Vita Locale

Suore di S. Marta

Via San Giuseppe
Origine : Ventimiglia (Imperia) 1878 - Dir. pont. 1928
Fondatore: Beato Tommaso Reggio, arcivescovo di Genova (1818 - 1901)

 Carisma:

"Essere nella chiesa, in semplicità e umiltà, la Betania dove Gesù è atteso
e accolto, con la fede e l'amore dimostrato da Marta".
 
Forme di apostolato:
 
catechesi, attività educativa, assistenziale e sanitaria.
 
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29/07/2023  Festa di Santa Marta
 
 
 
 
 
 
 
 

 

2010 feb

 IL NUOVO SINDACO

GIUSEPPE ANDREOLI

Buon lavoro !

Risultati per Rodengo Saiano  - Elezioni  6/7 giugno 2009

Lista Candidato Sindaco Preferenze Percentuale Seggi

Il popolo della Libertà

Lega Nord

Giuseppe Andreoli

2.001 38,92 11

Lista civica

Insieme per Rodengo Saiano

Ezio Zorzi

1.892 36,80

3

Lista civica

SiAmo Rodengo Saiano

Mariuccia Andreis

690 13,42 1

Lista Civica

Rodengo Saiano per tutti

Maria Angela Bertoli

558 10,85 1
         

 

Totali Elettori 6.389
Totale votanti 5.276
Percentuali votanti 82,57%
Totale schede nulle 56
Percentuale schede nulle

1,06%

Totale schede bianche 79
Percentuale schede bianche 1,49%
Totale chede provvisoriamente non assegnate 0
Percenuale schede provvisoriamente non assegnate 0%
   

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Comunali 2009
Comunali 2009 preferenze


 

E' partita la campagna elettorale
Non solo si torna a respirare aria di primavera ma anche quella della competizione elettorale prossima ventura.
Le amministrative sono dietro l'angolo.
Si cominciano a vedere gruppi di persone che discutono le future sorti del nostro paese. Già iniziati i primi volantinaggi per le
case ed i primi presidi nei luoghi comuni.
Riportiamo il candidato Sindaco delle quattro liste :

ANDREIS MARIUCCIA

ANDREOLI GIUSEPPE

BERTOLI MARIA ANGELA

ZORZI EZIO

 

Benedetto XVI: necessaria nuova generazione di cristiani impegnati nel sociale papabenedettocagliari

"Maria vi aiuti a portare Cristo alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società, oggi piu' che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale. Vi aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far si' che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio,

ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli".
"Vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell'economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile. In tutti questi aspetti dell'impegno cristiano potete sempre contare sulla guida e sul sostegno della Vergine santa. Affidiamoci pertanto alla sua materna intercessione".

(Cagliari 7 settembre 2008)

******

PaoloVIpolitica"LA POLITICA E' LA PIU' ALTA FORMA DI CARITA'"

(Paolo VI)

**************

«Senza mai confondersi con la realtà politica, la Chiesa e le sue comunità locali hanno il dovere primario di richiamare il compito dei cristiani di mettersi a servizio, sul modello del loro Signore, per l’edificazione di un ordine sociale e civile rispettoso e promotore dell’uomo» (CEI, La Chiesa italiana e le prospettive del paese, n. 34)

  1. Educare all’impegno socio – politico

Occorre riscoprire e vivere la dimensione sociale della fede e avviare a tutti i livelli una formazione permanente al servizio nella «città».

  1. Educare al sociale e al politico. Non basta conoscere la verità, occorre «fare la verità» (Gv. 3,21; 1 Gv. 1,6).

I cristiani – sulle orme di Cristo – debbono far propri i problemi del mondo.

La «politica» in quanto forma più alta della carità cristiana (Giorgio La Pira). Politica, infatti, significa «servizio nella polis».

  1. Educare alla legalità.

Occorre presentare e vivere i valori dell’etica (onestà, giustizia, senso del dovere, bene comune, pace, solidarietà...) come antidoti contro i malesseri della società (mentalità mafiosa, mafiosità di comportamento, clientelismo, prevaricazione delle leggi...(cfr. CEI, Educare alla legalità: per una cultura della legalità nel nostro Paese). Le piccole comunità ecclesiali sono vere “agenzie educative in seno alle basi popolari.

  1. Educare al territorio. Territorio da intendere non solo come luogo civico–amministrativo, ma anche come ambito culturale, teologico e pastorale. La parrocchia come centro catalizzatore di valori umani, cantiere di formazione civico–civile, «soggetto sociale»: «Bisogna che nasca una parrocchia comunità, che si ponga come “soggetto sociale” nel proprio territorio» (CEI, Evangelizzazione e Mezzogiorno, n. 34).

Come muoversi? Attraverso ricerche storiche, geografiche, osservatori socio–culturali, censimenti strutturali, palestre educative..., stimoli alle istituzioni pubbliche, costante inculturazione (la fede non sostituisce le culture, le suppone e le ispira di Vangelo).

**********

Mons. Giovanni Battista Pichierri

ALLA COMUNITÀ CRISTIANA

ORIENTAMENTI

IN VISTA DI OGNI APPUNTAMENTO ELETTORALE

La Chiesa come istituzione divina guarda le situazioni umane ed in specie la Politica con gli occhi del suo Fondatore, Gesù Cristo: «Date a Cesare quello che è di Cesare; e a Dio quello che è di Dio».

         La distinzione tra Fede e Politica si impone in forza della natura diversa delle due realtà:

  • La Fede è dono di Dio perché l’uomo entri in dialogo con Lui e formi con tutti gli altri credenti in Cristo la famiglia di Dio;
  • La Politica è affare dell’uomo che, in forza della sua esigenza sociale, si dà con gli altri cittadini un sistema di vita sociale conforme alla dignità della persona umana e alla salvaguardia del suo bene integrale: fisico, morale, sociale, religioso.

Quando si tratta di organizzare il bene comune, compito questo specifico della Politica, la Chiesa incoraggia i cristiani a non estraniarsi, ma ad entrare nell’azione politica senza perdere la coscienza dei valori umani da promuovere. Nel contempo, non fa azione di tipo partitico per sostenerli.

Prega per i politici, ma non si allea con essi, onde evitare commistioni indebite e forme di collateralismo che riducono la missionarietà della Chiesa ad azione puramente sociale.

Per cui, si richiede tener presente questi criteri in vista di ogni appuntamento elettorale:

  • Invito ai responsabili politici a favorire un clima di autentico dialogo e di sereno confronto tra le parti, per aiutare il popolo (nazionale o cittadino) a operare scelte mature e responsabili.
  • I pastori e gli organismi ecclesiali, in quanto tali, non devono lasciarsi coinvolgere negli schieramenti politici e partitici.

Ciò non significa “indifferenza o disinteresse da parte della Chiesa e dei cattolici verso la vita pubblica, nella quale vanno riproposti quei contenuti  irrinunciabili che sono fondati sul primato e la centralità della persona umana e sul perseguimento del bene comune” (Cons. Episc. Perm., Comunicato del 23-26/I/2006,2).

  • In ambito sociale e politico, i cittadini operano secondo la propria responsabilità e competenza. A loro è chiesto di essere coerenti con la visione cristiana dell’uomo e con la dottrina sociale della Chiesa anche perché, come ha recentemente ricordato Benedetto XVI, i contenuti irrinunciabili di tale dottrina non sono «norme peculiari della morale cattolica» ma appartengono alle «verità elementari che riguardano la nostra comune umanità»” (idem).

I valori umani oggi più compromessi sono:

    • la persona e il rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale;
    • la famiglia nella sua identità naturale;
    • la libertà di scelta educativa scolastica;
    • la solidarietà;
    • la promozione della giustizia e della pace;
    • la moralità personale e sociale;
    • lo sviluppo del Mezzogiorno con l’incremento dell’occupazione e la lotta alla criminalità organizzata, accompagnato da un profondo rinnovamento culturale della legalità;
    • la stessa Costituzione Italiana nel rispetto dei valori riguardanti la persona.

Esorto vivamente i pastori e gli organismi ecclesiali a rispettare i presenti orientamenti che ho voluto richiamare in piena sintonia con il Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana e il magistero del Santo Padre Benedetto XVI.

Nel salutarvi con affetto, invoco su di voi e sulle Città dell’Arcidiocesi la benedizione di Dio.

Trani, 23 Aprile 2006

X Giovan Battista Pichierri

**************************

La politica è anzitutto arte.

Di d. Tonino Bello

La politica è anzitutto arte.

Il che significa che   chi la pratica deve essere un artista. 
Un uomo di genio. Una persona di   fantasia. 
Disposta sempre meno alle costrizioni   della logica di partito
e sempre più all’invenzione creativa che   gli viene chiesta 
dalla irripetibilità della   persona.

La politica è poi arte nobile.

Nobile perché legata al mistico rigore di alte idealità.

Nobile, perché emergente di incoercibili esigenze di progresso,

di pace, di libertà.

Nobile, perché ha come fine il riconoscimento

della dignità della persona umana, nella sua dimensione

individuale e comunitaria.

La politica è, infine, arte nobile e difficile.

Difficile perché le sue regole non sono assolute e imperiture.

Sicché, proprio per evitare i rischi dell’ideologia,

vanno rimesse continuamente in discussione.

Difficile, perché esige il saper vivere nella

conflittualità dei partiti ,

contemperando il rispetto e la lotta,

l’accoglimento e il rifiuto,

la convergenza e la divaricazione.

Difficile, perché richiede,

nei credenti in modo particolare,

la presa di coscienza della autonomia della politica

da ogni ipoteca confessionale e il riconoscimento 

della sua laicità e della sua mondanità.

Difficile, perché significa affermare,

pur nell’ambito della comunità cristiana,

un pluralismo di opzioni.”

***

Mons. Monari - Vescovo di Brescia

Settimanale diocesano di Brescia
“La Voce del Popolo”

I credenti e il momento della scelta elettorale

15 Febbraio 2008

Fonte settimanale diocesano di Brescia “Voce del Popolo”, rilevato da Ciani Vittorio e Copelli Marcello.

Brescia – Tra pochi mesi, i cittadini bresciani saranno chiamati alle urne per le elezioni amministrative che si svolgeranno, con molta probabilità, insieme alle politiche. La città di Piacenza, dalla quale proviene il nostro Vescovo ha vissuto una situazione analoga nel maggio dello scorso anno e in quell’occasione Mons. Monari si espresse apertamente. Di seguito, stralci del documento che il Vescovo scrisse, che potrete trovare in versione integrale sul settimanale “La Voce del Popolo” disponibile da venerdì 15 febbraio.

Con quali occhi mons. Monari guarda alle prossime elezioni amministrative di Brescia? Una risposta può arrivare da un documento che, da Vescovo di Piacenza, rivolse alla città in una situazione analoga lo scorso anno. Quelle considerazioni, approssimandosi l’appuntamento con le urne, meritano di essere portate a conoscenza anche dei bresciani. In questa pagina viene pubblicato integralmente il documento in questione.

Mons. Luciano Monari, Vescovo Brescia

I credenti e le elezioni

Tra qualche mese saremo chiamati a votare per eleggere il sindaco e il Consiglio Comunale. Che cosa può interessare a un Vescovo in un appuntamento del genere? Non certo l’indicazione dello schieramento per cui votare. È una riflessione che ho fatto più volte e che ripeto ancora una volta con fermezza: sulla scelta di voto Vescovo e preti hanno il dovere di rimanere estranei. Ci sono credenti nei diversi schieramenti e rispettiamo sinceramente gli unì e gli altri.

Le variabili che determinano un’espressione di voto sono così numerose e diverse che si comprende facilmente come possano nascere decisioni diverse, anche quando si condividono molti valori e si desiderano cose simili. È vero che a volte escono proclami che vorrebbero scomunicare i cristiani che votano dall’altra parte, considerandoli non sufficientemente coerenti o in contrasto con la posizione della Chiesa. Ma, per fortuna, la scomunica è riservata ai Vescovi e al Papa e non tocca a nessun altro decidere chi sia in comunione con la Chiesa o no. Per di più il vangelo ci chiede di usare questo potere con cautela e discrezione, animati da un amore sincero per gli altri (cf. Mt 18, 15ss).

Il mio interesse di Vescovo è un altro: vorrei aiutare i credenti a vivere questo momento di responsabilità nel modo corretto, coerentemente con la loro fede. Come?

Parto da un’osservazione semplicissima: la città costituisce un “sistema” e cioè un insieme di famiglie, istituzioni, competenze, organismi, persone che sono intrecciati tra loro e proprio da questo intreccio viene la possibilità di vivere in modo “umano”. Dal mattino alla sera la mia esistenza si muove tra persone e istituzioni diverse dal cui comportamento e funzionamento dipende in buona parte il mio benessere: si pensi all’economia, al commercio, alla sanità o al campo immenso della comunicazione. Posso vivere bene solo se ciascuno svolge correttamente il suo servizio, secondo le sue competenze e responsabilità.

Vorrei insistere su questo perché spesso la conflittualità rischia di diventare esasperata e, a mio parere, distruttiva.

Dobbiamo convincerci che abbiamo bisogno gli unì degli altri e che la qualità della nostra vita non migliora con l’eliminazione degli avversari, ma piuttosto con l’instaurarsi di legami di collaborazione corretta. È vero che la concorrenza è utile al progresso della società; ma appunto: la concorrenza, non la guerra. La concorrenza ha bisogno dell’altro e solo nel confronto con l’altro si sviluppa. Se l’altro viene eliminato entriamo nel regime di monopolio (di totalitarismo) e questo, ne siamo convinti, non aiuta affatto la crescita della società e non migliora il benessere delle persone.

Una seconda riflessione fa riferimento al sistema democratico di gestione del potere, un sistema nel quale siamo inseriti consapevolmente. È chiaro che non esistono sistemi politici perfetti e che anche la democrazia ha i suoi difetti di funzionamento. Ma finora non è stato trovato nulla di meglio per affrontare e risolvere i conflitti di interessi e di idee che possono verificarsi nel tessuto sociale. Ora, la democrazia suppone che tutti i contendenti condividano una serie notevole di convinzioni (si pensi ai principi fondamentali della Costituzione) e accettino regole comuni di comportamento (quelle decise mediante l’uso corretto delle procedure democratiche).

L’altro non può essere visto come “nemico”

Certo, in una democrazia possono confrontarsi visioni diverse dell’uomo e della società; possono incontrarsi e scontrarsi interessi e preferenze. Ma tutto questo suppone anzitutto una base comune. Esserne consapevoli aiuta a non cadere nella trappola del vedere l’altro come fosse il “nemico”. I segni di questa deformazione non mancano: quando, ad esempio, si distingue immediatamente chi sta dalla nostra parte e chi sta dall’altra parte, per cui, di fronte a un problema, invece di chiedere: che cosa ritieni giusto e perché? Si chiede: da che parte stai?

Avviene allora che usiamo due pesi e due misure evidenziando alcuni dati e nascondendone altri a seconda del problema che affrontiamo e delle persone con cui abbiamo a che fare. Gli esempi sarebbero tantissimi ma non li presento perché verrei subito “etichettato” e gli esempi sarebbero facilmente qualificati “di destra” o “di sinistra”.

Qui bisogna che ciascuno si assuma la responsabilità di purificare in se stesso le radici delle visioni unilaterali, ideologiche. È un lavoro che nessuno può fare a nome degli altri; ed è un lavoro doloroso perché ci costringe a confessare (a noi stessi) le nostre ipocrisie (che ci sono!), i nostri pregiudizi, gli interessi nascosti (che non sono solo interessi economici ma anche ideologici, partitici). Se non passiamo da questa porta stretta non riusciremo mai a costruire mia società migliore; e se non costruiamo una società migliore ci rimettiamo tutti. È illusione quella di chi, considerandosi buon nuotatore nell’oceano della società, ritiene di poter sopravvivere anche in mezzo a ingiustizie. È vero che nell’immediato qualcuno può approfittare furbamente del disordine; ma a lungo andare ci rimetterà anche lui, ci rimetteranno i suoi figlio le persone a lui care perché un meccanismo sociale inceppato produce inevitabilmente regresso. Vale la pena?

Nemmeno dobbiamo cadere nella trappola di chi dice: debbono cominciare gli altri perché sono loro i maggiori colpevoli. Un ragionamento del genere nasce non dalla ricerca del bene comune, ma dalla ricerca della propria affermazione sugli altri. Non si tratta di distribuire colpe, ma di praticare le strade più utili al bene di tutti. E in questa linea si muove per primo chi ha buona volontà, senza necessariamente attendere che si muovano gli altri. Purificare i nostri pensieri e i nostri desideri significa diventare noi stessi più autentici, più umani. E già questo sarebbe un obiettivo desiderabile.

In concreto dobbiamo considerare l’appuntamento elettorale come un momento di grazia. Dio ha creato l’uomo come essere sociale e accettare questa dimensione della nostra vita è motivo di fierezza e di gioia.

Con le elezioni ci assumiamo una piccola parte di responsabilità nella determinazione del cammino futuro della nostra città. È vero che un singolo voto conta poco, come una goccia d’acqua nel mare, ma anche l’oceano è fatto di gocce d’acqua.

Impariamo così ad accettare la misura del nostro limite (siamo piccoli e non possiamo pensare che la società si costruisca attorno ai nostri bisogni) e nello stesso tempo la nostra responsabilità (siamo inseriti nel circolo vitale della città e non ci è lecito “chiamarci fuori”, come i bambini capricciosi). San Paolo insegnava ai Corinzi che nella comunità cristiana nessuno può dire agli altri: “Non ho bisogno di voi” così come nessuno può dire: “Non c’è bisogno di me.” E questo saggio ragionamento vale anche per la società civile.

Tendere al bene comune

Ciascuno, naturalmente, farà la sua scelta. Deve imparare a farla non prendendo come criterio solo l’interesse personale, ma il bene di tutti. La dottrina sociale della Chiesa parla, a questo proposito, di bene comune. Che non è solo la somma aritmetica dei beni individuali; e nemmeno una specie di equilibrio tra le diverse necessità e i diversi interessi. Così si esprime il Concilio: il bene comune si concreta “nell’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (GS 26).

È chiaro che la visione di questo ordine dipenderà in buona parte dal modo di pensare la persona umana e suo bene. Per l’economicismo il bene comune tenderà a identificarsi con lo sviluppo economico e la quantità di ricchezza prodotta; per l’ecologismo il bene comune sarà definito in gran parte dal rispetto ambientale; e così via. Ci sono tante interpretazioni del bene comune quante sono le ‘antropologie’ cioè i modi di pensare la persona umana.

Per un cristiano il bene comune sarà quello che garantisce alla persona umana in quanto tale il contesto di vita migliore e più efficace per sviluppare se stesso non solo nella dimensione dei beni materiali ma anche in quella dei beni dello spirito. A questo livello la fede può influire sulla visione del bene comune e quindi, indirettamente, sulle scelte politiche e amministrative.

Una riflessione corretta sul rapporto che unisce la visione cristiana dell’uomo e le concrete scelte operative richiede un impegno di approfondimento non facile che normalmente potrà essere svolto solo insieme ad altri. Sarà una parte di quello che il Convegno di Palermo ha chiamato ‘discernimento comunitario’ e che, seppure con fatica, le nostre comunità cristiane stanno tentando di apprendere ed esercitare. A questo punto del cammino ci viene chiesto magnanimità (che è il contrario della meschinità e della piccineria), lucidità (che è il contrario dell’ideologia e del pressappochismo), carità. Sono preziose le parole di Paolo che, trovandosi di fronte a posizioni diverse all’interno della comunità cristiana ammonisce: “La conoscenza gonfia, mentre la carità edifica. Se alcuno crede di sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto.” (l Cor 8, 2-3) Volentieri ci lasciamo conoscere da Dio perché il nostro cuore sia reso sincero e le sue decisioni sagge.

† Mons. Luciano Monari

EPISODIO DI CORNETO, RODENGO SAIANO, 27.04.1945

Nome del Compilatore: Igor Pizzirusso                  

I.STORIA

Località

Comune

Provincia

Regione

Corneto

Rodengo Saiano

Brescia

Lombardia

Data iniziale: 27 aprile 1945 Data finale:

Vittime decedute:

Totale

U

Bambini (0-11)

Ragazzi (12-16)

Adulti (17-55)

Anziani  (più 55)

s.i.

D.

Bambine (0-11)

Ragazze (12-16)

Adulte (1755)

Anziane (più55)

S.

i

Ig n

10

10

                       

Di cui

Civili

Partigiani

Renitenti

Disertori

Carabinieri

Militari

Sbandati

 

10

         

Prigionieri di guerra

Antifascisti

Sacerdoti e religiosi

Ebrei

Legati a partigiani

Indefinito

           

Elenco delle vittime decedute

  1. Andreis Luigi Mario, partigiano. Nato il 15/9/1926 a Rodengo (BS)
  2. Caravello Giuseppe, partigiano. Nato il 7/10/1921 a Palermo
  3. Ceretti Giovanni, partigiano. Nato il 29/4/1925 a Gussago (BS)
  4. Felappi Pietro Giovanni, partigiano. Nato il 7/3/1917 a Cortenova (BG)
  5. Franchini Angelo, partigiano. Nato il 4/8/1913 a Provezze (BS)
  6. Lumini Gaetano Mirino Carlo, partigiano. Nato l’8/1/1923 a Rodengo (BS)
  7. Malvezzi Giuseppe (detto Pino), partigiano. Nato il 5/2/1912 a Desenzano (BS)
  8. Pezzotti Giovanni Luigi, partigiano. Nato il 30/1/1916 a Saiano (BS)
  9. Tiego Enea Olivo Gastone, partigiano. Di professione ragioniere. Nato il 23/3/1923 a Boara Polesine (RO)
  10. Vighenzi Giovanni Battista, partigiano. Segretario comunale di Rodengo Saiano. Membro del CLN e del comando del 5° settore. Croce di guerra al valor militare alla memoria. Nato il 14/2/1909 a Ostiano (CR)

partigiani rs

 

Altre note sulle vittime:

Partigiani uccisi in combattimento contestualmente all’episodio:

Descrizione sintetica

Catturati nel corso di un’azione armata la sera del 26 aprile 1945, 9 partigiani (Andreis Luigi Mario, Caravello Giuseppe, Ceretti Giovanni, Felappi Pietro Giovanni, Franchini Angelo, Lumini Gaetano Mirino Carlo, Malvezzi Giuseppe, Pezzotti Giovanni Luigi, Tiego Enea Olivo Gastone) e il loro comandante Giovanni

Battista Vighenzi vengono interrogati e torturati dalle SS del Gruppo Pronto Impiego guidato dall’SSSturmbannführer Alois Thaler. La mattina del 27 aprile, alle prime luci dell’alba e mentre i tedeschi battono in ritirata, Thaler e i suoi uomini conducono i 10 prigionier in località Corneto (frazione di Rodengo Saiano) e li fucilano. I loro corpi vengono ritrovati il giorno dopo nei pressi della villa dei conti Fenaroli.

Modalità dell’episodio:

fucilazione

Violenze connesse all’episodio:

sevizie e torture

Tipologia:

ritirata

Esposizione di cadaveri                               □

Occultamento/distruzione cadaveri       □

II. RESPONSABILI O PRESUNTI RESPONSABILI

TEDESCHI Reparto:

Waffen SS, Gruppo Pronto Impiego Nomi:

Alois Thaler, SS-Sturmbannführer

ITALIANI Ruolo e reparto:

Nomi:

Note sui presunti responsabili:

Alois Thaler nasce a Brunico il 28 novembre 1909. Capitano del Regio Esercito, nel 1939 opta per la Germania ed entra nella 6.SS-Gebirg-Division Nord. A causa di una ferita sul fronte russo, gli viene amputata una gamba. Durante l’occupazione italiana viene incaricato di guidare il Gruppo Pronto Impiego delle SS italiane. A guerra finita viene catturato. Il 2 maggio 1945 è portato a Corneto, sullo stesso luogo dove il suo reparto aveva fucilato i dieci partigiani, e subisce un analogo destino. L’ultima lettera scritta da una delle sue vittime (Giovanni Battista Vighenzi) viene trovata proprio in suo possesso.

Estremi e Note sui procedimenti:

 

III. MEMORIA

Monumenti/Cippi/Lapidi:

Monumento dedicato dalla popolazione di Rodengo Saiano ai dieci partigiani, posto sulla collina retrostante Villa Fenaroli, a Corneto.

Musei e/o luoghi della memoria:

 

Onorificenze

Croce di guerra al valor miliare alla memoria a Giovanni Battista Vighenzi

Commemorazioni

 

Note sulla memoria

 

IV. STRUMENTI

Bibliografia:

 

Rolando Anni Dizionario della Resistenza bresciana, Brescia, Morcellana, 2008, p. 388

 

Piero Malvezzi - Giovanni Pirelli (a cura di) Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana: 8 settembre 1943-25 aprile 1945, Torino, Einaudi, 2003, pp. 333-334

 

Dario Morelli Scritti incontro alla morte (Z. Ballardini, S. Belleri, M. Bettinzoli, G. Cappellini, L. Ercoli, F.

Franchi, E. Margheriti, F. Moretti, T. Olivelli, G. Pelosi, G. Perlasca, R. Petrini, E. Rinaldini, F. Rinaldini, G. Venturini, G.B. Vighenzi) in "La Resistenza bresciana" fascicolo 23, Brescia, Istituto Storico della Resistenza bresciana, 1992, pp. 59-60

 

Mariarosa Zamboni Via della Libertà, Brescia, Istituto storico della Resistenza bresciana, 1983, pp.

151-153

 

Miretta Rizzi , I martiri di Rodengo Saiano : i martiri di Saiano / 3.ed. Rodengo Saiano : Comune di Rodengo Saiano, 2008

Fonti archivistiche:

 

Sitografia e multimedia:

http://www.ultimelettere.it/?page_id=35&ricerca=619

 

 

 vighenzifotoGiovanni Battista Vighenzi (Sandro Biloni)

 

Di anni 36. Nato il 14 febbraio 1909 a Rovato (BS) ed ivi residente. Sposato. Nel 1933 vince il concorso per segretario comunale nella provincia di Brescia. Laureatosi in giurisprudenza presso l’università di Bologna nel 1940, nel ’42 trova impiego al comune di Rodengo Saiano (BS). Dopo l’armistizio, proprio in virtù della sua posizione lavorativa riesce a guadagnarsi la fiducia dei nazifascisti e ad aiutare segretamente i partigiani. Membro del Cln di Brescia e del comando del 5º settore dal dicembre del 1943, è tra gli organizzatori delle formazioni Fiamme Verdi, alle quali si unisce durante i giorni dell’insurrezione. La sera del 26 aprile 1945, al termine di un azione contro le SS, viene catturato dai tedeschi mentre si sta recando a Rovato per chiedere rinforzi. Interrogato e torturato per tutta la notte, il mattino seguente è condotto a Corneto e fucilato assieme ai compagni di lotta Andreis Luigi Mario, Caravello Giuseppe, Ceretti Giovanni, Felappi Pietro Giovanni, Franchini Angelo, Lumini Gaetano Mirino Carlo, Malvezzi Giuseppe, Pezzotti Giovanni Luigi e Tiego Enea Olivo Gastone. Alla sua memoria è stata assegnata la croce di guerra al valor militare.

 

 

 

 Dati anagrafici

 

Età 36 anni
Genere Maschio
Stato civile Coniugato
Data di nascita 14/2/1909
Luogo di nascita Rovato
Provincia di nascita Brescia
Residenza Rovato
   

Data di morte: 27/4/1945
Luogo di morte: Saiano
Comune di morte: Rodengo Saiano
Provincia di morte: Brescia
Regione di morte: Lombardia

Titolo di studio Laurea. Laureato in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Bologna
Categoria professionale Ufficiali, impiegati pubblici e privati, pensionati
Professione Segretario comunale di Rodengo Saiano (BS)
Appartenenza alle Forze armate Esercito
Reparto tiburio Fanteria
Grado Tenente
   
 

 

 

 Attività nella resistenza

 

Nome di battaglia: Sandro Biloni
Tipologia del condannato: Partigiano
   
Prima formazione nella Resistenza: 1/12/1943 - 26/4/1945
Tipo di reparto: Comando
Nome del reparto: Comando del 5º settore del Cln
   
Condizione al momento della morte: Combattente
   
Agente della condanna: Decisione di un comando militare
Tipo di esecuzione: Nazifascista
Circostanza della morte: Eccidio
Descrizione della circostanza della morte: Membro del Cln, Giovanni Battista Vighenzi si unisce alle formazioni Fiamme Verdi durante i giorni dell'insurrezione. Catturato il 26 aprile 1945, al termine di un'azione contro le SS, viene interrogato e torturato per tutta la notte, prima di essere fucilato a Corneto (frazione di Rodengo Saiano) il mattino successivo.
Causa della morte: Fucilazione
Modalità dell'esecuzione All’alba del 27 aprile 1945, mentre le truppe tedesche si ritirano, il Gruppo Pronto Impiego delle Waffen SS comandato da Alois Thaler fucila a Corneto 10 partigiani catturati la sera prima. I loro nomi sono Andreis Luigi Mario, Caravello Giuseppe, Ceretti Giovanni, Felappi Pietro Giovanni, Franchini Angelo, Lumini Gaetano Mirino Carlo, Malvezzi Giuseppe, Pezzotti Giovanni Luigi, Tiego Enea Olivo Gastone e Giovan Battista Vighenzi.

 

 

Lettera a Moglie, scritta in data 27-04-1945
Stato del documento: autografo

La lettera è conservata presso:
Istituto storico della Resistenza bresciana - Brescia

Indirizzo web:
http://www.italia-liberazione.it/brescia/index.php

Note al documento:
La lettera fu trovata tra le carte del comandante delle SS Alois Thaler.Nell'ultima edizione del volume curato da Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli "Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana" (ristampata da Einaudi editore nel 2003) il testo trascritto (pp. 333-334) differisce dall'autografo. Innanzitutto è totalmente assente la parte a cavallo delle due facciate, che va da “che abbraccio di gran cuore.” fino a “Sei libera nel tuo domani”. Alla prima riga la parola “sole” è diventata “sete”. Più in basso invece, dopo “vicino a te”, è stata aggiunta la frase “sulla tua spalla, nel tuo animo”, che però nell'originale non compare;. A metà della seconda facciata, infine, da “fiori di campo” si è passati a “fiori campestri”.

 

Lettera di Giovanni Battista Vighenzi (Sandro Biloni) alla Moglie scritta in data 27-04-1945

 

[Fronte]


27 aprile 1945

 

Liana amatissima,

c’è un gran sole nel mio cuore in questo momento e una grande serenità.

Non ti rivedrò più, Liana. Mi hanno preso, mi fucileranno.

Scrivo queste parole sereno d’animo e col cuore spezzato nello stesso tempo per il dolore che proverai.

Ti ho detto stasera prima di partire: Liana, ho tanta voglia di riposare vicino a te- io riposerò vicino a te ogni notte per tutta l’eternità.

Cara, tanto cara.

Ho mille scuse da chiederti per le gentilezze che non ho avuto per te che ne meriti tante.

Pino è stato pure preso e fucilato appena prima di me.

Prega per noi due amici: uniti anche nella morte. E’ morto con dignità e mi ha salutato con uno sguardo in cui c’era tutta la sua vita. Spero di morire anch’io, di fare il gran viaggio serenamente.

La mia ultima parola sarà il tuo nome: il nome che è inciso sulla fede che ti mando.

Tu parlerai alla mia mamma, tu la consolerai se sarà possibile, povera vecchia, povera cara mamma. E la zia e mio fratello Luigino.

A Marietta dirai che il mio affetto di fratello si ingigantisce in questo momento.

Consolatevi: la vita ha di queste improvvise rotture.

I tuoi di Modena, la mamma, il babbo, la Cesara in modo particolare. Cesara Tonino e Margherita, mi sono tutti presenti.

Dì a Tonino che sarà come se io assistessi al battesimo del suo piccolo.

Ricordatemi al caro Rino che abbraccio di gran cuore.

Liana, tutto il mio è tuo. Se io fossi vivo per realizzare uno di questi progetti di cui tanto abbiamo parlato, vorrei che la piccola proprietà di Ostiano fosse esattamente divisa fra Luigino e Mariettina.


[Retro]

Così, invece, desidero che tu subentri nella proprietà della quota legittima che ti spetterebbe.

I libri sono tuoi, meno qualche ricordo che gli amici più cari hanno desiderio di avere; tua è la casa in tutto quello che è mio, meno ciò che credi di cedere a Mariettina o che lei desidera.

Siate anche in ciò due care sorelle.
Vi adoro tutti e [...] Tu, Liana, torna dai tuoi non appena ti sarà possibile e vivi con loro.

Sei libera nel tuo domani. Vieni soltanto di tanto in tanto sulla mia tomba e portavi uno di quei mazzettini di fiori di campo che tu sapevi così bene combinare.

Addio, debbo salutarti cara e tanto amata. Non mi importa di perdere la vita perché ho avuto il tuo prezioso amore per quasi tre anni ed è stato un gran dono.

Muoio contento di essermi sacrificato per una idea di libertà che ho sempre tanto auspicato.

Sotto la mia firma e sulla fede metto i miei ultimi baci.

Tuo per sempre.


Battista

 

 lettera fronte  lettera retro

 

 Muoio contento per essermi sacrificato per un’idea di libertà che ho sempre tanto auspicata.


Giovanni Battista Vighenzi (Sandro Biloni)
Di anni 36 dottore in legge nato a Rovato (Brescia) il 14 febbraio 1909 _ Segretario comunale di Rodengo Saiano (Brescia), si cattiva la simpatia delle S.S. tedesche e italiane e può cosí prestare efficace opera nell’organizzazione e assistenza delle formazioni partigiane della zona
è membro del C.L.N. si unisce quindi a formazioni armate e partecipa a combattimenti in uno
dei quali, il 26 aprile 1945, disarma con i suoi uomini settantadue S.S. tedesche -.

Catturato alle ore 21,30 del 26 aprile 1945, poche ore prima della liberazione, per opera di S.S. tedesche, mentre nel corso di un combattimento si recava a chiedere rinforzi seviziato


Fucilato nella notte fra il 26 e il 27 aprile 1945,
a Saiano, con altri tre patrioti.
VIGHENZI Giovanni Battista Ostiano, 14 febbraio 1909 Saiano, notte 26-27 aprile 1945).

Diplomatosi in ragioneria a Cremona, svolto il servizio militare a Firenze in qualità di ufficiale di complemento, sostiene gli esami di segretario comunale, attività che inizia presso il comune di Padenghe. Nel 1940 si laurea in scienze economiche a Bologna e alla fine dell’anno è segretario comunale a Rovato.
Ottiene poi la sistemazione a Rodengo Saiano.

Conosciuto per la passione alla cultura e ai problemi sociali, pubblica un solo articolo su una rivista giovanile francese, ma accumula appunti su appunti. Dopo l’8
settembre 1943 passa all’azione. Accattivatosi la simpatia di tedeschi e fascisti può prestare efficace attività nell’organizzazione e nell’assistenza delle formazioni
partigiane della zona; è membro del C.L.N., si unisce quindi a formazioni armate e partecipa a combattimenti in uno dei quali, il 26 aprile ’45, disarma con i suoi uomini 72 SS. tedesche.

Catturato alle ore 21,30 del 26 aprile ’45 poche ore prima della liberazione, per opera si SS tedesche, mentre nel corso di un combattimento si recava a chiedere rinforzi, seviziato, fu fucilato nella notte in località Villa Fenaroli a Saiano, assieme a Giuseppe Caravello, Giovanni Cerretti e Pino Malvezzi, per ordine del maggiore tedesco Thaller, a sua volta fucilato il 2 maggio.


Gli viene assegnata la croce di guerra al V.M. e dedicata una via in Brescia. E’ inoltre ricordato con una lapide all’interno dell’abbazia di Rodengo.

Tratto da ENCICLOPEDIA BRESCIANA, di Antonio Fappani, Vol. XXI, pag. 65

 

 

 

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