ANNO LITURGICO

 

ANNO LITURGICO

 

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1. Cos’è l’anno liturgico?

L'Anno Liturgico è l’anno della Chiesa, ed è la celebrazione della vita di Gesù distribuita nell'arco di un intero anno. Esso si struttura in diversi periodi: centro dell'anno liturgico è il Triduo pasquale, che culmina nella domenica di Pasqua.

Esso è come un albero carico di frutti, segno della Chiesa, nata nel giorno di Pentecoste.

In seguito è rappresentato il cammino dell'anno liturgico: dall'attesa di Gesù, già presente nel progetto del Padre, alla sua venuta, nuovo germoglio, alla sua passione e morte e, infine, alla sua Pasqua di Risurrezione. L’Anno liturgico è formato da 52 settimane, come l’anno civile. Il suo inizio, però, non coincide con il 1° gennaio e la sua fine non cade il 31 dicembre.

Esso ha un’impostazione particolare, perché “liturgico”, cioè basato sulla liturgia, che è la preghiera della Chiesa.

Nel corso dell’anno, infatti, viene presentato, attraverso le celebrazioni liturgiche, Gesù Cristo, il suo messaggio e la sua vita. Viene presentata anche la Chiesa, attraverso la figura della Vergine Maria e dei Santi, che hanno vissuto in pienezza l’insegnamento di Gesù.

Possiamo dire che l’anno liturgico è il cammino dei cristiani per conoscere e accogliere Gesù nella propria vita.

 

2. Qual è il suo fondamento?

La domenica, è il fondamento dell’anno liturgico, perché è il giorno della risurrezione di Gesù. I primi cristiani, in questo giorno, celebravano la Pasqua settimanale; per questo la domenica è il giorno del Signore, il giorno dell’Eucaristia. Successivamente, per un desiderio di approfondire e vivere appieno i misteri di Gesù, si è sviluppato il ciclo pasquale e il ciclo natalizio.

 

3. Com’è composto l’anno liturgico?

L’anno liturgico non si compone propriamente di mesi ma di settimane ed è composto dal “Temporale” e dal “Santorale”. Il primo, comprende il ciclo natalizio con i tempi di Avvento e di Natale, il ciclo pasquale con i tempi di Quaresima e di Pasqua, e le 34 domeniche del Tempo Ordinario.

Il Santorale comprende, invece, i giorni in cui la liturgia celebra la memoria dei Santi.

Il Triduo Pasquale, poiché ricorda la passione, morte e risurrezione di Gesù, è il centro e il culmine dell’anno liturgico.

 

L’anno liturgico prende inizio con il tempo di Avvento (dai primi vespri della prima domenica di Avvento- a fine novembre / inizio dicembre-  fino all’ora nona del 24 dicembre), segue il tempo di Natale (dai primi vespri del 24 sera fino alla domenica successiva all’Epifania, in cui si celebra la festa del Battesimo di Gesù, ancora a tutti gli effetti tempo di Natale), un primo periodo del tempo Ordinario (dal lunedì seguente il Battesimo di Gesù fino al martedì sera che precede il mercoledì delle Ceneri), il tempo di Quaresima (dal mercoledì delle Ceneri al sabato santo incluso), il tempo di Pasqua (dalla Veglia Pasquale alla sera di Pentecoste - la solennità dell’Ascensione è all’interno del tempo di Pasqua), il secondo periodo del tempo Ordinario (dal lunedì successivo alla Pentecoste fino all’ora nona del sabato che precede la prima domenica di Avvento) in cui ci sono alcune solennità del Signore: la Santissima Trinità (domenica successiva alla Pentecoste), il Corpus Domini (il giovedì o la domenica successiva alla Santissima Trinità), il Sacro Cuore di Gesù (il venerdì successivo alla domenica del Corpus Domini), Cristo Re dell’universo (l’ultima domenica, XXXIV,  del tempo Ordinario).

 

Questa struttura celebrativa che ritma l’anno della Chiesa si è formata gradualmente a partire dal II secolo quando si è definita - oltre alla celebrazione della Pasqua settimanale, di domenica in domenica, festa primordiale di origine apostolica - una grande festa annuale di Pasqua con il periodo di preparazione - dapprima di due giorni di digiuno e preghiera, poi una settimana, fino ad arrivare ai 40 giorni che ancora oggi celebriamo con il tempo di Quaresima - ed il periodo seguente con i 50 giorni che arrivano fino a Pentecoste. Gradualmente si è formato poi il tempo di Natale e successivamente il tempo di Avvento (siamo già attorno al VI secolo).

 

La Chiesa suddivide questa serie di anni attraverso la denominazione di Anno A, Anno B, Anno C, a cui corrisponde un ciclo delle letture festive (Ciclo A, Ciclo B, Ciclo C). Ciascun anno liturgico ha una sua peculiare fisionomia.

I Vangeli sono l’oggetto principale della meditazione festiva, senza tuttavia sminuire l’importanza dei testi dell’Antico Testamento e della Seconda Lettura (di solito staccata dal contesto) che li accompagnano.

Durante l’anno A ad offrirci spunti di meditazione su Gesù Cristo è l’evangelista San Matteodurante l’anno B è San Marcomentre l’anno C conosce il mistero incarnazionistico salvifico attraverso il Vangelo di San Luca.

San Giovanni, che a più riprese compare pressocchè nella Liturgia della Parola di tutti e tre gli anni, viene proposto in modo particolare durante il tempo di Passione del Signore.

 

 

 

4. Qual è lo scopo dell’anno liturgico?

L’anno liturgico è un vero e proprio cammino di salvezza, perché la Chiesa rende presente il mistero della Redenzione con la sua pienezza di grazia. Esso, quindi, è un anno di grazia del Signore, per questo il cristiano a contatto con questo tempo deve trasformare la propria vita, rinnovandosi, o meglio, convertendosi, come è avvenuto per i santi.

 

5. I segni che orientano l’anno liturgico

a) I Colori

L’anno liturgico ha i suoi colori, che spiegano e orientano nel tempo che si sta vivendo. Possiamo dire che sono i segnali che fanno subito capire l’itinerario particolare che si sta percorrendo o la festa che si sta celebrando.

Al n. 37 dell’introduzione al Messale Romano leggiamo: "La differenza dei colori nelle vesti liturgiche ha lo scopo di esprimere, anche con mezzi esterni, la caratteristica particolare dei misteri della fede che vengono celebrati, e il senso della vita cristiana lungo il corso dell’anno liturgico".

Secondo il tipo e la finalità della celebrazione, i giorni e i tempi liturgici dell’anno ecclesiastico, sono prescritti per i paramenti i seguenti colori: il bianco, il rosso, il verde, il violetto e il rosaceo. In ogni periodo dell’anno liturgico, è possibile sostituire i suddetti vari colori con il colore oro, per particolari motivi di solennità.

 

Descriviamoli:

viola Il colore viola indica penitenza, conversione, attesa e suffragio; si usa nei tempi di Avvento e di Quaresima e nella liturgia dei defunti (in quest’ultimo caso, può anche essere usato il colore nero).  Indica la speranza, l’attesa di incontrare Gesù, lo spirito della penitenza.

nero 

 

bianco– Il colore bianco significa risurrezione, purezza e gioia; si usa nel tempo di Natale e nel tempo di Pasqua, nelle celebrazioni del Signore, della Vergine Maria e dei Santi non martiri, nella celebrazione del Battesimo, del Matrimonio edell'Ordine.

 

 

 

verde

– Il colore verde esprime speranza, costanza nel cammino e ascolto perseverante; si usa nel Tempo Ordinario.

 

 

 

rosso– Il colore rosso indica amore e martirio; si usa la domenica delle Palme, il venerdì Santo, la domenica di Pentecoste e nelle celebrazioni dei santi martiri.  Significa il dono dello Spirito Santo che rende capaci di testimoniare la propria fede anche fino al martirio

Si usa  nella solennità del Sacro Cuore di Gesù e per il sacramento della Cresima

 

oro

– Il colore oro si usa in sostituzione di tutti i colori  ad eccezione del viola. Significa regalità e si può usare per sottolineare l’importanza di alcune Solennità.

 

 

Vi sono, poi, due colori che vengono usati raramente e sono:

rosaceo– il colore rosaceo, che si può usare la III domenica di Avvento e la IV di Quaresima; stempera il colore viola interrompendo il clima penitenziale, e indica gioia per la solennità che si avvicina, infatti la III di Avvento è detta Gaudete (Gioite) e la IV di Quaresima, Laetare (Rallegrati).

 

 

 

azzura

– Il colore azzurro, non è un vero e proprio colore liturgico, richiama il cielo e si può usare nelle celebrazioni che riguardano la Vergine Maria.

 

 

b) Le soste dell’Anno Liturgico: le Solennità, le Feste e le Memorie

Quando ricorre una particolare celebrazione si usa, genericamente, il termine Festa, ma la liturgia ha tre classificazioni delle celebrazioni, secondo la loro importanza: la Solennità, la Festa e la Memoria.

Questi giorni liturgici sono delle soste che invitano a meditare sui misteri della fede o sulla vita dei santi.

Le Solennità sono le celebrazioni più importanti, si riferiscono soprattutto a Gesù e a Maria, ma anche ai santi di particolare rilievo: S. Giuseppe. S.Giovanni Battista, i Ss. Pietro e Paolo.

Le Feste sono le celebrazioni che interessano soprattutto i santi che hanno avuto un particolare ruolo nella storia della Chiesa: gli apostoli, gli evangelisti, i fondatori di ordini religiosi, ad esempio: San Francesco d’Assisi e san Benedetto da Norcia.

Le Memorie, hanno lo scopo di celebrare il ricordo di un santo.

Le solennità e le feste possono avere un tempo di preparazione: il Triduo (tre giorni prima della ricorrenza); la Novena (nove giorni prima).

I tempi più importanti di preparazione sono il Triduo Pasquale e la Novena di Natale.

L’Ottava, invece, sono otto giorni che seguono la festa; la Chiesa celebra con particolare solennità l’Ottava di Natale e l’Ottava di Pasqua.

 

c) I Testimoni, cioè gli esempi da seguire

La Vergine e i Santi

La Chiesa, durante l’anno liturgico, celebra dei momenti particolari, delle soste, in cui i cristiani sono chiamati a meditare su alcune figure che hanno vissuto in pienezza la vocazione cristiana.

Il primo esempio che viene presentato è la Vergine Maria. Per la sua particolare vocazione nella storia della salvezza, accanto a Gesù, suo figlio, è Madre di Dio e Madre della Chiesa ed è presentata come modello di vita cristiana.

I Santi sono presentati dalla Chiesa come esempi da seguire, perché sono dei modelli viventi di risposta libera e generosa alla chiamata di Dio. Essi sono dei compagni di viaggio nel cammino dell’anno liturgico; infatti, la Chiesa propone ogni giorno, nel suo calendario, uno o più santi.

 

6. L’insegnamento della Chiesa

Dai documenti sulla Liturgia, Sacrosantum Concilium, del concilio Vaticano II:

Il senso dell’anno liturgico

"La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera salvifica del suo sposo divino mediante una commemorazione sacra, in giorni determinati nel corso dell’anno. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di "domenica", fa memoria della risurrezione del Signore, che essa celebra anche una volta l’anno, unitamente alla sua beata passione, con la grande solennità di Pasqua. Nel corso dell’anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo dall’Incarnazione e dalla Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e dall’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti e permette ai fedeli di venire a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza" (SC102)

Valorizzazione della Domenica

"Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della resurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente giorno del Signore o Domenica. In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all’Eucaristia e così far memoria della passione, della resurrezione e della gloria del Signore Gesù e render grazie a Dio, che li ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1Pt1,3)

Per questo la domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico" (SC106)

 

 

L’ANNO LITURGICO: il Tempo di Avvento e il Tempo di Natale 

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il Regno promesso che ora osiamo sperare, vigilanti nell’attesa.

 

7. Il Tempo di Avvento

 

La storia
Nel 490 il vescovo Perpetuus di Tours dichiarò ufficialmente l’Avvento periodo penitenziale nella Chiesa Franca dell’Europa Occidentale ordinando un digiuno di 3 giorni ogni settimana a partire dall’11 novembre (festa di S. Martino di Tours) fino a Natale. Questo digiuno di 40 giorni, simile alla Quaresima, fu chiamato originariamenteQuadragesima Sancti Martini (Digiuno di 40 giorni di S. Martino). Le letture per la Liturgia Eucaristica venivano prese dalle Messe di Quaresima.
Per contrasto, il periodo di Avvento della Liturgia Romana che si sviluppò un secolo dopo quello della Chiesa Franca, non era un tempo penitenziale, bensì un periodo festivo e gioioso di preparazione al Natale. Quando la Chiesa unificò il tempo liturgico, la natura festiva dell’Avvento Romano entrò in contrasto con il più lungo e penitenziale Avvento Gallico. Nel XIII secolo fu raggiunto un compromesso che combinò il carattere penitenziale della tradizione gallica con i testi della Messa e il più breve ciclo di 4 settimane proprio della Liturgia dell’Avvento Romano. La liturgia dell’Avvento è rimasta sostanzialmente inalterata fino al Concilio Vaticano II, tranne qualche piccolo cambiamento per delineare più chiaramente lo spirito del periodo Quaresimale e di Avvento.

 

Il significato teologico e la liturgia
La teologia dell’Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine “adventus” (= venuta, arrivo) si è inteso indicare il ricordo della prima venuta del Signore; d’altra parte designa anche la suaseconda venuta alla fine dei tempi.
Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

 

L’anno liturgico inizia con la prima domenica di Avvento, che cade o verso la fine di Novembre o ai primi di Dicembre. Dipende dal giorno della settimana in cui cade il S.Natale, che si celebra il 25 dicembre.

Come se ne individua esattamente l’inizio?

Aiutandosi con un calendario dell’anno in corso, si parte dal 25 dicembre e a ritroso si cerca quando cade la quarta domenica, che coincide con l’inizio dell’

anno liturgico e quindi dell’Avvento.

Quanto tempo dura?

Il tempo di Avvento dura quattro settimane, durante le quali siamo chiamati a metterci in atteggiamento di attesa in occasione della celebrazione del ricordo della nascita di Gesù a Betlemme (il S.Natale). Incomincia con i primi vespri della domenica che cade il 30 novembre (o nella domenica più vicina a questa data) e termina con i Vespri prima di Natale.

Come è scandito?

L'Avvento è un tempo vissuto nell'attesa della venuta del Signore.

 Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il domenica) a Maria (III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo.
Durante questo tempo non si canta il Gloria, il canto intonato dagli angeli sopra l’accampamento dei pastori («Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14)), dato che deve risuonare la notte di Natale ancora una volta come un nuovo messaggio.

Tempo di attesa e speranza, ma anche tempo di ascolto e riflessione sul Regno di giustizia e di pace inaugurato dalla venuta del Messia. La solennità della festa dell'Immacolata concezione (8 dicembre) non ostacola il percorso dell'Avvento, ma ricorda l'opera del Salvatore che ha santificato la Madre fin dal suo primo concepimento.

Il tempo di Avvento è dunque il tempo dell’attesa e della preparazione all’incontro con Dio.

Qual è il colore liturgico?

Il colore che contraddistingue questo primo tempo liturgico è il viola. Nella terza domenica, detta anche domenica del “laetare”, si può usare il colore rosaceo.

 

Per i giorni che precedono il Natale c’è ancora una particolarità: le cosiddette “antifone della ‘O’” tratte dal libro delle Ore, le quali sono intonate come versi alleluiatici prima del vangelo e come antifone del Magnificat. Esse rappresentano una particolare ricchezza della liturgia. In questi testi vengono collegate, di volta in volta, un’invocazione del Messia atteso ed una preghiera di supplica per la sua venuta salvifica. Le iniziali di queste antifone in latino, dopo la ‘O’, lette dall’ultima alla prima formano l’acrostico: “Ero cras” (domani verrò).

 

 

Corona dell’ Avvento           candele novena

La prima candela si chiama Candela del Profeta. Ci rammenta che molti secoli prima della nascita del bambino Gesù, uomini saggi chiamati profeti predissero la sua venuta.

Un profeta di nome Michea predisse perfino che Gesù sarebbe Nato a Betlemme!

La seconda candela, chiamata Candela di Betlemme , ci ricorda la piccola città in cui nacque il nostro Salvatore. Noi raffiguriamo Maria e Giuseppe mentre stancamente vagano da una locanda all'altra, senza riuscire a trovare un posto dove riposare, finchè alla fine sono condotti al riparo di una stalla. Poi, nella più sacra tra le notti, mentre risposavano nella stalla insieme ai miti animali, il figlio di Maria, il bambino Gesù, nacque!

La terza candela è chiamata la Candela dei pastori, poiché furono i pastori ad adorare il bambino Gesù e a diffondere la lieta novella.

La quarta candela è la Candela degli Angeli per onorare gli angeli e la meravigliosa novella che portarono agli uomini in quella notte mirabile. Sebbene non possiamo ne vederli né sentirli, sono ancora gli angeli che ci portano il messaggio di Dio con pensieri d'amore e di pace, di gioia e di buona volontà"

La sua funzione

Data la sua origine, la corona di Avvento ha una funzione specificamente religiosa: annunciare l'avvicinarsi del Natale soprattutto ai bambini, prepararsi ad esso, suscitare la preghiera comune, manifestare che Gesù è la vera luce che vince le tenebre e il male. Il consumismo moderno se ne è impadronito, ne ha predisposte di tutte le forme, ne ha fatto un motivo ornamentale natalizio che si trova non solo nelle case e nelle chiese, ma anche nei negozi, nelle piazze, durante i concerti. Si pensi alla grande corona di Avvento nella piazza centrale di Strasburgo. Comunque, data la sua struttura e il contesto in cui è inserita, essa non perde il suo valore simbolico e, come ogni simbolo, non finisce mai di dire, di interrogare, di sollecitare alla ricerca di senso. Proprio per questa sua valenza, essa si è radicata e diffusa in un tempo abbastanza breve.

Il simbolismo della Corona

La corona di Avvento è un inno alla natura che riprende la vita, quando tutto, sembrerebbe finire, un inno alla luce che vince le tenebre, un inno a Cristo, vera luce, che viene a vincere le tenebre del male e della morte. La corona di Avvento ha una forma circolare. Il cerchio è, fin dall'antichità, un segno di eternità e unità; qui indica il sole e il suo ciclo annuale, il suo continuo riprodursi, senza mai esaurirsi; esprime bene il riproporsi del mistero di Cristo. Come l'anello, che è tutto un continuo, la corona è anche segno di fedeltà, la fedeltà di Dio alle promesse. Dato questo suo significato la corona di Avvento deve mantenere la sua forma circolare e non divenire una qualsiasi composizione floreale con quattro candele. La corona è inoltre segno di regalità e vittoria. Nell'antica Roma si intrecciavano corone di alloro da porsi sul capo dei vincitori dei giochi o di una guerra. Anche oggi al conseguimento della laurea viene consegnata una corona di alloro. La corona di Avvento annuncia che il Bambino che si attende è il re che vince le tenebre con la sua luce. I rami sempre verdi dell'abete o del pino che ornano la corona sono i segni della speranza e della vita che non finisce, eterna appunto. Per questo la vera corona non dovrebbe essere di terracotta, ceramica, pasta e sale… Questi rami richiamano anche l'entrata di Gesù in Gerusalemme, accolto con rami e salutato come re e messia. Ancora oggi la liturgia ambrosiana pone nell'Avvento, il racconto dell'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Per ornare la corona si usano nastri rossi o violetti: rosso o rosa, simbolo dell'amore di Gesù che diventa uomo; violetto, segno della penitenza e della conversione per prepararsi alla sua venuta.

Quando accendere le candele.

Le candele vanno accese una per settimana, al sabato sera o alla domenica, quando tutta la famiglia è riunita. Di solito l'accensione è riservata al più piccolo, proprio perché questa tradizione è nata per preparare i bambini al Natale. Durante la settimana si possono accendere le candele (una per la prima settimana, due per la seconda ecc.) quando si prega o si mangia insieme, quando arriva un ospite…

candelaavvento  Prima domenica di Avvento

Candela del profeta

Candela della Speranza

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candelaavvento  Seconda domenica di Avvento

Candela di Betlemme

Candela della chiamata universale alla salvezza

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candelaavvento  Terza domenica di Avvento

Candela dei Pastori

Candela della gioia

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candelaavvento  Quarta domenica di Avvento

Candela degli angeli

Candela dell’amore

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Fonte : www.Netcrim.org

 

 

 

 

8. Il Tempo di Natale

 

La storia


Già ai tempi di Agostino si celebrava Natale. Il Dies Natalis Domini a Roma (già nell’anno 336) e a Milano – il 25 dicembre indicava l’anniversario reale della nascita di Gesù. Clemente d’Alessandria, tuttavia, fin dall’inizio del terzo secolo, attesta che nella Chiesa non c’è una tradizione stabilita riguardo alla data precisa della nascita di Gesù. Dice anzi che alcuni copti «assegnano alla nascita del Salvatore non soltanto l’anno, ma il giorno; e secondo costoro si tratterebbe dell’anno 28 di Augusto, il 25° giorno del mese di Pachon (corrispondente al nostro 20 maggio) che il felice evento ha avuto luogo» (Stromata I, 21, PG 8,888).
In Oriente effettivamente si trovano tracce di un ciclo di feste in relazione alla Natività, celebrate in maggio: l’11 maggio i copti festeggiano infatti Giovanni l’Evangelista; il 12 maggio santo Stefano; il 16 Maria, la Madre di Gesù; il 19 l’entrata del Signore in terra d’Egitto. Il 18 maggio i georgiani e gli armeni festeggiano i Santi Innocenti. Epifane di Salamina (che è morto nel 403) ci informa come gli alogi (letteralmente i “negatori del Logos“, il Verbo) festeggino la nascita di Gesù il 21 maggio (cfr. Ch. Mohrmann, Epiphania, RSTP, t. 37, 1953, p. 658).
È solo nel IV secolo che in Occidente (grazie a papa Liberio, nel 354) apparve il Natale al 25 dicembre e in Oriente l’Epifania al 6 gennaio.
La scelta della data si giustificava in base a certe speculazioni circa la morte di Cristo e circa la festività pagana per il solstizio d’inverno. Forse, scopo dell’istituzione della festa cristiana era anche quello di cristianizzare il Dies Natalis Solis  Invicti. Questa festa della luce era diventata popolarissima tra i pagani del terzo e quarto secolo in relazione al culto di Mitra, praticato dall’esercito romano. Diocleziano, e altri imperatori, avevano proclamato Mitra «sostegno del loro potere imperiale».
Anche per i cristiani, il sole e la luce sarebbero diventati segni per presentare il Cristo e la sua storia. Ma la festa cristiana non sembra avere come intenzione principale quella di contrastare la solennità pagana del solstizio che era in declino già prima dell’inizio del IV secolo.
La spiegazione della scelta del 25 dicembre resta incerta. Una recentissima teoria sembra avvalorare questa data collegando il tempo del servizio di Zaccaria al Tempio di Gerusalemme (con l’annuncio del concepimento di Giovanni Battista, intorno al 25 di settembre e quindi con la sua nascita al 24 giugno e la conseguente nascita di Gesù (sei mesi dopo) il 25 dicembre). Questo calcolo è stato reso possibile dal calendario del servizio liturgico delle famiglie sacerdotali (Zaccaria era della famiglia di Abia) al Tempio di Gerusalemme, trovato nei manoscritti di Qumram. Ma è ancora una ipotesi suggestiva.
Fin dal V secolo, comunque, la Natività assunse tale importanza che, nel mondo cristiano, iniziò a segnalare la nascita del nuovo anno liturgico. Si continuò così fino al secolo XI, allorché al ciclo natalizio fu aggiunto l’Avvento, come preparazione della festa. Da allora, la prima domenica di Avvento è divenuta il primo giorno del nuovo anno delle celebrazioni cristiane.

 

Il significato teologico e la liturgia


Il contenuto del Natale è tutto incentrato sulla realtà di Dio che si fa uomo, venendo al mondo come tutti noi, salvo l’immacolato concepimento e l’esenzione dal peccato originale. La venuta del Figlio di Dio in carne e ossa nel nostro quotidiano ci rivela la generazione eterna del Verbo, che cioè il Cristo è non solo il figlio di Maria, ma è lo stesso Figlio di Dio, fin dall’eternità. Dio che è anche Figlio.
È un bambino umano, ma è nello stesso tempo la seconda persona della Trinità. Attraverso le letture dei vangeli dell’infanzia (di Luca e di Matteo, ma anche del prologo di Giovanni) Gesù è riconosciuto come il vero Dio e un vero uomo, mediatore e comunione personale e indissolubile tra cielo e terra; identità tra passato, presente e futuro eterno della nostra storia umana (cfr. Ebrei 13,8).
La nascita del Figlio di Dio tra noi redime ogni nascita e fa rinascere noi come figli di Dio. La festa, infatti, non è soltanto memoria, commemorazione genetliaca, ma mysterium: potenza della venuta di Cristo che ci fa diventare “cristiani”. È l’inizio della Chiesa come il corpo di Cristo (cfr. Rm 7,4; 8,10; 12,5). Ci sono testi sia giovannei che paolini che specificano la filiazione adottiva, la “nuova nascita” cioè, dall’acqua e dallo Spirito.

 

Inizia con la celebrazione della Messa della notte del 24 Dicembre e si conclude con la domenica successiva alla solennità dell’Epifania, cioè con la festa del Battesimo di Gesù. La solennità del S.Natale (25 dicembre) celebra la nascita e l'incarnazione del Figlio di Dio. Essa risale alla prima metà del quarto secolo, ma solo nel sesto secolo si è creato un tempo di preparazione, di riflessione e di penitenza che assumerà più avanti un vero e proprio carattere liturgico.

Il 26, 27, 28 dicembre si celebrano, rispettivamente, le feste  di S. Stefano, S. Giovanni Evangelista e dei Santi Innocenti.

Il tempo di Natale è il tempo della gioia perché celebriamo il Signore che è venuto in mezzo a noi circa 2.000 anni fa e, da allora, non ci ha mai abbandonato.

Dal mistero della nascita di Gesù, si passa a celebrare la sua manifestazione al mondo (Epifania, 6 gennaio), la rivelazione della sua natura divina e della sua affermazione come Messia (festa del Battesimo - prima domenica dopo Epifania - ), la sua vita in famiglia (festa della Santa Famiglia - se non vi è la domenica, si celebra il 30 dicembre) e santità della Madre (1 gennaio).

Qual è il colore liturgico?

Il colore che contraddistingue questo tempo dell’anno liturgico è il bianco.

 

La novena di Natale
Le novene sono celebrazioni popolari che nell’arco dei secoli hanno affiancato le “liturgie ufficiali”. Esse sono annoverate nel grande elenco dei “pii esercizi”. “I pii esercizi – afferma J. Castellano – si sono sviluppati nella pietà occidentale del medioevo e dell’epoca moderna per coltivare il senso della fede e della devozione verso il Signore, la Vergine, i santi, in un momento in cui il popolo rimaneva lontano dalle sorgenti della bibbia e della liturgia o in cui, comunque, queste sorgenti rimanevano chiuse e non nutrivano la vita del popolo cristiano”.
La novena di Natale, pur non essendo “preghiera ufficiale” della Chiesa, costituisce un momento molto significativo nella vita delle nostre comunità cristiane. Proprio perché non è una preghiera ufficiale essa può essere realizzata secondo diverse usanze. La domanda che ogni operatore pastorale dovrebbe porsi di anno in anno è: “Come posso valorizzare la novena di Natale per il cammino di fede della mia comunità?”.
Al di là degli adattamenti ‘annuali’, nella Novena dovrebbero esserci delle caratteristiche di fondo come sfondo comune su cui costruire la celebrazione. Eccone alcune:

  • La novena di Natale è molto vicina alla celebrazione dei vespri. Va pertanto realizzata attraverso una saggia utilizzazione dei simboli della preghiera serale: la luce e l’incenso. È bene che vi sia una proclamazione della parola e una breve riflessione.
  • Inoltre potrebbe essere l’occasione per la scelta di una “antologia biblica” ricca di nutrimento per lo spirito. È quindi l’occasione per proporre non una spiritualità devozionale ma ispirata profondamente dalla Parola di Dio.

 

L’Epifania

L’Epifania é una festa di luce: una luce che guida a Gesù; una luce che traspare da Lui. Lo splendore di una stella attrae a Betlemme genti lontane. Esse sono il simbolo di tutti gli uomini, quindi anche di noi, che vanno verso il Signore guidati dalla fede, e lo adorano.
Il mistero della manifestazione del Signore si celebra come duplice nella festa di Natale e di Epifania, che sono il frutto del mutuo influsso delle tradizioni orientali ed occidentali. Malgrado l’influsso che le due tradizioni ebbero l’una sull’altra, le due feste non si fusero, ma continuarono a mantenere il loro proprio giorno di celebrazione insieme alle loro particolarità. La festa di Epifania ha le sue origini nell’Oriente Cristiano verso gli anni 120-140 come la commemorazione del battesimo del Signore.

Il ciclo di Natale – Epifania è il ciclo della manifestazione del Signore, manifestazione splendente, perché è la luce di Dio che risplende e illumina il mondo. Questa è l’idea base e fondamentale di questo periodo dell’anno liturgico. Dio si manifesta per mezzo dell’incarnazione del Figlio suo nel seno di Maria per opera dello Spirito Santo. Ma lo scopo dell’incarnazione è la redenzione dell’uomo: per noi e per la nostra salvezza… Questo ci porta in primo luogo non a contemplare l’anniversario della nascita di Cristo, ma a celebrare il mistero della sua manifestazione al mondo per salvare gli uomini nell’umiltà della nostra carne, che egli assunse nel grembo della Vergine Maria per mezzo dello Spirito.

 

9. Il Tempo Ordinario

Il “tempo ordinario” è un tempo liturgico un pò particolare: apparentemente “noioso”, ordinario appunto, molto lungo, sembra un pò un riempitivo tra i restanti tempi forti dell’anno: Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua. Quasi come i giorni feriali tra due domeniche. Ma la Chiesa, che è madre e non fa mai nulla a caso, non poteva fare un tempo “di riempimento”. E infatti non lo è.

Il “tempo ordinario”, detto nei libri latini “per annum”, è un tempo importantissimo, perchè, appunto, è ordinario, ma non nel senso di banale, quanto di quotidiano. L’anno liturgico rispecchia la nostra vita: ci sono dei momenti di “luce” (il Natale), che riusciamo ad accogliere solo se ne sentiamo la mancanza (l’Avvento), poi questa luce illumina le nostre cose (la Quaresima) fino a purificarle e a farle nuove (la Pasqua e la Pentecoste). E il resto? Il resto è il tempo “normale”, quello in cui si svolge realmente la nostra vita, e dove si svolge e costruisce realmente il Regno di Dio e il nostro essere uomini e donne a immagine e somiglianza di Dio.

Mentre i tempi forti sono tempi “pedagogici”, cioè mirano a risvegliare un determinato aspetto della nostra fede nella nostra vita, il tempo ordinario invece venera il mistero di Cristo nella sua globalità, nello svolgersi della vita nuova illuminata dallo Spirito Santo.  Perchè l’anno liturgico non è un compito ecclesiastico, ma è una persona, Gesù Cristo, presente come memoria, presenza e profezia.

 

Il tempo Ordinario, trentatrè (a volte trentaquattro) settimane, inizia il lunedì dopo la domenica del Battesimo di Gesù e si interrompe con il Mercoledì delle Ceneri, per riprendere dopo la  domenica di Pentecoste e protrarsi fino alla domenica della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, re dell’Universo.

La domenica successiva sarà ancora la prima domenica di Avvento, quando l’anno liturgico avrà di nuovo il suo inizio.

Il tempo Ordinario è il tempo della speranza, dell’ascolto e della testimonianza nella vita quotidiana.

Quale il colore liturgico?

Il colore che contraddistingue questo tempo dell’anno liturgico è il verde.

 

10. Il Tempo di Quaresima

La Quaresima (dal latino “quadragesima” = quaranta giorni) inizia con il Mercoledì delle Ceneri, dura cinque settimane e si protrae fino alla domenica delle Palme. Ricalcando i quaranta giorni passati da Gesù nel deserto, la Quaresima dura quaranta giorni. Proprio perché ci aiuta a rivivere il periodo di penitenza e di sacrificio vissuto da Gesù, essa è un tempo di penitenza, di conversione, di lotta contro il male, di rinascita in preparazione alla Pasqua, il centro della nostra fede.

Le letture delle domeniche di Quaresima sono riprese dalla tradizione antica che accompagnava il catecumeno nella preparazione al Battesimo: sono una grande catechesi battesimale.

Prima domenica: è la domenica della tentazione:

Seconda domenica: è la domenica di Abramo e della Trasfigurazione;

Terza domenica: è la domenica della Samaritana;

Quarta domenica: è la domenica del cieco nato;

Quinta domenica: è la domenica di Lazzaro.

 

Quale il colore liturgico?

Il colore che contraddistingue questo quarto tempo dell’anno liturgico è il viola. Solo nella quarta domenica (detta “Laetare”) si può usare il colore rosaceo.

Durante tutto il tempo di Quaresima non si canta l’alleluia.

 

11. La Settimana Santa e il Triduo Pasquale

Inizia con la Domenica delle Palme e si conclude con il Sabato Santo, prima della grande Veglia Pasquale.

Durante questa settimana siamo chiamati a rivivere la vicenda di Gesù dal suo ingresso a Gerusalemme, dove era stato salutato dalla gente con le Palme (Domenica delle Palme), fino alla sua morte, sepoltura e risurrezione.

Nel Giovedì Santo si ricordano:

– l'ultima cena (che è stata la prima Messa),

– l'istituzione del sacerdozio,

– il gesto della lavanda dei piedi, segno di amore  e di servizio.

Il Venerdì Santo non si celebra Messa (al suo posto si celebra la liturgia della Parola …), si fa memoria della Passione di Gesù.

Con la Veglia Pasquale della notte del Sabato Santo comincia la più grande festa dell'anno.

 

12. Il Tempo Pasquale

E’ un periodo di cinquanta giorni che come un grande e solo giorno va dalla Pasqua alla domenica di Pentecoste.

 

Durante questo periodo tutti i cristiani sono chiamati a riflettere sul significato della risurrezione di Gesù dalla morte: la vittoria sulla morte e sul peccato, la salvezza, la vita eterna che ci è stata donata da Gesù.

 

La celebrazione del periodo pasquale si snoda intorno a tre grandi feste: Pasqua, Ascensione, Pentecoste.

Pasqua segna l’ingresso del Cristo glorioso nella vita di Dio. Ma la Pasqua di Cristo diventa la nostra: con essa Dio chiama in vita una nuova creazione.

L’Ascensione segna per Cristo il punto culminante del grande movimento di esaltazione con cui Dio corona il suo abbassamento per noi, fino alla morte di croce. Ora è innalzato fino alla destra del Padre, ove ci precede per prepararci un posto.

Pentecoste – La Pentecoste, compimento dell’unica grande celebrazione pasquale, celebra l’effusione sulla Chiesa dello Spirito del Risorto. Il dono dello Spirito è infatti in rapporto con il fatto decisivo della Pasqua. Egli realizza in noi ciò che si è compiuto in Cristo: fa sì che il suo mistero diventi il nostro e ce ne ispira i frutti; ci rende dinanzi al mondo testimoni della Risurrezione e capaci di una vita nuova.

Quale il colore liturgico?

Il colore che contraddistingue questo tempo liturgico è il bianco.

 

La Pasqua è stata fissata nella domenica seguente il plenilunio di primavera, per cui può oscillare dal 22 Marzo al 25 Aprile.

 

 

LA LITURGIA DELLA PAROLA dell' Anno Litugico

 

La struttura delle messe della Domenica (o festive) riprende l’antica tradizione delle tre letture:

prima: Antico Testamento (i profeti)

seconda: Nuovo Testamento (gli apostoli)

Vangeli

 

La struttura delle messe feriali è invece la seguente:

prima: Antico o Nuovo Testamento

seconda: Vangeli

 

Va ricordato che anche il salmo è tratto dalla Bibbia.

 

DOMENICA

Per le Domeniche e per alcune solennità  e feste, le letture sono proposte secondo un ciclo triennale; in tal modo la lettura della Bibbia è più abbondante e più varia, perché solo ogni tre anni ritornano i medesimi testi. I tre cicli vengono indicati con le lettere A, B e C. Seguono lo svolgimento di tutto l’anno liturgico: iniziano dalla prima Domenica di avvento e terminano con la solennità di Cristo Re.

 

La prima lettura, come il salmo, viene sempre scelta in funzione del Vangelo. A volte viene scelta perché il Vangelo ne cita una frase.

 

Per la seconda lettura ci sono due possibilità:

– per le feste o i tempi speciali (quaresima, Pasqua, …) anch’essa è scelta in linea con il Vangelo

– nel tempo ordinario si è deciso per una lettura continua delle lettere degli Apostoli.

 

Il Vangelo. Ogni anno viene letto in modo particolare un evangelista:

Il ciclo di lettura è identificato dalle letture A – B – C .

Anno A : la maggior parte dei testi evangelici dal vangelo di MATTEO.

Anno B : la maggior parte dei testi evangelici dal vangelo di MARCO.

Anno C : la maggior parte dei testi evangelici dal vangelo di LUCA.

Il Vangelo di Giovanni per antica tradizione viene letto lungo la quaresima e il tempo pasquale.

 

GIORNI FERIALI

Duranti i tempi “forti” dell’anno liturgico (avvento, Natale, quaresima e Pasqua) le letture seguono un ciclo annuale, ciò significa che tutti gli anni sono uguali.

Nelle settimane del tempo ordinario (tra l’Epifania e la quaresima e tra la Pentecoste e l’avvento) si ha un ciclo annuale per il Vangelo, mentre si ha un ciclo biennale per la prima lettura e il salmo: del Vangelo si legge ogni anno il medesimo testo, mentre per la prima lettura vi sono due serie di testi biblici, da leggersi in anni alterni pari e dispari.

 

 

TABELLA ANNUALE DELLE PRINCIPALI CELEBRAZIONI

ANNO Ciclo domenicale Ciclo feriale Tempo Ordinario prima della quaresima -        dal giorno
Giorno delle Ceneri PASQUA 
Ascensione Pentecoste Corpo e Sangue di Cristo Tempo Ordinario dopo il tempo di Pasqua -        dal giorno
Prima domenica di Avvento
 2020  Anno A  II (pari)    26 febbraio 12 aprile 24 maggio  31 maggio  14 giugno  1 giugno
29novembre    
 2021  Anno B  I (dispari) 11 gennaio  17 febbraio 4 aprile 16 maggio 23 maggio 6 giugno 24 maggio
28 novembre
2022  Anno C II (pari) 10 gennaio 2 marzo 17 aprile 29 maggio 5 giugno 19 giugno 6 giugno
27 novembre
                     
2023  Anno A  I (dispari) 10 gennaio 22 febbraio 9 aprile 21 maggio 28 maggio 11 giugno 29 maggio
3 dicembre
2024  Anno B II (pari) 9 gennaio              
2025  Anno C I (dispari) 13 gennaio              
                     
                     

 

 

IL VOCABOLARIO LITURGICO

 

 

 (elaborazione redazionale da wikipedia.it – santiebeati.it – lachiesa.it)

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