14 09 2025
XXIV Domenica del tempo ordinario - Anno C - ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo."
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Vangelo secondo Luca 14,25-33
SULLA CARNE DEL CUORE
«Amare tanto» è cosa da Dio, ma come lui ‘anche noi abbiamo bisogno di molto amore per vivere bene’ (J. Maritain). Quando amo in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull’infinito.
Quando ama l’uomo compie gesti divini. Quando ama Dio compie gesti molto umani.
Ha tanto amato il mondo da “dare”: nel vangelo ‘amare’ non è una emozione o un fatto sentimentale, ma si traduce sempre con un altro verbo semplice, asciutto, sobrio, di mani: dare! Generosamente, illogicamente, dissennatamente dare.
“Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Salvare vuol dire conservare e niente andrà perduto: nessun gesto d'amore, nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza. Tutto questo circola attraverso il mondo come una forza di vita ( Ev Ga 279); e Dio donerà eternità a ciò che di più bello portiamo nel cuore.
Al Padre non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci e mostrarsi misericordioso. La vita del credente non è pensata a misura di tribunale, ma di fioritura e di abbraccio.

Ogni volta che temiamo condanne, per le ombre che ci portiamo dietro, siamo pagani, non abbiamo capito nulla della croce. Ogni volta invece che siamo noi a lanciare condanne, ritorniamo pagani, scivoliamo fuori dalla storia di Dio.
La fede cristiana si fonda sulla cosa più bella del mondo: un atto d’amore, duplice, quello di Dio che ha ‘tanto amato da dare il Figlio’ e quello accaduto appena fuori le mura di Gerusalemme, sul Calvario.
In quel corpo straziato, imbruttito dalla tortura, in quel corpo che è l’eco visibile del cuore, che è il riflesso di un amore folle e scandaloso, bello da morirne, lì è la bellezza che salva il mondo, lo splendore di un Cristo che ancora mi seduce. Bella è la persona che ama, bellissimo l’amore fino all’estremo. La norma, la regola, il ‘nomos’ della bellezza è sempre l’amore.
Questa è l’esaltazione della croce, punto d’incontro tra Dio e il mondo, croce che solleva la terra, abbassa il cielo, raccoglie i quattro orizzonti, è crocevia dei cuori dispersi.
Siamo eredi di un cristianesimo che sogna i miracoli e si lamenta con Dio quando non li compie.
Guarda il miracolo vero, fissalo: è questo Signore che sta con le braccia allargate. Questo è il miracolo nuovo.
Gesù ha fatto miracoli sul mare, sui pesci, sui ciechi, e sui lebbrosi, ma il miracolo nuovo è questo Dio che non fa un miracolo per sé, ma se ne rimane con le braccia aperte. Aperte al Padre e al mondo.
padre Ermes Ronchi
Uomo della croce
Rinnovamento nello Spirito
Song of the cross
Susan HooKong-Taylor - Ana Da Costa
Vignetta della Domenica
07 09 2025
XXIII Domenica del tempo ordinario - Anno C -
"Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo"
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Vangelo secondo Luca 14,25-33
LA ROTTA
Il maestro li prende sul serio, con parole serie:
Se uno non mi ama più di quanto ami padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle e perfino la propria vita, non può seguirmi.
Sette oggetti d’amore sono la mappa del nostro tesoro, la rotta della nostra felicità. Ma chi può dire tra noi: io amo te, Gesù, più di mio figlio e di mia madre?
Nel testamento don Milani si rivolge così ai ragazzi di Barbiana: “Caro Michele, cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze”.
Quando vedremo il volto di Dio, comprenderemo d’averlo sempre conosciuto, lui faceva parte di tutte le nostre innocenti esperienze d'amore terreno.
Il discorso di Gesù gira attorno al verbo amare di più.
Ami i tuoi cari? Fallo più teneramente che puoi, ma ricorda che non sono l’alfa e l’omega, non cadere nell’idolatria della famiglia, invece allarga il tuo cuore oltre lo steccato di casa.
Chi è così legato ai rapporti familiari da non essere libero, fa un grave danno prima di tutto a se stesso.

Amerai Dio “con tutto il cuore” significa non avrai un cuore doppio ma semplice, unificato, senza inganni.
Tutto il cuore: nella bibbia la totalità del cuore non è l’esclusività.
Amerai Dio con tutto il cuore, ma allo stesso tempo anche il tuo prossimo. Li amerai senza mezzi termini, perché gli amori a metà sono la negazione dell’amore.
Poi Gesù alza il tiro: Chi non porta la propria croce... non può...
Quale croce? Dio non riceve gloria dalla sofferenza di nessuno, anche Gesù ne avrebbe volentieri fatto a meno. Dio non è per la sofferenza, ma per l’amore. Solo che amare costa, è passione e patimento insieme: “là dove metti il tuo cuore troverai anche le tue spine”.
Se uno non rinuncia a tutto…
Parole pericolose, che a capirle bene si rivelano bellissime: non lasciarti risucchiare dalle cose; impara non ad avere di più, ma ad amare bene.
Un uomo vale quanto vale il suo cuore, e non quanto il suo conto in banca. Questo è vangelo. Tu possiedi solo ciò che hai donato, quello nessuno mai te lo porterà via. Invece, tutto ciò che avrai trattenuto finirà per possedere te: tutto ciò che non serve pesa (Madre Teresa di Calcutta).
Hemingway ne Il vecchio e il mare racconta di un vecchio marinaio che parte con una barca nuova, poi arriva la tempesta e deve buttare in mare tutto, pezzo dopo pezzo.
Alla fine gli rimane solo una piccola tavola rotta, che galleggia. Ecco, se penso alla fede non trovo immagine più incisiva di questa.
Fede vera ed essenziale è chiudere gli occhi e procedere al buio (S. Giovanni della Croce), galleggiando nella tempesta, come possiamo, come sappiamo. Certi che una riva c’è, approdo ad ogni naufragio.
padre Ermes Ronchi
Come è bello dar lode al Signor
Rinnovamento nello Spirito
Grandi e mirabili
Ateliers du Chemin Neuf
Sognando
Gen Rosso (feat. Antonella Ruggiero)
Vignetta della Domenica
padre Ermes Ronchi
fonte: https://blog.smariadelcengio.it/
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