciare un dono sulla porta della casa che li aveva accolti.

Con il trascorrere del tempo si consolidò così l’usanza di fare regali in occasione del 13 dicembre. La tradizione vuole che i bimbi lascino un mazzetto di fieno sulla porta di casa per rifocillare l’asinello della santa.

I REGALI PER I BAMBINI – Lo scambio dei doni si è diffuso nella tradizione popolare ed è entrato di uso comune nelle famiglie con doni per i più piccoli. In passato ricevevano soprattutto frutta, abiti e qualche giocattolo, mentre oggi i giochi hanno preso il sopravvento. All’inizio di dicembre i bambini scrivono la letterina con la richiesta di giochi, che vengono consegnati nella notte tra il 12 e il 13 dicembre. Molti preparano una manciata di paglia o una carota per l’asinello che deve trasportare il carro colmo di pacchetti.

 

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Nell’attesa del passaggio della Santa, puoi pregare anche tu con questa preghiera, perché ti porti insieme ai doni, un poco della luce di Gesù:

“Santa Lucia, che sei amica di Gesù

e amica dei bambini,

portami insieme ai doni,

un poco della luce di Gesù,

perché renda più bella,

colorata e buona la mia vita

e quella della mia famiglia. Amen”.

 

Due parole per conoscere meglio Santa Lucia:

la prima è “luce”, da Lucia, il suo nome ci mostra un aspetto di lei. Santa Lucia è cieca eppure tutti noi ne cogliamo la scia luminosa di bontà. La luce che la Santa ci mostra è proprio la luce di Gesù.

la seconda è “doni”. Lucia è diventata santa donando le sue ricchezze per i poveri. Anche oggi continua a portare doni ai bambini. Ma il suo dono più grande è stato quello della vita.

 

A Brescia puoi pregare santa Lucia nella chiesa di Sant’Agata: una giovane siciliana che visse pochi anni prima di Lucia e a cui la Santa rivolse le sue preghiere nei momenti di difficoltà. Lì troverai l’altare di Santa Lucia!

 

 

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Festa dell'Assunta, ecco le cose da sapere

Il 15 agosto si festeggia l’ Assunzione della Vergine Maria al cielo. Per essere stata la Madre di Gesù, Figlio Unigenito di Dio, e per essere stata preservata dalla macchia del peccato, Maria, come Gesù, fu risuscitata da Dio per la vita eterna. Maria fu la prima, dopo Cristo, a sperimentare la risurrezione ed è anticipazione della risurrezione della carne che per tutti gli altri uomini avverrà dopo il Giudizio finale. Fu papa Pio XII il 1° novembre 1950 a proclamare dogma di fede l’ Assunzione di Maria. Le Chiese ortodosse celebrano nello stesso giorno la festa della Dormizione della Vergine

di Antonio Sanfrancesco

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La “dormitio Virginis” e l'assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Santo, a proclamare solennemente per la Chiesa cattolica  come dogma di fede l’ Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus:  « Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica».
La Chiesa ortodossa e la Chiesa apostolica armena celebrano il 15 agosto la festa della Dormizione di Maria.

baroque rubens assumption of virgin 3 1492104Cosa si festeggia in questa solennità?

L'Immacolata Vergine la quale, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta, cioè accolta, alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell'universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte. (Conc. Vat. II, Lumen gentium, 59). La Vergine Assunta, recita il Messale romano, è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. Questo perché l'Assunzione di Maria è un'anticipazione della resurrezione della carne, che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. È  una solennità che, corrispondendo al natalis (morte) degli altri santi, è considerata la festa principale della Vergine.
Il 15 agosto ricorda con probabilità la dedicazione di una grande chiesa a Maria in Gerusalemme.

Qual è la differenza tra “assunzione” e “dormizione”?

La differenza principale tra Dormizione e Assunzione è che la seconda non implica necessariamente la morte, ma neppure la esclude.

 

Quali sono le fonti?

Il primo scritto attendibile che narra dell’Assunzione di Maria Vergine in Cielo, come la tradizione fino ad allora aveva tramandato oralmente, reca la firma del Vescovo  san Gregorio di Tours ( 538 ca.- 594), storico e agiografo gallo-romano: «Infine, quando la beata Vergine, avendo completato il corso della sua esistenza terrena, stava per essere chiamata da questo mondo, tutti gli apostoli, provenienti dalle loro differenti regioni, si riunirono nella sua casa. Quando sentirono che essa stava per lasciare il mondo, vegliarono insieme con lei. Ma ecco che il Signore Gesù venne con i suoi angeli e, presa la sua anima, la consegnò all’ arcangelo Michele e si allontanò. All’ alba gli apostoli sollevarono il suo corpo su un giaciglio, lo deposero su un sepolcro e lo custodirono, in attesa della venuta del Signore. Ed ecco che per la seconda volta il Signore si presentò a loro, ordinò che il sacro corpo fosse preso e portato in Paradiso».

 

Qual è il significato teologico?800px tizian 041 1492117

Il Dottore della Chiesa san Giovanni Damasceno (676 ca.- 749) scriverà: «Era conveniente che colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature quale Madre e schiava di Dio». La Madre di Dio, che era stata risparmiata dalla corruzione del  peccato originale, fu risparmiata dalla corruzione del suo corpo immacolato, Colei che aveva ospitato il Verbo doveva entrare nel Regno dei Cieli con il suo corpo glorioso.

 

Cosa dicono i Padri della Chiesa?

San Germano di Costantinopoli (635 ca.-733), considerato il vertice della mariologia patristica, è  in favore dell’ Assunzione e per tre principali ragioni: pone sulla bocca di Gesù queste parole:  «Vieni di buon grado presso colui che è stato da te generato. Con dovere di figlio io voglio rallegrarti; voglio ripagare la dimora nel seno materno, il soldo dell’ allattamento, il compenso dell’ educazione; voglio dare la certezza al tuo cuore. O Madre, tu che mi hai avuto come figlio unigenito, scegli piuttosto di abitare con me».  Altra ragione è data dalla totale purezza e integrità di Maria. Terzo: il ruolo di intercessione e di mediazione che la Vergine è chiamata a svolgere davanti al Figlio in favore degli uomini.

Leggiamo ancora nel suo scritto dell’ Omelia I sulla Dormizione, che attinge a sua volta da San Giovanni Arcivescovo di Tessalonica ( tra il 610 e il 649 ca.) e da un testo di quest’ ultimo, che descrive dettagliatamente le origini della festa dell’ Assunzione, dato certo nella Chiesa Orientale dei primi secoli: «Essendo umano (il tuo corpo) si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell’ immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno (della morte), proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso che conteneva Dio e quel tempio vivente della divinità santissima dell’ Unigenito». Poi prosegue: «Tu, secondo ciò che è stato scritto, sei bella e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto abitazione di Dio: perciò è anche estraneo al dissolvimento in polvere. Infatti, come un figlio cerca e desidera la propria madre, e la madre ama vivere con il figlio, così fu giusto che anche tu, che possedevi un cuore colmo di amore materno verso il Figlio tuo e Dio, ritornassi a lui; e fu anche del tutto conveniente che a sua volta Dio, il quale nei tuoi riguardi aveva quel sentimento d’ amore che si prova per una madre, ti rendesse partecipe della sua comunanza di vita con se stesso».

 

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Perché il giorno dell'Assunta è detto anche Ferragosto?

Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall'imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L'antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti.

 

 

 

 

 


 


Benedetta sei tu, o Maria, e benedetto il Signore che ti ha esaltata

 

“L’ esistenza della Madonna si è svolta come quella di una comune donna del suo tempo: pregava, gestiva la famiglia e la casa, frequentava la sinagoga... Ma ogni azione quotidiana era sempre compiuta da lei in unione totale con Gesù. E sul Calvario questa unione ha raggiunto l’apice, nell’amore, nella compassione e nella sofferenza del cuore. Per questo Dio le ha donato una partecipazione piena anche alla risurrezione di Gesù. Il corpo della Santa Madre è stato preservato dalla corruzione, come quello del Figlio.


La Chiesa oggi ci invita a contemplare questo mistero: esso ci mostra che Dio vuole salvare l’uomo intero, cioè salvare anima e corpo. Gesù è risorto con il corpo che aveva assunto da Maria; ed è asceso al Padre con la sua umanità trasfigurata.


Con il corpo, un corpo come il nostro, ma trasfigurato.


L’assunzione di Maria, creatura umana, ci dà la conferma di quale sarà il nostro destino glorioso”.

 

Papa Francesco - Angelus 15 agosto 2018

 

Santissimità Trinità, il mistero (incomprensibile) dell'amore

 

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Questa solennità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste e fu introdotta nella liturgia cattolica nel 1334 da papa Giovanni XXII. Propone uno sguardo alla realtà di Dio amore e al mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Benedetto XVI così ha spiegato questa realtà: «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’ amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati»

 

 

La solennità della Santissima Trinità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste, quindi come festa del Signore. Si colloca pertanto come riflessione su tutto il mistero che negli altri tempi è celebrato nei suoi diversi momenti e aspetti. Fu introdotta soltanto nel 1334 da papa Giovanni XXII, mentre l'antica liturgia romana non la conosceva. Propone uno sguardo riconoscente al compimento del mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. La messa inizia con l'esaltazione del Dio Trinità "perché grande è il suo amore per noi".

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Le origini storice di questa festa

Sebbene il dogma trinitario fosse già stato codificato nella Chiesa sin dall'epoca del Simbolo apostolico fino all'VIII secolo la Chiesa non celebrò nessuna ricorrenza in suo onore. La prima testimonianza in merito ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la redazione di una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità (a quanto pare, in comunità d'intenti con San Bonifacio, apostolo della Germania). Tale Messa era però soltanto un fatto privato, un ausilio alla devozione personale — almeno fino al 1022, in cui fu riconosciuta ufficialmente dal Concilio di Seligenstadt. Nel 920, intanto, Stefano vescovo di Liegi aveva istituito nella sua diocesi una festa dedicata alla Santissima Trinità e per la sua celebrazione aveva fatto comporre un Ufficio liturgico. Il suo successore, Richiero, mantenne tale festività — che andò col tempo diffondendosi, grazie anche all'appoggio dell'Ordine monastico (in particolare di Bernone, abate di Reichenau agli inizi dell'XI secolo), tanto che un documento del 1091 dell'Abbazia di Cluny ci attesta che la sua celebrazione era ormai ben radicata. Nella seconda metà dell'XI secolo, Papa Alessandro II espresse il suo giudizio su questa festa: pur rilevando la sua ampia diffusione, non la ritenne obbligatoria per la Chiesa universale, per il fatto che «ogni giorno l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode».
Nonostante ciò, la festa proseguì nella sua diffusione (sia in Inghilterra, per opera di San Tommaso di Canterbury, sia in Francia, grazie anche all'ordine cistercense), tanto che, agli inizi del Duecento, l'abate Ruperto afferma: «Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell'Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.» (Ruperto abate, Dei divini Uffici, I, XII, c. I). Visto il riconoscimento de facto di tale festività in tanta parte della Chiesa, Papa Giovanni XXII, nella prima metà del Trecento, in un decreto sancì che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali  

 

La spiegazione di Benedetto XVI

 Nell’ Angelus del 2009 papa Ratzinger così spiegò questa solennità: «Quest’ oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’ unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’ essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’ Amore creatore. Tutto proviene dall’ amore, tende all’ amore, e si muove spinto dall’ amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’ Amore. “In lui – disse san Paolo nell’ Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’ amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’ analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’ essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».

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Un Mistero incomprensibile ma non contro la ragione

Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’ irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione. La ragione conduce all’ unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti. Ebbene, la ragionevolezza del mistero della Trinità sta nel fatto che esso non afferma l’ esistenza di tre dei, bensì di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Nel Credo si afferma: «Credo in un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo».  Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Tuttavia non vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; tuttavia non vi sono tre dei e signori, ma un solo Dio, un solo Signore (Simbolo atanasiano).

 

Un’ analogia per capire

Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia. La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’ uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’ uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità. L’ uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’ amore. Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’ una dall’ altra, tanto che si può dire che siano nell’ uomo una cosa sola. Nella Trinità il Padre è mente, che da tutta l’ eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Logos). Il Pensiero, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo. Ma come la mente, il pensiero e l’ amore sono nell’ uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.

 

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Preghiera alla Santissima Trinità di sant'Agostino

 

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.

O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.

Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità.

Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie. Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli. Così sia

 

 

 

Ascensione di Gesù, ecco le cose da sapere

 

Si celebra quaranta giorni dopo la Pasqua e conclude la permanenza visibile di Dio fra gli uomini. È preludio della Pentecoste e segna l’ inizio della storia della Chiesa. L’ episodio è descritto dai Vangeli di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli. Fino al 1977 in Italia era anche festa civile

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Con la solennità dell’ Ascensione di Gesù al Cielo si conclude la vita terrena di Gesù che con il suo corpo, alla presenza degli apostoli, si unisce fisicamente al Padre, per non comparire più sulla Terra fino alla sua Seconda venuta (Parusìa) per il Giudizio finale. Questa festività è molto antica e viene attestata già a partire dal IV secolo. Per la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, l’ Ascensione si colloca di norma 40 giorni dopo la Pasqua, cioè il giovedì della sesta settimana del Tempo pasquale, ovvero quello successivo alla VI domenica di Pasqua. Nel Credo degli Apostoli viene menzionata con queste parole: «Gesù è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine».
Nella Chiesa ortodossa l'Ascensione è una delle 12 grandi feste. La data della celebrazione è stabilita a partire dalla data della Pasqua nel calendario ortodosso. Essa è conosciuta sia con termine greco Analepsis (salire su) sia con Episozomene (salvezza). Quest'ultimo termine sottolinea che Gesù salendo al cielo ha completato il lavoro della redenzione. Più chiari ancora gli Atti, che nominano esplicitamente il monte degli ulivi, poiché dopo l'ascensione i discepoli «ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.»(Atti 1:12) La tradizione ha consacrato questo luogo come il Monte dell'Ascensione.

 

Qual è il senso biblico della parola Ascensione?

Secondo una concezione spontanea e universale, riconosciuta dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore e l’ uomo per incontrarlo deve elevarsi, salire. L’ idea dell’ avvicinamento con Dio, è data spontaneamente dal monte e nell’ Esodo (19,3), a Mosè viene trasmessa la proibizione di salire verso il Sinai, che sottintendeva soprattutto quest’ avvicinamento al Signore; “Delimita il monte tutt’ intorno e dì al popolo; non salite sul monte e non toccate le falde. Chiunque toccherà le falde sarà messo a morte”. Il comando di Iavhè non si riferisce tanto ad una salita locale, ma ad un avvicinamento spirituale; bisogna prima purificarsi e raccogliersi per poter udire la sua voce. Non solo Dio abita in alto, ma ha scelto i luoghi elevati per stabilirvi la sua dimora; anche per andare ai suoi santuari bisogna ‘salire’ . Così lungo tutta la Bibbia, i riferimenti al “salire” sono tanti e continui e quando Gerusalemme prende il posto degli antici santuari, le folle dei pellegrini ‘salgono’ festose il monte santo; “Ascendere” a Gerusalemme, significava andare a Iavhè, e il termine, obbligato dalla reale posizione geografica, veniva usato sia dalla simbologia popolare per chi entrava nella terra promessa, come per chi ‘saliva’ nella città santa. Nel Nuovo Testamento, lo stesso Gesù “sale” a Gerusalemme con i genitori, quando si incontra con i dottori nel Tempio e ancora “sale” alla città santa, quale preludio all’ ”elevazione” sulla croce e alla gloriosa Ascensione.

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Quali sono i testi che parlano di questo evento?

I Libri del Nuovo Testamento contengono sporadici accenni al mistero dell’ Ascensione; i Vangeli di Matteo e di Giovanni non ne parlano e ambedue terminano con il racconto di apparizioni posteriori alla Resurrezione. Marco finisce dicendo: “Gesù… fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio” (XVI, 10); ne parla invece Luca: “Poi li condusse fin verso Betania, e alzate le mani, li benedisse. E avvenne che nel benedirli si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (XXIV, 50-51). Ancora Luca negli Atti degli Apostoli, attribuitigli come autore sin dai primi tempi, al capitolo iniziale (1, 11), colloca l’ Ascensione sul Monte degli Ulivi, al 40° giorno dopo la Pasqua e aggiunge: “Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra di voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’ avete visto andare in cielo”. Gli altri autori accennano solo saltuariamente al fatto o lo presuppongono, lo stesso s. Paolo pur conoscendo il rapporto tra la Risurrezione e la glorificazione, non si pone il problema del come Gesù sia entrato nel mondo celeste e si sia trasfigurato; infatti nelle varie lettere egli non menziona il passaggio dalla fase terrestre a quella celeste. Ma essi ribadiscono l’ intronizzazione di Cristo alla destra del Padre, dove rimarrà fino alla fine dei secoli, ammantato di potenza e di gloria; “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo sta assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra; siete morti infatti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!” (Colossesi, 3, 1-3).

 

Quali sono le fonti storiche?

Luca, il terzo evangelista, negli Atti degli Apostoli specifica che Gesù dopo la sua passione, si mostrò agli undici apostoli rimasti, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del Regno di Dio; bisogna dire che il numero di ‘quaranta giorni’ è denso di simbolismi, che ricorre spesso negli avvenimenti del popolo ebraico errante, ma anche con Gesù, che digiunò nel deserto per 40 giorni. San Paolo negli stessi ‘Atti’ (13, 31) dice che il Signore si fece vedere dai suoi per “molti giorni”, senza specificarne il numero, quindi è ipotesi attendibile, che si tratti di un numero simbolico. L’ Ascensione secondo Luca, avvenne sul Monte degli Ulivi, quando Gesù con gli Apostoli ai quali era apparso, si avviava verso Betania, dopo aver ripetuto le sue promesse e invocato su di loro la protezione e l’ assistenza divina, ed elevandosi verso il cielo come descritto prima (Atti, 1-11). Il monte Oliveto, da cui Gesù salì al Cielo, fu abbellito da sant’ Elena, madre dell’ imperatore Costantino con una bella basilica; verso la fine del secolo IV, la ricca matrona Poemenia edificò un’ altra grande basilica, ricca di mosaici e marmi pregiati, sul tipo del Pantheon di Roma, nel luogo preciso dell’ Ascensione segnato al centro da una piccola rotonda. Poi nelle alterne vicende che videro nei secoli contrapposti Musulmani e Cristiani, Arabi e Crociati, alla fine le basiliche furono distrutte; nel 1920-27 per voto del mondo cattolico, sui resti degli scavi fu eretto un grandioso tempio al Sacro Cuore, mentre l’ edicola rotonda della chiesa di Poemenia, divenne dal secolo XVI una piccola moschea ottagonale.

 

Qual è il significato dell’ Ascensione?

San Giovanni nel quarto Vangelo, pone il trionfo di Cristo nella sua completezza nella Resurrezione, e del resto anche gli altri evangelisti dando scarso rilievo all’ Ascensione, confermano che la vera ascensione, cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria, sia avvenuta il mattino di Pasqua, evento sfuggito ad ogni esperienza e fuori da ogni umano controllo. Quindi correggendo una mentalità sufficientemente diffusa, i testi evangelici invitano a collocare l’ ascensione e l’ intronizzazione di Gesù alla destra del Padre, nello stesso giorno della sua morte, egli è tornato poi dal Cielo per manifestarsi ai suoi e completare la sua predicazione per un periodo di ‘quaranta’ giorni. Quindi l’ Ascensione raccontata da Luca, Marco e dagli Atti degli Apostoli, non si riferisce al primo ingresso del Salvatore nella gloria, quanto piuttosto l’ ultima apparizione e partenza che chiude le sue manifestazioni visibili sulla terra. Pertanto l’ intento dei racconti dell’ Ascensione non è quello di descrivere il reale ritorno al Padre, ma di far conoscere alcuni tratti dell’ ultima manifestazione di Gesù, una manifestazione di congedo, necessaria perché Egli deve ritornare al Padre per completare tutta la Redenzione: “Se non vado non verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò” (Giov. 16, 5-7). Il catechismo della Chiesa Cattolica dà all’ Ascensione questa definizione: “Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un’ umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto”.

 

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È festa anche dal punto di vista civile?

La prima testimonianza della festa dell’ Ascensione, è data dallo storico delle origini della Chiesa, il vescovo di Cesarea, Eusebio (265-340); la festa cadendo nel giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua, è festa mobile e in alcune nazioni cattoliche è festa di precetto, riconosciuta nel calendario civile a tutti gli effetti. In Italia previo accordo con lo Stato Italiano, che richiedeva una riforma delle festività, per eliminare alcuni ponti festivi, la Conferenza episcopale italiana ha fissato la festa liturgica e civile, nella domenica successiva ai canonici 40 giorni dopo Pasqua. Nel Rito ambrosiano, però, si celebra il giovedì. Al giorno dell’ Ascensione si collegano molte feste popolari italiane in cui rivivono antiche tradizioni, soprattutto legate al valore terapeutico, che verrebbe conferito da una benedizione divina alle acque . A Venezia aveva luogo una grande fiera, accompagnata dallo “Sposalizio del mare”, cerimonia nella quale il Doge a bordo del “Bucintoro”, gettava nelle acque della laguna un anello, per simboleggiare il dominio di Venezia sul mare; a Bari la benedizione delle acque marine, a Firenze si celebra la “Festa del grillo”.

 

Come è stata raffigurata l’ Ascensione nell’ arte?

Il racconto delle Scritture e la celebrazione liturgica di questo mistero possiamo trovarli in miniature di codici famosi, fra tutti l’ Evangeliario siriano di Rabula nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, e in mosaici ed avori a partire dal sec. V. Il tema dell’ Ascensione, si adattò bene al ritmo verticaleggiante dei timpani, sovrastanti le porte delle chiese romaniche e gotiche; esempio insigne il timpano della porta settentrionale della cattedrale di Chartres (XII sec.). Ma la rappresentazione, raggiunse notevole valore artistico con Giotto (1266-1337) che raffigurò l’ Ascensione nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Si ricorda inoltre un affresco di Buffalmacco (XIII sec.) nel Camposanto di Pisa; una terracotta di Luca Della Robbia (1400-1482) nel Museo Nazionale di Firenze; un affresco di Melozzo da Forlì († 1494) ora nel Palazzo del Quirinale a Roma; una tavola del Mantegna (1431-1506) a Firenze, Galleria degli Uffizi; una pala del Perugino († 1523) ora nel Museo di Lione; il noto affresco del Correggio († 1534) nella cupola della Chiesa di S. Giovanni a Parma; l’ affresco del Tintoretto († 1594) nella Scuola di S. Rocco a Venezia. In un’ ampolla del tesoro del Duomo di Monza, Cristo ascende in cielo, secondo una tipica iconografia orientale, assiso in trono; in altre raffigurazioni Egli ascende al Cielo fra uno stuolo di Angeli, di fronte agli sguardi estatici degli Apostoli e della Vergine.

 

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IMG 20210310 104346San Giuseppe, il falegname simbolo della dignità del lavoro

01 Maggio  È il patrono dei papà ma anche di falegnami, ebanisti e carpentieri. Si festeggia il 19 marzo ma Pio XII nel 1955 volle ricordare il patrono di artigiani e operai nel giorno della festa dei lavoratori. Nel Vangelo Gesù è chiamato “il figlio del carpentiere” e ricordare il Santo in questo giorno significa per la Chiesa riconoscere la dignità del lavoro umano come dovere dell’uomo e prolungamento dell’opera del Creatore

 

È il patrono dei papà ma anche di falegnami, ebanisti, carpentieri, senzatetto e persino dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. L’8 dicembre 1870, papa Pio IX lo ha proclamato Patrono della Chiesa universale. La festa solenne di San Giuseppe è il 19 marzo ma è molto festeggiato in campo liturgico e sociale anche il 1° maggio, festa del lavoro, quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Giovanni XXIII gli affidò il Concilio Vaticano II mentre è uno dei Santi preferiti da papa Francesco che ha voluto inserire il suo nome nel Canone della messa.

Il suo culto ha raggiunto grande popolarità come dimostrano  anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie. Nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura. Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone.

Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. la sua popolarità è dovuto al fatto di essere stato il padre putativo di Gesù. Venerato in Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani. Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa nell’Ottocento e nel Novecento.

 
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Un modello di paternità esemplare

San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “Sacra famiglia” nella quale nacque per opera dello Spirito Santo, Gesù. E orientando la propria vita sulla traccia di alcuni sogni, nei quali gli angeli gli recavano i messaggi del Signore, incarnò un modello di paternità esemplare. Certamente non fu un assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figlio con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”.

Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega.

Figura di generosa umiltà

  

IMG 20210513 211314Nel documento della Congregazione per il Culto Divino, che ha inserito la sua menzione nel canone della Messa, si legge: «Mediante la cura paterna di Gesù, San Giuseppe di Nazareth, posto a capo della Famiglia del Signore, adempì copiosamente la missione ricevuta dalla grazia nell’economia della salvezza». 

La sua accettazione di Maria, incinta, come sposa; anche se era ben consapevole di non aver avuto rapporti con lei, e l’accettazione degli «inizi dei misteri dell’umana salvezza» aderendo alla notizia del concepimento da parte dello Spirito Santo ne fa un personaggio di primo piano nella vita cristiana. Inoltre, rileva il documento, San Giuseppe è «divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perche gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo».  

Le fonti della sua vita sono i vangeli di Matteo e Luca

Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274).

Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.  

 

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Quaresima in Famiglia

 

VERSO IL SUO AMORE

 

quaresima 2022

 

17 04 2022

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10 04 2022

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03 04 2022

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27 03 2022

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20 03 2022

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13 03 2022

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06 03 2022

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02 03 2022

 

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