Un importante passaggio nel cammino sinodale della nostra Diocesi
Incontro di formazione per i “Missionari dell’ascolto”
Al Centro Pastorale "Paolo VI" - Sabato 5 Febbraio
I Missionari dell’Ascolto sono chiamati a promuovere e accompagnare un Tavolo sinodale. Provengono dalle nostre comunità parrocchiali e ricevono il mandato di animare la fondamentale stagione dell’ascolto sinodale.
Sabato 5 Febbraio dalle ore 10.00 alle ore 12.30 presso il Centro Pastorale “Paolo VI” si è tenuto un importante momento formativo per sperimentare il metodo sinodale, e promuovere i “Tavoli Sinodali” per tutte le comunità che ne facciano richiesta.
Le parrocchie che non hanno individuato un proprio “Missionario dell’ascolto” potranno richiederlo all’equipe del Sinodo.
I tavoli sinodali si svolgeranno indicativamente dal 10 Febbraio al 31 Marzo.
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LE DOMANDE DEL SINODO
L'ascolto: elemento essenziale del Cammino Sinodale
La domanda del Sinodo
Ai Tavoli Sinodali i Missionari dell'Ascolto promuoveranno alcune domande
Il Tavolo sinodale è occasione provvidenziale di ascolto reciproco sulla domanda fondamentale al cuore del cammino intrapreso dalla Chiesa e dalla nostra Diocesi.
I Missionari dell’ascolto chiederanno agli invitati al Tavolo sinodale:
- Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “camminare insieme”?
- Quando hai vissuto un’esperienza bella, buona, accogliente, ospitale di Chiesa?
- Quali cambiamenti la Chiesa dovrebbe fare per rendere vivibile il Vangelo e camminare di più insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo?
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Cosa è il Sinodo
la Chiesa di Dio è convocata in Sinodo, “proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”: una notizia e un annuncio forti, incisivi, coinvolgenti.
Papa Francesco indica la strada alla Chiesa in questo tempo così complesso, faticoso, sfidante. Non possiamo e non vogliamo né eludere né trascurare la portata di questo passaggio ecclesiale decisivo.
L’appello è rivolto al Popolo di Dio ed è orientato ad aprirsi all’ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa nel nostro tempo. Siamo insieme, laici, presbiteri, diaconi, consacrati ascoltatori e destinatari di questo evento.
Ci sentiamo in comunione, aperti al confronto con tutti i membri della famiglia umana perché talvolta lo Spirito ci sorprende esprimendosi “fuori dalle mura”, nell’aperto del mondo, oltre i nostri schemi, prevalentemente nei contesti più umili imprevedibili e nascosti.
La sinodalità è stata fin dai primi pronunciamenti al centro del magistero e dell’azione pastorale del nostro Vescovo Pierantonio: non è un’espressione nuova, inedita, ma forse ci farà bene non ridurla a slogan o a qualche mera azione sinergica o ad una ripetizione asfittica e alla lunga vuota e deludente.
Abbiamo bisogno di vivere e non teorizzare questo “cammino insieme”: la sinodalità è lo stile, la forma e la struttura della Chiesa, per questo rispondere all’appello significa:
- fare memoria di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia e ci chiama oggi a essere insieme testimoni dell’amore di Dio;
- vivere un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio;
- riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera famiglia umana;
- sperimentare modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile;
- esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorte che non sono radicati nel Vangelo;
- accreditare la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in percorsi di dialogo sociale, guarigione, riconciliazione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e dell’amicizia sociale;
- rigenerare le relazioni tra i membri delle comunità cristiane come pure tra le comunità e gli altri gruppi sociali, ad esempio comunità di credenti di altre confessioni e religioni, organizzazioni della società civile, movimenti popolari, ecc.;
- favorire la valorizzazione e l’appropriazione dei frutti delle recenti esperienze sinodali a livello universale, regionale, nazionale e locale.
Solo insieme potremo vivere questa sorprendente e magnifica stagione sinodale.
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IL CAMMINO SINODALE NELLA NOSTRA DIOCESI
"La posta in gioco è alta: ottenere dei risultati senza maturare uno stile sinodale consegnerebbe la Chiesa a una delusione che comprometterebbe il futuro della sinodalità e della stessa Chiesa. Torno a ripeterlo: meglio che il Popolo di Dio nelle nostre Chiese si confronti sull’interrogativo fondamentale, piuttosto che parlare di qualsiasi cosa, senza costrutto e soprattutto senza direzione.
Ciò che conta è maturare una vera mentalità sinodale; comprendere che davvero «la Chiesa è costitutivamente sinodale», cioè Popolo di Dio che cammina insieme, non solo perché cammina, ma perché cammina sapendo dove va – verso il compimento del Regno – e perciò si interroga sulla strada da percorrere, ascoltando ciò che lo Spirito dice alla Chiesa.
Sono convinto che il primo e più fondamentale frutto di questa prima tappa del processo sinodale sia la convinzione, maturata nel reciproco ascolto, che la vita della Chiesa inizia dall’ascolto, come conseguenza di quella riscoperta della dimensione pneumatologica della Chiesa che il concilio ci ha riconsegnato e che impegna soprattutto noi pastori nel compito irrinunciabile del discernimento."
Con queste parole il Card. Mario Grech, segretario generale del sinodo dei Vescovi, si è rivolto alla assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana lo scorso 23 novembre.
Ci sentiamo fortemente impegnati a promuovere questo cammino sinodale in comunione con tutte le diocesi italiane e nel mondo. Questo stile ci consentirà di affrontare ambiti decisivi per la pastorale delle nostre parrocchie:
- la rivisitazione dell'ICFR,
- il progetto pastorale con e per i migranti nella Diocesi di Brescia,
- le linee di pastorale familiare
Questo percorso implica una consistente, matura, efficace fase di ascolto del Popolo di Dio.
La consultazione del Popolo di Dio è già parte del processo sinodale. Interpretare diversamente sarebbe andare contro il concilio Vaticano II, che riprende dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione la chiara affermazione che «la totalità dei fedeli che hanno ricevuto l’unzione del Santo (cfr 1Gv 2, 20 e 27) non può sbagliarsi nel credere e manifesta questa proprietà particolare mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando “dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici” esprime il suo universale consenso in materia di fede e di morale» (LG 12). Il Documento preparatorio in questo è chiarissimo, quando afferma la parte del sensus fidei nel processo sinodale.
Il Vescovo inaugurando il cammino sinodale per la nostra diocesi nell’Omelia dello scorso 17 Ottobre in Cattedrale così esprimeva il dinamismo di questo percorso:
“Che cosa comporta questo cammino insieme? Che cosa significa concretamente compiere un percorso sinodale? I tre verbi che papa Francesco ricorda nella sua omelia di apertura del percorso sinodale aiutano molto bene a rispondere. Sono: incontrare, ascoltare e discernere.
Vivere la sinodalità nella Chiesa significa anzitutto diventare esperti nell’arte dell’incontro.”
Abbiamo bisogno di diventare tutti “esperti nell’arte dell’incontro” a partire dalla disponibilità più umile che apre ogni dialogo, confronto, e che rende fruttuoso l’incontro: la disponibilità ad ASCOLTARE.
L’ascolto non è una fase previa al Sinodo: è esso stesso autenticamente integrato ed essenziale nel cammino sinodale. Per questo l’equipe del Sinodo sta procedendo in queste settimane a chiedere la disponibilità ad alcuni fratelli e sorelle a servire il cammino sinodale disponendosi ad ascoltare il popolo di Dio.
Chi sono questi missionari dell’ascolto e cosa sono chiamati a vivere?
Sono battezzati (laici, ministri ordinati, consacrati) che danno la disponibilità ad accompagnare la proposta dei Tavoli sinodali nelle zone e nelle parrocchie che attiveranno questi luoghi e spazi di ascolto.
Abbiamo pensato a loro chiamandoli “Missionari dell’Ascolto” perché in queste due parole è compreso il senso del loro impegno: sono inviati in ragione del Battesimo, sono capaci di relazione, sanno ascoltare e quindi sanno tacere e promuovere la parola di tutti.
I Missionari dell’Ascolto hanno vissuto un primo importante momento formativo Sabato 5 febbraio presso il Centro Pastorale Paolo VI per potersi conoscere, pregare e invocare lo Spirito, armonizzare il proprio servizio, apprendere e condividere una metodologia di promozione dei Tavoli sinodali.
75ª Assemblea Generale Straordinaria: il Comunicato finale

25 Novembre 2021
«Come si realizza oggi nella mia Chiesa locale o nella realtà ecclesiale a me affidata quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è propria? Come si realizza oggi nella nostra collegialità episcopale quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata?». Sono le due domande ispirate dall’interrogativo fondamentale del Sinodo universale che hanno fatto da sfondo ai lavori della 75ª Assemblea Generale Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi a Roma (presso l’Ergife Palace Hotel) dal 22 al 25 novembre 2021. Sotto la guida del Cardinale Presidente Gualtiero Bassetti, l’assise è stata aperta da un incontro riservato con Papa Francesco.
L’apprezzamento con cui è stata accolta l’Introduzione del Presidente della CEI ha trovato conferma negli interventi e negli approfondimenti con cui i Pastori hanno rimarcato la preoccupazione per una situazione sociale e ambientale che rischia di penalizzare soprattutto i giovani e i più deboli, oltre che l’invito a fare del Cammino sinodale un’occasione di incontro e di ascolto di tutti, in particolare di quanti vivono con difficoltà l’appartenenza ecclesiale o sono disillusi. In questo senso la divisione dei Vescovi in “gruppi sinodali” ha offerto la possibilità di una condivisione fraterna nella prospettiva del servizio pastorale nella propria comunità e di una più ampia collegialità. È stato un vero e proprio esercizio di sinodalità praticata e vissuta nella comunione del ministero episcopale, che ha permesso di cogliere in profondità il valore della narrazione delle proprie esperienze: il Signore è presente nel vissuto personale e comunitario.
Tra i momenti significativi l’intervento del Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, che ha illustrato il percorso sinodale che porterà alla celebrazione del Sinodo dei Vescovi nell’ottobre 2023.
Distinte comunicazioni hanno riguardato la riforma del libro VI del Codice Diritto Canonico, l’adeguamento degli Orientamenti e delle norme per i seminari della CEI alla luce della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, il Sovvenire, i 50 anni di Caritas Italiana e i 100 anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Hanno preso parte ai lavori il Nunzio Apostolico in Italia, Mons. Emil Paul Tscherrig, 212 membri e 16 Vescovi emeriti, alcuni rappresentanti di presbiteri, religiosi e religiose, degli Istituti secolari e della Consulta Nazionale delle Aggregazioni laicali.
A margine dei lavori assembleari si è riunito il Consiglio Permanente, che ha approvato il messaggio della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo per la 33ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 gennaio 2022); ha riconosciuto a livello nazionale l’Associazione italiana dei Professori di Storia della Chiesa quale Associazione privata di fedeli, approvandone lo statuto; ha ricevuto un aggiornamento sul lavoro seguito alla pubblicazione delle tre Istruzioni della Congregazione per l’Educazione Cattolica sull’affiliazione, l’aggregazione e l’incorporazione degli Istituti di studi superiori (8 dicembre 2020). Ha infine provveduto ad alcune nomine.
In dialogo con Papa Francesco
L’incontro riservato con Papa Francesco ha aperto i lavori della 75ª Assemblea Generale Straordinaria che si è svolta a Roma, dal 22 al 25 novembre. Il dialogo, durato poco meno di due ore, ha riguardato lo stile con cui abitare questo tempo, plasmato da difficoltà e, allo stesso tempo, da tante opportunità aperte dal percorso sinodale. Le sfide, sempre nuove, interpellano la coscienza della Chiesa e chiedono una maggiore consapevolezza della missione, del servizio pastorale e della corresponsabilità di tutti i battezzati. La prossimità, la cura, l’ascolto e l’accoglienza sono i tratti che Papa Francesco è tornato a indicare e che devono essere il biglietto da visita delle comunità cristiane. Tratti che devono trasparire in primo luogo dal vissuto dei Pastori, chiamati a farsi imitatori del Buon Pastore raffigurato nel cartoncino con le “Beatitudini del Vescovo” consegnato dal Papa a tutti i Vescovi presenti.
Ascolto reciproco e collegiale
L’Assemblea Generale Straordinaria ha avuto come asse portante la riflessione sul Cammino sinodale, che si è concretizzata in un vero esercizio di sinodalità tra i Vescovi. Molto tempo infatti è stato dedicato ai lavori nei “gruppi sinodali” che hanno offerto la possibilità di una condivisione fraterna nella prospettiva del servizio pastorale nella propria comunità e di una più ampia collegialità. È stata anche questa un’opportunità per i Pastori di ascoltarsi e di confrontarsi sui percorsi da sviluppare sul territorio, in armonia con quanto richiesto dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e in linea con il tracciato quinquennale prospettato dalla CEI.
È emersa con forza l’esigenza di abbandonare ogni autoreferenzialità, favorendo il coinvolgimento dei laici e l’ascolto attento di tutti battezzati, specialmente di coloro che non frequentano o hanno sopito il fuoco del Battesimo. Riprendendo l’invito finale contenuto nell’Introduzione del Cardinale Presidente, i Vescovi hanno evidenziato l’importanza di aprire il cuore e l’orecchio a quanti, per diversi motivi, sono rimasti ai margini della vita ecclesiale. Di fronte alle ferite che le persone portano sulla loro pelle, la Chiesa è chiamata a mostrare il suo volto misericordioso. Ma per fare questo, è necessario mettersi in cammino, condividere le fatiche del viaggio, fare silenzio per dare voce a ciò che il “Popolo di Dio” ha da dire. Quello attuale, è stato ribadito, è il tempo del coraggio e della profezia, fondamentali per colmare quella distanza che separa il Vangelo dalla vita e per riorganizzare la speranza, in una società che corre veloce lasciando spesso indietro i più deboli, che subisce il fascino mutevole delle mode, che parla linguaggi nuovi e fa dell’individuo il suo centro. La sfida affidataci dal Papa, hanno ricordato i Vescovi, è quella di un ascolto diffuso, di aprire cioè la consultazione di questo primo tratto del Cammino sinodale anche al di fuori; certo, non tutti parteciperanno, ma tutti devono sentirsi invitati. Se ciascun operatore pastorale, obbedendo alla creatività dello Spirito, si farà moderatore di un gruppo sinodale sul territorio, nei diversi ambienti in cui le persone vivono, s’incontrano, si curano, studiano e lavorano, sarà davvero un’esperienza ampia di sinodalità.
Cammino sinodale e conversione pastorale
Il Cammino sinodale – è l’auspicio dei Presuli – deve diventare occasione propizia per una conversione personale e comunitaria, conditio sine qua non per ridare linfa all’annuncio e vigore a un tessuto ecclesiale e sociale sfibrato e vecchio. Si tratta di impostare un nuovo tipo di ascolto, inventando qualcosa di originale, che prima normalmente non esisteva o esisteva sporadicamente, dando spazio alla creatività di ciascuno, attivando percorsi che puntino alla comunione: con il povero, con lo straniero, con chi è disorientato, con chi cova rabbia, con chi non crede o ha perso la fede, con chi ha fede solo nella scienza, con chi si sente lontano, con chi professa un’altra religione o appartiene ad un’altra tradizione cristiana. Allo stesso modo, in linea con quanto affermato dal Cardinale Presidente, i Pastori hanno convenuto sull’esigenza di non trascurare l’ascolto dei presbitèri, degli organismi di partecipazione, dei gruppi degli operatori pastorali (catechisti, ministri, operatori della carità, animatori liturgici, associazioni e movimenti). Se da una parte facili entusiasmi o delusioni passate possono ostacolare il cammino, dall’altra è di sostegno la memoria grata. Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, è stato evidenziato, non parte da zero, ma è un percorso di completamento della ricezione dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II: la riflessione degli ultimi decenni e i documenti conciliari costituiscono un faro che continua ad illuminare i primi passi compiuti e quelli che si faranno. In queste ultime settimane, hanno raccontato i Vescovi, si è sprigionata dalle Chiese locali un’eccezionale ricchezza di iniziative e spunti per il Cammino sinodale. Ne sono testimonianza i siti diocesani. L’avvio di questo percorso è stato per tutti un’esperienza di Chiesa in cammino. Già dall’Assemblea del maggio scorso, ma ancora di più dall’inizio dell’autunno, i Vescovi – è stato sottolineato – sono partiti insieme, nella concordia, cioè nella condivisione del cuore, in una specie di sinfonia che, nella diversità di toni e strumenti, sta creando una bella armonia. Molti operatori pastorali stanno cogliendo l’importanza di questo evento sinodale. Le perplessità ci possono anche essere, ma sono utili e necessarie per muoversi nel modo migliore e tenere alta la guardia sulla qualità del Cammino sinodale. Nel momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, lo scorso 9 ottobre, Papa Francesco – ricordando le parole di padre Congar – ha auspicato “non un’altra Chiesa, ma una Chiesa diversa”. E questa è la sfida: una Chiesa più evangelica, meglio innestata nella vita della gente.
Accanto ai più deboli
Grande risonanza ha trovato, nell’Assemblea, l’invito del Cardinale Presidente a compiere uno sforzo ulteriore per contenere la diffusione del virus COVID-19. Piena sintonia è stata espressa anche rispetto alla preoccupazione per il continuo verificarsi di “soprusi e abusi nei confronti della persona umana”. L’inaccettabile dramma dei migranti che si consuma sia sulle rotte marittime sia su quelle terrestri, alle porte dell’Europa e ai confini tra gli Stati, scuote le coscienze e invoca una risposta ispirata ai quattro verbi indicati da Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Avere cura degli ultimi è l’unica strada per costruire un mondo di pace e di benessere comune. Per la Chiesa che è in Italia – è stato detto – stare accanto ai più deboli è una scelta che si rinnova ogni giorno nella verità e nella carità. In questo senso viene espressa anche profonda vicinanza e condivisione a quanti si trovano in condizioni di fragilità, ricordando che la sacralità di ogni vita umana non viene meno neppure quando la malattia e la sofferenza sembrano intaccarne il valore. Avere compassione di un malato significa sostenerlo con terapie adeguate e con affetto, restituendogli la speranza nel Cristo medico, che guarisce e salva. Perciò, la Presidenza della CEI rilancia la richiesta di applicare, in modo uniforme e diffuso, la legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, tecniche capaci di ridare dignità alla vita dei malati, anche di quelli inguaribili o di quelli che sembrano aver smarrito il senso del loro stare al mondo.
All’Assemblea è stato anche offerto dal Presidente del Servizio nazionale per la Tutela dei Minori, S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo di Ravenna-Cervia, un aggiornamento circa le iniziative e le strutture finora messe in campo per contrastare la piaga degli abusi sui minori e le persone vulnerabili, dentro e fuori dalla Chiesa, dopo l’emanazione delle Linee Guida del giugno 2019. Queste hanno senz’altro segnato una svolta nel tipo di approccio a questo gravissimo fenomeno. Ne sono testimonianza la cura educativa svolta nelle comunità ecclesiali (seminari, istituti di formazione, parrocchie, oratori, consultori, associazioni, movimenti, etc.) per l’educazione alla relazione e alla maturità affettiva e sessuale; la creazione della rete dei Referenti nei Servizi per la Tutela dei Minori in tutte le Diocesi italiane e di numerosi Centri di ascolto per la raccolta di denunce e segnalazioni; la pubblicazione di tre Sussidi per formare gli operatori pastorali e adottare misure per contrastare i rischi e rendere più sicuri gli ambienti; la promozione di numerosi incontri di informazione e formazione a favore del clero e dei religiosi, dei catechisti e laici educatori e allenatori e degli operatori della Caritas; la celebrazione della Giornata nazionale di preghiera del 18 novembre, data scelta dall’Europa per combattere il fenomeno e sostenere le vittime. Su questa linea verranno compiuti ulteriori passi per implementare e rafforzare l’azione a tutela dei minori e delle persone vulnerabili. La Chiesa, hanno ribadito i Vescovi, vuole essere sempre accanto alle vittime, a tutte le vittime, alle quali intende continuare a offrire ascolto, sostegno e vicinanza, non dimenticando mai la sofferenza che hanno provato.
Varie
Distinte comunicazioni hanno riguardato la riforma del libro VI del Codice Diritto Canonico che entrerà in vigore il prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione; l’adeguamento degli Orientamenti e delle norme per i seminari della CEI alla luce della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, di cui seguiranno ulteriori aggiornamenti; i frutti della 49ª Settimana Sociale, vissuta a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021; il servizio del Sovvenire, i 50 anni di Caritas Italiana e i 100 anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un’informazione è stata dedicata inoltre all’attuazione del Motu Proprio Spiritus Domini, con il quale Papa Francesco ha stabilito che i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano aperti anche alle donne, e del Motu Proprio Antiquum Ministerium, con il quale si istituisce il ministero del Catechista. Per procedere alla loro istituzione, è necessario attendere, come già espresso all’Assemblea Generale di maggio, le indicazioni della Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che dovrebbe pubblicare il nuovo rito di istituzione del ministero laicale del catechista e successivamente le modifiche del rito per l’istituzione di accoliti e lettori. Congiuntamente alla pubblicazione di tali documenti, il proseguimento del lavoro di riflessione e discernimento da parte della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi e della Commissione Episcopale per la Liturgia sarà prezioso per rispondere in maniera adeguata alle richieste contenute nelle Lettere Apostoliche, alla luce dei criteri forniti dalla Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti. Per questo motivo è necessario attendere perché ogni azione locale si collochi nel solco di questo percorso.
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Il Consiglio Permanente, riunitosi a margine dei lavori assembleari, ha approvato il messaggio della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo per la 33ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 gennaio 2022), dal titolo “Realizzerò la mia buona promessa” (Ger 29,10); ha riconosciuto a livello nazionale l’Associazione italiana dei Professori di Storia della Chiesa quale Associazione privata di fedeli, approvandone lo statuto; ha ricevuto un aggiornamento sul lavoro seguito alla pubblicazione delle tre Istruzioni della Congregazione per l’Educazione Cattolica sull’affiliazione, l’aggregazione e l’incorporazione degli Istituti di studi superiori (8 dicembre 2020). Ha infine provveduto ad alcune nomine.
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Nella riunione del 22 novembre 2021, la Presidenza ha nominato:
- Delegato CEI per i Congressi Eucaristici Internazionali: S.E.R. Mons. Gianmarco BUSCA, Vescovo di Mantova, Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia.
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Il Consiglio Episcopale Permanente, riunitosi il 24 novembre 2021, ha proceduto alle seguenti nomine:
- Membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: S.E.R. Mons. Giovanni INTINI, Vescovo di Tricarico;
- Membro della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata: S.E.R. Mons. Piero DELBOSCO, Vescovo di Cuneo e di Fossano;
- Direttore della Caritas Italiana: Don Marco PAGNIELLO (Pescara – Penne);
- Assistente generale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici (AIGSEC): Don Zbigniew Szczepan FORMELLA, SDB;
- Consulente ecclesiastico nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI): Padre Giuseppe RIGGIO, SJ.
Documento preparatorio
7 Novembre 2021
La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo. Il cammino, dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», si aprirà solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023 , a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari (cfr. EC, artt. 19-21). Con questa convocazione, Papa Francesco invita la Chiesa intera a interrogarsi su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» . Questo itinerario, che si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II, è un dono e un compito: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione. Il nostro “camminare insieme”, infatti, è ciò che più attua e manifesta la natura della Chiesa come Popolo di Dio pellegrino e missionario.
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Apertura del Sinodo dei Vescovi: l’omelia di Papa Francesco
10 Ottobre 2021
Pubblichiamo l’omelia che Papa Francesco ha pronunciato il 10 ottobre in occasione della Santa Messa per l’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Un tale, un uomo ricco, va incontro a Gesù mentre Egli «andava per la strada» (Mc 10,17). Molte volte i Vangeli ci presentano Gesù “sulla strada”, mentre si affianca al cammino dell’uomo e si pone in ascolto delle domande che abitano e agitano il suo cuore. Così, Egli ci svela che Dio non alberga in luoghi asettici, in luoghi tranquilli, distanti dalla realtà, ma cammina con noi e ci raggiunge là dove siamo, sulle strade a volte dissestate della vita. E oggi, aprendo questo percorso sinodale, iniziamo con il chiederci tutti – Papa, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, sorelle e fratelli laici –: noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del “non serve” o del “si è sempre fatto così”?
Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna. Incontrare, ascoltare, discernere: tre verbi del Sinodo su cui vorrei soffermarmi.
Incontrare. Il Vangelo si apre narrando un incontro. Un uomo va incontro a Gesù, si inginocchia davanti a Lui, ponendogli una domanda decisiva: «Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?» (v. 17). Una domanda così importante esige attenzione, tempo, disponibilità a incontrare l’altro e a lasciarsi interpellare dalla sua inquietudine. Il Signore, infatti, non è distaccato, non si mostra infastidito o disturbato, anzi, si ferma con lui. È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la vita. E il Vangelo è costellato di incontri con Cristo che risollevano e guariscono. Gesù non andava di fretta, non guardava l’orologio per finire presto l’incontro. Era sempre al servizio della persona che incontrava, per ascoltarla.
Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione – questa preghiera che noi trascuriamo tanto: adorare, dare spazio all’adorazione –, a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa; per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca. Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro. Mentre talvolta preferiamo ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza – lo spirito clericale e di corte: sono più monsieur l’abbé che padre –, l’incontro ci cambia e spesso ci suggerisce vie nuove che non pensavamo di percorrere. Oggi, dopo l’Angelus, riceverò un bel gruppo di persone di strada, che semplicemente si sono radunate perché c’è un gruppo di gente che va ad ascoltarle, soltanto ad ascoltarle. E dall’ascolto sono riusciti a incominciare a camminare. L’ascolto. Tante volte è proprio così che Dio ci indica le strade da seguire, facendoci uscire dalle nostre abitudini stanche. Tutto cambia quando siamo capaci di incontri veri con Lui e tra di noi. Senza formalismi, senza infingimenti, senza trucco.
Secondo verbo: ascoltare. Un vero incontro nasce solo dall’ascolto. Gesù infatti si pone in ascolto della domanda di quell’uomo e della sua inquietudine religiosa ed esistenziale. Non dà una risposta di rito, non offre una soluzione preconfezionata, non fa finta di rispondere con gentilezza solo per sbarazzarsene e continuare per la sua strada. Semplicemente lo ascolta. Tutto il tempo che sia necessario, lo ascolta, senza fretta. E – la cosa più importante – non ha paura, Gesù, di ascoltarlo con il cuore e non solo con le orecchie. Infatti, la sua risposta non si limita a riscontrare la domanda, ma permette all’uomo ricco di raccontare la propria storia, di parlare di sé con libertà. Cristo gli ricorda i comandamenti, e lui inizia a parlare della sua infanzia, a condividere il suo percorso religioso, il modo in cui si è sforzato di cercare Dio. Quando ascoltiamo con il cuore succede questo: l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale.
Chiediamoci, con sincerità, in questo itinerario sinodale: come stiamo con l’ascolto? Come va “l’udito” del nostro cuore? Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Fare Sinodo è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo: è seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte prêt-à-porter, no. Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono. Ascoltiamoci.
Infine, discernere. L’incontro e l’ascolto reciproco non sono qualcosa di fine a sé stesso, che lascia le cose come stanno. Al contrario, quando entriamo in dialogo, ci mettiamo in discussione, in cammino, e alla fine non siamo gli stessi di prima, siamo cambiati. Il Vangelo oggi ce lo mostra. Gesù intuisce che l’uomo che ha di fronte è buono e religioso e pratica i comandamenti, ma vuole condurlo oltre la semplice osservanza dei precetti. Nel dialogo, lo aiuta a discernere. Gli propone di guardarsi dentro, alla luce dell’amore con cui Egli stesso, fissandolo, lo ama (cfr v. 21), e di discernere in questa luce a che cosa il suo cuore è davvero attaccato. Per poi scoprire che il suo bene non è aggiungere altri atti religiosi, ma, al contrario, svuotarsi di sé: vendere ciò che occupa il suo cuore per fare spazio a Dio.
È una preziosa indicazione anche per noi. Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. E la seconda Lettura proprio oggi ci dice che la Parola di Dio «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci.
Cari fratelli e sorelle, buon cammino insieme! Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo. Non perdiamo le occasioni di grazia dell’incontro, dell’ascolto reciproco, del discernimento. Con la gioia di sapere che, mentre cerchiamo il Signore, è Lui per primo a venirci incontro con il suo amore.
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Le tappe del Cammino sinodale delle Chiese in Italia

8 Ottobre 2021
Il Cammino sinodale si articolerà in tre fasi. La prima è quella narrativa che si svilupperà nell’arco di un biennio dedicato all’ascolto (2021-2023): nel primo anno si raccoglieranno i racconti, i desideri, le sofferenze e le risorse di tutti coloro che vorranno intervenire, sulla base delle domande preparate dal Sinodo dei Vescovi; nell’anno seguente ci si concentrerà invece su alcune priorità pastorali.
Seguirà una fase sapienziale (2023-24), nella quale l’intero Popolo di Dio, con il supporto dei teologi e dei pastori, leggerà in profondità quanto sarà emerso nelle consultazioni capillari.
Nella fase profetica, che culminerà in un momento assembleare nel 2025 (ancora da definire) si assumeranno alcuni orientamenti profetici e coraggiosi, da riconsegnare alle Chiese nella seconda metà del decennio.
Tutti gli eventi in programma – dalla Settimana Sociale di Taranto al Congresso Eucaristico di Matera – sono parte integrante del Cammino sinodale, in quanto espressione di una Chiesa che si mette in ascolto, che dialoga e che trae dall’Eucaristia il proprio paradigma sinodale.
Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà

8 Ottobre 2021
Carissima, carissimo,
tu che desideri una vita autentica, tu che sei assetato di bellezza e di giustizia, tu che non ti accontenti di facili risposte, tu che accompagni con stupore e trepidazione la crescita dei figli e dei nipoti, tu che conosci il buio della solitudine e del dolore, l’inquietudine del dubbio e la fragilità della debolezza, tu che ringrazi per il dono dell’amicizia, tu che sei giovanee cerchi fiducia e amore, tu che custodisci storie e tradizioni antiche, tu che non hai smesso di sperare e anche tu a cui il presente sembra aver rubato la speranza, tu che hai incontrato il Signore della vita o che ancora sei in ricerca o nel dubbio…desideriamo incontrarti!
Desideriamo camminare insieme a te nel mattino delle attese, nella luce del giorno e anche quando le ombre si allungano e i contorni si fanno più incerti. Davanti a ciascunoci sono soglie che si possono varcare solo insieme perché le nostre vite sono legate e la promessa di Dio è per tutti, nessuno escluso.
Ci incamminiamo seguendo il passo di Gesù, il Pellegrino che confessiamo davanti al mondo come il Figlio di Dio e il nostro Signore; Egli si fa compagno di viaggio, presenza discreta ma fedele e sincera, capace di quel silenzio accogliente che sostiene senza giudicare, e soprattutto che nasce dall’ascolto. “Ascolta!” è l’imperativo biblico da imparare:ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano. C’è un tesoro nascosto in ogni persona, che va contemplato nella sua bellezza e custodito nella sua fragilità.
Il Cammino sinodale è un processo che si distenderà fino al Giubileo del 2025 perriscoprire il senso dell’essere comunità, il calore di una casa accogliente e l’arte della cura. Sogniamo una Chiesa aperta, in dialogo. Non più “di tutti” ma sempre “per tutti”.
Abbiamo forse bisogno oggi di rallentare il passo, di mettere da parte l’ansia per le cose da fare, rendendoci più prossimi. Siamo custodi, infatti, gli uni degli altri e vogliamo andare oltre le logiche accomodanti del si è sempre fatto così, seguendo il pressante appello di Papa Francesco che, fin dall’esordio del suo servizio, invita a “camminare, costruire, confessare”.
La crisi sanitaria ha rivelato che le vicende di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri e si sviluppano insieme ad esse. Anzi, ha drammaticamente svelato che senza l’ascolto reciproco e un cammino comune si finisce in una nuova torre di Babele. Quando, per contro, la fraternità prende il sopravvento sull’egoismo individuale, dimostra che non si tratta più di un’utopia. Ma di un modo di stare al mondo che diventa criterio politico per affrontare le grandi sfide del momento presente.
Questo è il senso del nostro Cammino sinodale: ascoltare e condividere per portare a tutti la gioia del Vangelo.
È il modo in cui i talenti di ciascuno, ma anche le fragilità, vengono a comporre un nuovo quadro in cui tutti hanno un volto inconfondibile.
Una nuova società e una Chiesa rinnovata. Una Chiesa rinnovata per una nuova società.
Ci stai?
Allora camminiamo insieme con entusiasmo. Il futuro va innanzitutto sognato, desiderato, atteso. Ascoltiamoci per intessere relazioni e generare fiducia. Ascoltiamoci per riscoprire le nostre possibilità; ascoltiamoci a partire dalle nostre storie, imparando a stimare talenti e carismi diversi. Certi che lo scambio di doni genera vita.Donare è generare. Grazie del tuo contributo. Buon cammino!
Roma, 29 settembre 2021
Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli
IL CONSIGLIO PERMANENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali

8 Ottobre 2021
Il cammino sinodale delle Chiese in Italia ha preso avvio con l’Assemblea Generale della CEI nel maggio scorso. Papa Francesco, a partire dal Discorso al Convegno nazionale di Firenze del 10 novembre 2015, ha indicato all’Italia lo stile sinodale come metodo per vivere un’esperienza ecclesiale umile e disinteressata, nella logica delle Beatitudini.
Umiltà, disinteresse, beatitudine: questi i tre tratti che voglio oggi presentare alla vostra meditazione sull’umanesimo cristiano che nasce dall’umanità del Figlio di Dio. E questi tratti dicono qualcosa anche alla Chiesa italiana che oggi si riunisce per camminare insieme in un esempio di sinodalità. Questi tratti ci dicono che non dobbiamo essere ossessionati dal “potere”, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso. Se li assume, invece, sa essere all’altezza della sua missione. I sentimenti di Gesù ci dicono che una Chiesa che pensa a sé stessa e ai propri interessi sarebbe triste. Le beatitudini, infine, sono lo specchio in cui guardarci, quello che ci permette di sapere se stiamo camminando sul sentiero giusto: è uno specchio che non mente. Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umiltà, disinteresse, beatitudine – è una Chiesa che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente.
Ha poi ribadito la necessità di un percorso sinodale nel Discorso di apertura della 73ª Assemblea Generale della CEI del 20 maggio 2019 e, più recentemente, nel Discorso all’Ufficio Catechistico Nazionale del 30 gennaio 2021 e nel Discorso al Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica italiana del 30 aprile 2021, offrendo spunti e traiettorie precisi. Incontrando infine i fedeli della Diocesi di Roma, il 18 settembre 2021, Papa Francesco ha dedicato al Sinodo una riflessione articolata, nella quale tra l’altro ha affermato:
Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e il più importante “manuale” di ecclesiologia, che è il libro degli Atti degli Apostoli.
Nel frattempo il Papa ha convocato la Chiesa universale ad un Sinodo che metterà al centro proprio la sinodalità, partendo dalla consultazione dell’intero Popolo di Dio. Il cammino sinodale italiano si inserirà, in questo primo anno 2021-22, nel percorso tracciato dal Sinodo universale, facendo suoi i testi elaborati dalla Segreteria Generale: il Documento Preparatorio e il Vademecum metodologico.
Un cammino ecclesiale già avviato
Nell’intraprendere questo cammino, la Chiesa di Dio che è in Italia non parte da zero, ma raccoglie e rilancia la ricchezza degli orientamenti pastorali decennali della CEI, elaborati fin dagli anni ’70 del secolo scorso, i quali, in un fecondo intreccio con il magistero dei Pontefici, da Paolo VI a Francesco, costituiscono una mappa articolata e sempre valida per la vita delle nostre comunità. Nel suo documento programmatico EvangeliiGaudium, Papa Francesco ha rilanciato con parole nuove e vigorose la dimensione missionaria dell’esperienza cristiana, disegnando piste coraggiose per l’intera Chiesa, provocandola a mettersi più decisamente in cammino insieme alle donne e agli uomini del nostro tempo; quel documento, dispiegatosi poi sempre più chiaramente nei gesti, nelle scelte e negli insegnamenti del Papa, costituisce un’eccezionale spinta a dare carne e sangue all’ispirato inizio della Costituzione conciliare Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo:
Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.
In queste righe è racchiuso il significato del cammino sinodale, perché vi è concentrata la natura della Chiesa: non una comunità che affianca il mondo o lo sorvola, ma donne e uomini che abitano la storia, guardando nella fede a Gesù come il salvatore di tutti (cf. Lumen Gentium 9) e pellegrinando insieme agli altri con la guida dello Spirito, verso la meta comune che è il regno del Padre. La Chiesa è stata concepita in movimento, nel viaggio di Abramo da Ur dei Caldei (cfr. Gen 11,31) e nelle chiamate di Gesù ai discepoli sul lago e sulle strade (cfr. Mt 4,18-23); la Chiesa è popolo pellegrino, che non percorre sentieri privilegiati e corsie preferenziali, ma vie comuni a tutti; la Chiesa non è fatta per stabilirsi, ma per camminare. La Chiesa è Sinodo (syn-odòs), cammino-con: con Dio, con Gesù, con l’umanità.
In ascolto dello Spirito, che in ogni epoca parla alle Chiese
Le Chiese di Dio in Italia avvertono oggi il cammino sinodale come una grazia speciale. Il processo della secolarizzazione, sul quale tanto si è riflettuto e dibattuto, porta anche noi a prestare orecchio, senza più illusioni, alle parole pronunciate dal Santo Padre nel Discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2019: dopo avere ribadito quanto già disse a Firenze nel 2015, che cioè la nostra “non è semplicemente un’epoca di cambiamenti ma è un cambiamento d’epoca”, ha aggiunto:
Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più!Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata.
Anziché farne motivo di depressione pastorale o lamentazione nostalgica, è necessario prenderne atto e cercare dentro a questa situazione “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,7.11.17.29; 3,6.13.22). Non è questione puramente funzionale, ma è questione di fede: crediamo o no che il Signore Gesù è risorto e vivo e che il suo Spirito continua ad operare nella storia? Ci sentiamo detentori della grazia e vogliamo misurarla con i nostri parametri fatti di risultati, conteggi, successi e riscontri, o ci sentiamo visitati dalla grazia e vogliamo accoglierla con i criteri di Dio, che sceglie l’umiliazione della carne e la logica pasquale? Questo è il punto decisivo, che non favorisce affatto la rinuncia a pensare e operare, ma colloca le iniziative e i progetti là dove devono stare, cioè al livello della risposta. Troppe volte dimentichiamo nelle nostre comunità che il cuore del servizio è l’ascolto(cf. Lc 10,38-42) e ci sentiamo i protagonisti della pastorale, chiamando poi il Signore a collaborare con noi, quasi dovessimo semplicemente escogitare dei metodi e delle tecniche per evangelizzare gli altri e non, prima di tutto, lasciarci plasmare dal Vangelo e convertire noi stessi.
L’ascolto non è una semplice tecnica per rendere più efficace l’annuncio; l’ascolto è esso stesso annuncio, perché trasmette all’altro un messaggio balsamico: “tu per me sei importante, meriti il mio tempo e la mia attenzione, sei portatore di esperienze e idee che mi provocano e mi aiutano a crescere”. Ascolto della parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo. L’ascolto degli ultimi, poi, è nella Chiesa particolarmente prezioso, poiché ripropone lo stile di Gesù, che prestava ascolto ai piccoli, agli ammalati, alle donne, ai peccatori, ai poveri, agli esclusi. L’esperienza sinodale non potrà rinunciare al privilegio dell’ascolto degli ultimi, spesso privi di voce in un contesto sociale nel quale prevale chi è potente e ricco, chi si impone e si fa largo. Oggi appare particolarmente urgente, nel nostro contesto ecclesiale, ascoltare le donne, i giovani e i poveri, che non sempre nelle nostre comunità cristiane hanno la possibilità di offrire i loro pareri e le loro esperienze.
I gemiti dello Spirito
Lo Spirito, dunque, parla ancora oggi alle Chiese in Italia. Il suo tono non è mai urlato – dov’è l’arroganza non è lo Spirito – ma sussurrato; San Paolo gli attribuisce addirittura il linguaggio dei “gemiti inesprimibili” (Rom 8,26). Perché lo Spirito si esprime in questo modo così sofferto? Perché è il veicolo dell’amore di Dio (cf. Rom 5,5), e l’amore assume il linguaggio dell’amato; infatti: “anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rom 8,23). Se l’umanità geme, geme anche lo Spirito. Ma c’è di più: “tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi” (Rom 8,22). Lo Spirito interpreta “il grido della terra e il grido dei poveri” (cf. Laudatosi’ 49), che assumono toni particolarmente inquietanti, anche nel nostro Paese, nelle questioni migratoria ed ecologica, al centro dell’insegnamento di Papa Francesco.
Il gemito è il linguaggio del parto: esprime un dolore intenso, aperto però al nuovo; una grande sofferenza che apre alla vita. Gesù stesso aveva richiamato l’immagine del parto e dei gemiti per anticipare ai discepoli l’esperienza pasquale: dopo avere loro promesso lo “Spirito della verità”, aggiunse: “voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo” (Gv 16,20-22).
Le nostre Chiese in Italia sono coinvolte nel cambiamento epocale; allora non bastano alcuni ritocchi marginali per mettersi in ascolto di ciò che, gemendo, lo Spirito dice alle Chiese. Siamo dentro le doglie del parto. È tempo di sottoporre con decisione al discernimento comunitario l’assetto della nostra pastorale, lasciando da parte le tentazioni conservative e restauratrici e, nello spirito della viva tradizione ecclesiale – tutt’altra cosa dagli allestimenti museali – affrontare con decisione il tema della “riforma”, cioè del recupero di una “forma” più evangelica; se la riforma è compito continuo della Chiesa (“semperpurificanda”: Lumen Gentium 8), diventa compito strutturale, comeinsegna la storia, ad ogni mutamento d’epoca:
La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità (EvangeliiGaudium 33).
Il discernimento comunitario dunque riguarda le decisioni da prendere non solo nei confronti della società e del mondo, ma anche, contemporaneamente, nei confronti della vita stessa della comunità. Il Papa esorta ad un ripensamento a tutto tondo, attraverso una logica che non può che essere quella pasquale: occorre il coraggio di sottoporre alla verifica delle Beatitudini obiettivi, strutture, stile e metodi, perché la parola di Dio possa correre più libera, senza inutili zavorre. Oltre che domandarsi “perché?”, la logica pasquale si chiede “per chi?”, esaminando finalità e strumenti con i criteri spirituali della “salvezza” più che con quelli mondani dell’“efficienza”; allora le persone ferite, povere, allontanate, sprovvedute e umiliate dalla vita – i protagonisti delle Beatitudini – diventano i punti di riferimento della riforma delle nostre comunità.
Il grande gemito della pandemia
Dall’inizio del 2020 si leva nel mondo un gemito universale, causato dalla pandemia. È gemito dell’intera creazione e dell’intera umanità ed è, dunque, anche gemito dello Spirito. Il cammino sinodale, che prende avvio quando la crisi sanitaria è ancora in corso e le sue conseguenze sociali ed economiche fanno registrare disagi enormi, è occasione preziosa per mettersi in ascolto di questo gemito, al quale anche la Chiesa dà voce. Che cosa dunque “lo Spirito dice alle Chiese” attraverso questa grande sofferenza? È sempre il linguaggio del parto, il linguaggio pasquale di morte e risurrezione insieme, quello che parla lo Spirito: osserva infatti Papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti, che la pandemia da una parte, accentuando i disagi e le sofferenze, suscita appelli e domande esistenziali; e dall’altra, svelando tanti gesti buoni normalmente nascosti, suscita il desiderio di donarsi e fare comunità:
Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza (33).
La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose,…hanno capito che nessuno si salva da solo (54).
Che la pandemia possa diventare culla e non sia solo sepolcro, che possa trasformarsi in un’esperienza di rigenerazione, di vita nuova attraverso le doglie del parto, dipende anche dalla nostra disponibilità ad ascoltare i gemiti dello Spirito. Questa esperienza dolorosa, che ha prodotto innumerevoli lutti e sofferenze e ci ha costretti a domandarci che cosa sia davvero essenziale nella vita, compresa la vita di fede, rende ancora più urgente un cammino sinodale che prenda avvio da un ascolto, paziente e capillare, di tutte le componenti del “Popolo santo e fedele di Dio”.
Il “senso della fede” e il linguaggio narrativo
Il biennio iniziale (2021-2023) sarà quindi completamente dedicato alla consultazione di tutti coloro che vorranno partecipare: alle celebrazioni, alla preghiera, ai dialoghi, ai confronti, agli scambi di esperienze e ai dibattiti. Più che attendersi ricette efficaci o miracoli dal documento sinodale finale, che pure si auspica concreto e coraggioso, siamo certi che sarà questo stesso percorso di ascolto del Signore e dei fratelli a farci sperimentare la bellezza dell’incontro e del cammino, la bellezza della Chiesa.
Sarà un evento nel quale le nostre comunità cercheranno di porsi “in uscita”, favorendo la formazione di gruppi sinodali non solo nelle strutture ecclesiali e negli organismi di partecipazione (consigli presbiterali e pastorali), ma anche nelle case, negli ambienti di ritrovo, lavoro, formazione, cura, assistenza, recupero, cultura e comunicazione. Gli operatori pastorali, coordinati dai presbiteri e diaconi, con i supporti che provengono dalle diocesi, dalle circoscrizioni regionali e dalla CEI, sono invitati a porsi al servizio di questa grande opera di raccolta delle narrazioni delle persone: di tutte le persone, perché in ciascuno opera in qualche misura lo Spirito; anche in coloro che noi riterremmo lontani e distratti, indifferenti e persino ostili.
La vicenda della pandemia ha condensato nel cuore di tutti – specialmente delle persone colpite e di quelle impegnate in prima linea – tante emozioni negative e positive, domande di senso, ferite affettive e relazionali, esperienze dei doni offerti e ricevuti. Chi dovrebbe porsi in ascolto profondo, se non la Chiesa, che ha oltretutto un nome da dare a questa ricchezza: “frutto dello Spirito”?… San Paolo scrive infatti che “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Dovunque maturi questo frutto, al di là delle distinzioni religiose, culturali e sociali, è all’opera lo Spirito. Gli strumenti sociologici sono certamente utili a definire percentuali, quantità e tendenze; ma sono gli strumenti spirituali a rilevare il “frutto dello Spirito”, che si manifesta nei credenti anche sotto forma di “senso della fede”:
Il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”. Questo significa che quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede. Lo Spirito lo guida nella verità e lo conduce alla salvezza. Come parte del suo mistero d’amore verso l’umanità, Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensusfidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione (EvangeliiGaudium 119).
La dimensione del racconto è per sua natura alla portata di tutti, anche di coloro che non si sentono a loro agio con i concetti teologici: ed è per questo che sarà privilegiata nel biennio che si apre. Nel primo anno (2021-22) vivremo un confronto a tutto campo sulla Chiesa, percorrendo le tracce proposte dal Sinodo dei Vescovi; nel secondo anno (2022-23), come già chiese il Papa a Firenze, ci concentreremo sulle priorità pastorale che saranno emerse dalla consultazione generale come quelle più urgenti per le Chiese in Italia. Prima ancora dei documenti, sarà questa stessa esperienza di “cammino” a farci crescere nella “sinodalità”, a farci vivere cioè una forma più bella e autentica di Chiesa.
Una lettura sapienziale in vista di scelte profetiche
Ci sarà tempo, in una fase successiva (“sapienziale”), per ritornare sulle narrazioni ed esperienze raccolte, riflettervi insieme anche con l’aiuto degli esperti, e giungere nel 2025 ad alcune decisioni finali, che dovranno avere il coraggio della “profezia”: consegneremo poi al Santo Padre, a cui è affidato il compito del discernimento finale, i nostri sogni e i nostri impegni. Nella seconda metà del decennio è prevista la restituzione degli orientamenti sinodali alle nostre Chiese, dalle quali provengono, per una approfondita recezione, che dovrà essere ugualmente capillare e richiederà dei momenti di verifica.
Vivremo così un decennio (2021-30) che vorrebbe essere interamente sinodale. Per questo i Vescovi italiani, su impulso di Papa Francesco, hanno deciso, anziché redigere gli orientamenti pastorali da studiare e tradurre in pratica nelle comunità cristiane, di affidarne la costruzione all’intero popolo di Dio (del quale fa parte anche il magistero), mantenendo al centro del decennio – in corrispondenza del probabile Giubileo del 2025 – la convocazione nazionale, nella modalità che si chiarirà strada facendo.
Non sappiamo dove ci condurrà questo cammino sinodale: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). Sappiamo però quanto ci basta per partire: se ci lasceremo condurre umilmente dal Signore risorto, a poco a poco rinunceremo alle nostre singole vedute e rivendicazioni e convergeremo verso “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.
Roma, 29 settembre 2021
Festa dei Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli
Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità
7 Settembre 2021
Questo Vademecum è stato concepito come un manuale che accompagna il Documento Preparatorio al servizio del cammino sinodale. I due documenti sono complementari e dovrebbero essere letti parallelamente. In particolare, il Vademecum offre un sostegno pratico ai referenti diocesani (o all’équipe) designati dal vescovo locale per preparare e riunire il Popolo di Dio affinché possa dare voce alla propria esperienza nella sua Chiesa locale. Questo invito a livello mondiale a tutti i fedeli costituisce la prima fase della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il cui tema è “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
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Lettera della Presidenza CEI sul cammino sinodale nazionale

7 settembre 2021
La 74ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha avviato il cammino sinodale delle Chiese in Italia. Nella sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, svolta in videoconferenza il 9 luglio 2021, è stato tracciato, alla luce della Carta d’intenti presentata in Assemblea, un primo disegno del cammino, individuando un percorso quadriennale scandito da tre fasi correlate: narrativa, sapienziale e profetica. Intanto, la Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi ha diffuso il 7 settembre il Documento preparatorio e il Vademecum per orientare la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo.
La Presidenza della CEI, recependo i due documenti, ha inviato una lettera ai Vescovi italiani per aggiornare su quanto fatto finora – percorso ancora in evoluzione – in attesa della sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente (27-29 settembre 2021) e dell’Assemblea Generale Straordinaria della CEI (22-25 novembre 2021). Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera della Presidenza CEI.
Cari Confratelli,
l’epoca che attraversiamo è colma di dolore e di grazia. La crisi sanitaria ha svelato innumerevoli sofferenze ma anche enormi risorse. Le nostre comunità devono fare i conti con isolamento, disgregazione, emarginazioni e tensioni; la creatività che hanno espresso, ora messa alla prova dal perdurare della pandemia, racchiude un desiderio di relazioni profonde e rigeneranti. Proprio in questo contesto, papa Francesco ci ha invitato ad avviare un cammino sinodale nazionale. Nel metodo da lui suggerito – l’ascolto del “popolo santo e fedele di Dio” – siamo tutti coinvolti, a partire da noi vescovi, con la preziosa collaborazione dei presbiteri, dei diaconi e degli operatori pastorali.
L’Assemblea Generale del maggio scorso ha così avviato il cammino sinodale delle Chiese in Italia. A luglio il Consiglio Permanente, alla luce della Carta d’intenti presentata in Assemblea, ha tracciato un primo disegno di tale cammino, individuando un percorso quadriennale scandito da tre fasi correlate: narrativa, sapienziale e profetica.
La prima fase – narrativa – è costituita da un biennio in cui verrà dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori. Nel primo anno (2021-22) faremo nostre le proposte della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale Ordinaria; nel secondo anno (2022-23) la consultazione del Popolo di Dio si concentrerà su alcune priorità che saranno individuate dall’Assemblea Generale della CEI del maggio 2022.
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La seconda fase – sapienziale – è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio. In questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni Episcopali e gli Uffici pastorali della CEI, le Istituzioni teologiche e culturali.
La terza fase – profetica – culminerà, nel 2025, in un evento assembleare nazionale da definire insieme strada facendo. In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le nostre Chiese saranno chiamate a riconsegnare al popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).
Il cammino sinodale non parte da zero, ma s’innesta nelle scelte pastorali degli ultimi decenni e, in particolare, nei Convegni Ecclesiali di Verona e Firenze. Proprio qui, papa Francesco ci esortò ad «avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium». Quel discorso del Santo Padre, insieme all’Esortazione apostolica, scandiranno la traiettoria del percorso.
Facciamo nostro il metodo di consultazione capillare proposto dal Sinodo dei Vescovi, che prevede il coinvolgimento di parrocchie, operatori pastorali, associazioni e movimenti laicali, scuole e università, congregazioni religiose, gruppi di prossimità e di volontariato, ambienti di lavoro, luoghi di assistenza e di cura… Per questo è fondamentale costituire gruppi sinodali diffusi sul territorio: non solo nelle strutture parrocchiali, ma anche nelle case e dovunque sia possibile incontrare e ascoltare persone. Questo metodo richiede la presenza di un moderatore e di un segretario per ogni gruppo. Nella prossima sessione autunnale (27-29 settembre 2021), il Consiglio Episcopale Permanente nominerà un Comitato con il compito di promuovere, sostenere e accompagnare il cammino.
Le Chiese locali che stanno vivendo il Sinodo o il cammino sinodale, o lo hanno concluso da poco, non dovranno preoccuparsi di duplicare o sovrapporre itinerari e proposte, ma saranno aiutate ad armonizzare i loro cammini con quello nazionale e a condividere le esperienze vissute.
All’inizio di ottobre saranno consegnate le prima linee per il cammino sinodale e alcuni suggerimenti metodologici. Nel frattempo, con l’uscita odierna dei documenti preparati dal Sinodo dei Vescovi, i convegni e gli incontri previsti in ogni Diocesi nel mese di settembre possono essere occasione per trattare della sinodalità quale forma e stile della Chiesa.
Gesù Buon Pastore conosce i nostri cuori, i nostri desideri e le nostre speranze, come anche i nostri fallimenti e le nostre delusioni. A lui guardiamo e da lui lasciamoci guidare.
LA PRESIDENZA CEI
74ª Assemblea Generale della CEI
(Roma, 24-27 maggio 2021)
Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita
Per avviare un “cammino sinodale"
Comunicato finale
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Il logo
Il logo intende combinare le forme e i contenuti del Cammino sinodale, nella più ampia preparazione del Sinodo dei Vescovi (2021-2023), e le sue fasi nelle Chiese d’Italia (2021-2025), individuate dai Vescovi come narrativa, sapienziale e profetica.
La circolarità esprime la natura comunionale della Chiesa, non chiusa in se stessa, ma aperta verso l’alto e verso il basso all’accoglienza del dono divino dello Spirito del Risorto che la sospinge verso il mondo.
I volti, con le diverse cromie, esprimono il Popolo di Dio ricco di volti, di cuori, di storie, e la Chiesa che, nella diversità e nella comunione delle membra, è chiamata a manifestare l’espansione dell’unico Corpo di Cristo nell’umanità.
L’ascolto, che accomuna e unisce i volti, è richiamato dal tratto semicircolare, che allude a un orecchio nella forma grafica ed essenziale. L’ascolto è anche la caratteristica principale e l’impegno della fase narrativa con la quale si apre il Cammino sinodale delle Chiese in Italia.
La Croce di Cristo con le linee essenziali del suo tratto da una parte apre alla circolarità della comunione ecclesiale, dall’altro diventa un tutt’uno con le pagine del Vangelo, svelando così la fonte e il fine del cammino. Alla Croce i discepoli guardano per imparare la loro identità, con il Vangelo confrontano quanto emerso dall’ascolto e dalla lettura delle realtà per imparare ad essere missionari nel mondo. È la fase sapienziale del Cammino sinodale.
Le fiammelle che volteggiano al vento evocano in modo eloquente lo Spirito Santo nei segni della Pentecoste: venendo dall’alto e dall’esterno della circolarità ne svelano l’origine e la necessità di restare aperta all’inedito del Padre; scaturendo dalla Croce richiamano il mistero pasquale dal quale nasce la Chiesa; posandosi sulla Parola evocano la sua azione vivificante per la vita della Comunità cristiana e la sua missione nel mondo. Sarà lo Spirito a orientare l’intero Cammino e a condurlo alla sua fase profetica.
Link Utili:
Sito Sinodo Santa Sede: https://www.synod.va/en.html
Sito Sinodo Conferenza Episcopale Italiana https://camminosinodale.chiesacattolica.it/