padre Ermes Ronchi
fonte: https://blog.smariadelcengio.it/
25 05 2025
VI DOMENICA DI PASQUA - Anno C -
"Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto."
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Vangelo secondo Giovanni 14, 23-39
SOGNO DI PACE
Giovanni ci fa alzare il capo, mentre ci trasmette tutto quello che ha sperimentato di Gesù . E lo concentra in tre parole: la prima è “dimora”.
Se uno mi ama, io e il Padre verremo e prenderemo dimora in lui. Dio è venuto, mi abita, è entrato in me più dell’aria nei polmoni, più del sangue nelle vene.
In me? Ma davvero? Qui troverai ben poco Signore, starai alle strette; però ti assicuro che cercherò un pezzetto di casa dove tu possa sentirti amato, un riparo, un nido per la pace che tu porti.
Seconda parola: “pace”. Gesù risorge e incontrando i suoi la prima parola che erompe dal cuore è: Pace a voi! Lo ha ben capito anche papa Leone, impostando su questo sogno di pace il suo primo messaggio.
Ma Gesù regala una certezza, non un augurio; dice che la pace è già qui, è nelle mani e nel cuore: vi do la mia pace, ma non come fa il mondo.
Scende pace, piove pace sui cuori e sui giorni. È pace.
La pace che non si compra e non si vende; dono che diventa conquista con un artigianato paziente.
Come? Respingendo i tre maledetti verbi della guerra:
prendere, depredare e impossessarsi anche di ciò che non è tuo; salire, cercare prestigio e grandezza, essere il più grande;
dominare, la seduzione e la prostituzione del potere.
A questi, Gesù lungo tutto il suo vangelo contrappone tre verbi benedetti:
dare, condividere e donare, anziché tenere in pugno;
scendere, come il Samaritano buono, che scende da cavallo e si china sul dolore;
servire, verbo per coraggiosi e innamorati, per madri che sanno dire: “prima vieni tu, e dopo io”.
Dare, scendere servire. Tre verbi benedetti, che disarmano le menti.
Terza parola-promessa riguarda lo Spirito Santo: Vi ricorderà, vi insegnerà, ri-porterà al cuore, ri-accenderà tutto Gesù.
Inciderà di nuovo nell’intimo gesti e parole di lui, di quando passava e guariva la vita.
Ma poi non basta, lo Spirito vi insegnerà nuove sillabe divine, parole nuove mai dette ancora e nuovi pensieri, vi farà affondare le mani nel futuro, rinnoverà la faccia del mondo. Insegnerà a ciascuno, perché lo Spirito Santo non è la riserva di qualche eletto, perché ogni cristiano ha tanto Spirito quanto ne ha il papa, ha tutto lo Spirito di cui ha bisogno per fiorire, creare, ed essere nella vita donatore di vita.
Lo Spirito ci fa innamorare di un cristianesimo che sia visione, incantamento, fervore, poesia, slancio. E fioritura anche delle mie spine.
Dimora. Spirito. Pace. Parole impastate di leggerezza e di soffio ardente. La pace si fa solo piantando piccole oasi di alleanza là dove siamo chiamati a vivere, ciascuno con la sua piccola palma di pace piantata nel deserto della storia. E quando la mia oasi più la tua, il mio metro quadro di pace più il tuo, più quello di un altro al nostro fianco, più quello del vicino, quando saranno milioni, le piccole oasi conquisteranno il deserto e lo faranno fiorire.
padre Ermes Ronchi
Ti lodino i popoli Dio
Francesco Buttazzo
Manda il tuo Spirito
Rinnovamento nello Spirito
La pace del Signore
Francesco Buttazzo
Vignetta della Domenica
18 05 2025
V DOMENICA DI PASQUA - Anno C -
"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri."
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Vangelo secondo Giovanni 13, 31-33a.34-35
ACCOLTO E TRACIMANTE
«Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate come io vi ho amato». Parole infinite, in cui ci addentriamo come in punta di cuore.
Ma perché comandarlo, quando l’amore non si finge, non si mendica, non si impone?
E perché ‘nuovo’, se quel comando innerva già tutta la bibbia, legge e profezia?
La Bibbia intera è una biblioteca sull’arte di amare. E qui siamo forse al capitolo centrale: amatevi come io ho amato voi. La novità emerge dal piccolo avverbio “come”. Gesù non dice amate ‘quanto me’, lui parla della qualità dell’amore. Lo specifico del cristiano non è amare, lo fanno già in molti, sotto ogni cielo, bensì farlo come lui.
Non quanto me, non ci arriveremmo mai. ma ‘come me’, imparate dal mio stile, dal mio modo: lui che lava i piedi ai discepoli e abbraccia i bambini; che vede uno soffrire e prova un crampo nel ventre, un’unghiata sul cuore; che quando si commuove va vicino e tocca, tocca la carne, la pelle, gli occhi; che non manda via nessuno mai. In cerca dell’ultima pecora, alle volte coraggioso come un eroe, alle volte tenero come un innamorato. Amore non di emozioni, ma di mani, fattivo, di pane. Ecco come ci obbliga a diventare grandi, e accarezza e pettina le nostre ali perché diventino più forti e possiamo spiccare il volo, e volare lontano.

Amore reciproco: gli uni gli altri, cioè cominciando da chi è vicino, occhi negli occhi, faccia a faccia, a tu per tu. È la terminologia caratteristica della prima comunità cristiana.
E guai se ci fosse un aggettivo a qualificare chi merita il mio amore: È l'uomo, ogni uomo. Perfino l'inamabile, perfino Caino, perfino Giuda.
Allora capisco il comandamento non come una imposizione, ma come il fondamento della storia e il compimento della parabola della vita. Se ami, non sbagli. Se ami, non fallisci la vita. Se ami, la tua vita è stata un successo, comunque.
Se ognuno di noi sarà il racconto di un gesto di Cristo, diventerà canale attraverso il quale l'amore, come acqua che feconda, circolerà nel mondo.
Benedirò il tuo nome
Rinnovamento nello Spirito
Farai nuove tutte le cose
Comunità Gesù Risorto
Come io ho amato voi
Echi di Luce
Vignetta della Domenica
11 05 2025
IV DOMENICA DI PASQUA - Anno C -
"Alle mie pecore io do la vita eterna."
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Vangelo secondo Giovanni 10, 27-30
LE 2 PAROLE PERFETTE
padre Ermes Ronchi
Acclamate al Signore
Marco Frisina
L’Eterno è il mio pastore
Marco di Marco
Ascolto la tua voce
Rinnovamento nello Spirito
Vignetta della Domenica
04 05 2025
III DOMENICA DI PASQUA - Anno C -
"Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce."
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Vangelo secondo Giovanni 21, 1-19
UNA RESA?
I sette discepoli sono tornati là dove tutto aveva avuto inizio, al loro mestiere di prima, alle parole di sempre: vado a pescare, veniamo anche noi.
L’ultimo incontro con il Risorto avviene nella normalità del quotidiano. L’infinito scende alla latitudine di casa. Il cerchio delle azioni di tutti i giorni è il luogo dove incontrare colui che se n’è andato dai recinti del sacro e abita il “profano”: l’infinito è nella vita, e la vita è infinita.
L’abbandonato ritorna da coloro che sanno solo abbandonare, e invece di chiedere loro di inginocchiarsi, è lui che si inginocchia davanti al fuoco di brace, come una madre che si mette a preparare il cibo per i suoi di casa, come un amico. È il suo stile: tenerezza, umiltà, cura. Amici, vi chiamo, non servi.
E chiede: portate un po’ del pesce che avete preso! Così il pesce di Gesù e il tuo finiscono insieme, e non li distingui più.
In questo clima di amicizia e semplicità, seduti all’alba attorno a poche braci, il dialogo sublime tra Gesù e Pietro.
Gesù, maestro di umanità, usa il linguaggio più semplice, pone domande risuonate sulla terra infinite volte, sotto tutti i cieli, in bocca a tutti gli innamorati che non si stancano di sapere: mi ami? Mi vuoi bene?
Semplicità estrema di parole che non bastano mai, perché la vita ne ha fame; di domande e risposte che anche un bambino capisce perché è quello che si sente dire dalla mamma tutti i giorni.
Il linguaggio del sacro diventa il linguaggio delle radici profonde della vita. La vera religione non è mai separata dalla vita.
E sono tre domande, sempre uguali, sempre diverse:
Simone di Giovanni, mi ami più di tutti? Pietro risponde con un altro verbo, quello più umile, più nostro, verbo dell’amicizia e dell’affetto: ti voglio bene. E non si misura con gli altri.
Seconda domanda: Simone di Giovanni, tu mi ami? Pietro mantiene il profilo basso di chi conosce bene il cuore dell’uomo, e risponde ancora con quel nostro verbo così umano: ti sono amico.
Nella terza domanda succede qualcosa di straordinario. Gesù adotta il verbo di Pietro, si abbassa, si avvicina, lo raggiunge là dov’è: Simone, mi vuoi bene? Dammi affetto, se l’amore è troppo; amicizia, se l’amore ti mette paura. Pietro, un po’ d’amicizia posso averla da te? E mi basterà, perché io cerco la sincerità del cuore.
Gesù rallenta il passo sul ritmo del nostro, la misura di Pietro diventa più importante delle sue esigenze; così è l’amore vero, che mette il tu prima dell’io. Pietro sente il pianto salirgli in gola: vede Dio mendicante d’amore, Dio delle briciole, cui basta così poco, solo la verità di un cuore sincero.
E credo che nell’ultimo giorno, anche se per mille volte l’avrò deluso o tradito, il Signore per mille volte mi chiederà come a Simone:
Mi vuoi bene?
E io non dovrò fare altro che rispondere, per mille volte, solo questo:
Sì, ti voglio bene!
padre Ermes Ronchi
Agnello immolato
Rinnovamento nello Spirito
Agnello di Dio
Francesco Buttazzo
Mi ami tu?
Rinnovamento nello Spirito
Vignetta della Domenica