Giornata Missionaria
Il mese di ottobre, nella Chiesa italiana, è particolarmente dedicato alla preparazione e alla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che ricorre sempre nella penultima domenica del mese. Ogni anno questo appuntamento vuole alimentare la fraternità universale della Chiesa, ossia la comunione con tutte le Comunità Cristiane sparse nel mondo, oltre all’impegno di solidarietà con le Chiese di più recente formazione, con quelle che vivono nei paesi più poveri e con quelle che soffrono persecuzione.
Inoltre, dal punto di vista pastorale, il “mese missionario” diventa l’occasione per aiutare le nostre comunità cristiane e i tutti i credenti ad alimentare la propria “missione” nella Chiesa e nel mondo.
19 ottobre 2025 : 99ª Giornata

L’ottobre missionario di quest’anno, 2025, si pone in piena sintonia con il grande Giubileo ordinario dedicato al tema della Speranza. Nella Bolla di indizione di questo Anno Santo, Papa Francesco auspicava: «Possa la luce della speranza cristiana raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!» (Bolla Spes non confundit, 6).
Viviamo in un mondo nel quale sembra regnare più la preoccupazione che la speranza; un mondo sul quale si addensano sempre più minacciose nubi di guerra; aumenta in tutti noi l’ansia per i cambiamenti climatici e per la sopravvivenza di molti popoli e del pianeta stesso.
In questo clima così sconfortante, come cristiani siamo chiamati a mantenere viva la certezza che Dio non è assente a queste nostre preoccupazioni e ci chiama ad una “missione speciale”: «lasciarci guidare dallo Spirito di Dio e ardere di santo zelo per una nuova stagione evangelizzatrice della Chiesa, inviata a rianimare la speranza in un mondo su cui gravano ombre oscure» (Messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria Mondiale 2025).
È questo il motivo principale della nostra preghiera e del nostro impegno in questo ottobre missionario. Non possiamo dimenticare che la nostra fede ha il suo fondamento in Gesù Cristo, diventato vittima di un mondo ingiusto e crudele che lo ha condannato a morte, «e a una morte di croce» (Fil 2,8), pur non riconoscendo in lui alcuna colpa (cf Gv 19,4), ma che riconosciamo come “il Risorto”, “il Vittorioso”, colui che ha sconfitto ogni forma di male, anche di quel male che agli occhi degli uomini sembrava irreparabile, cioè la morte. È qui, nella fede pasquale, che troviamo la fonte della nostra Speranza! E di questa Speranza noi siamo testimoni e annunciatori. «A tal fine, occorre rinnovare in noi la spiritualità pasquale, che viviamo in ogni celebrazione eucaristica e soprattutto nel Triduo Pasquale, centro e culmine dell’anno liturgico. Siamo battezzati nella morte e risurrezione redentrice di Cristo, nella Pasqua del Signore che segna l’eterna primavera della storia. Siamo allora “gente di primavera”, con uno sguardo sempre pieno di speranza da condividere con tutti, perché in Cristo “crediamo e sappiamo che la morte e l’odio non sono le ultime parole” sull’esistenza umana» (Messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria Mondiale 2025).
Il primo impegno, in questo ottobre missionario giubilare sarà, per noi e per le nostre comunità, la preghiera. A questo ci esorta il Santo Padre: «Non dimentichiamo che pregare è la prima azione missionaria e al contempo “la prima forza della speranza”» (ibidem).
Al termine del suo messaggio, infine, il Papa rinnova l’invito a valorizzare la Giornata Missionaria Mondiale nel suo carattere universale: «Insisto ancora … sul servizio delle Pontificie Opere Missionarie nel promuovere la responsabilità missionaria dei battezzati e sostenere le nuove Chiese particolari» (ibidem). Ricordiamo ciò che ci dice il Decreto “Ad Gentes” (Concilio Vaticano II): «A queste opere infatti deve essere giustamente riservato il primo posto, perché costituiscono altrettanti mezzi sia per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire una adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo le necessità di ciascuna» (Decr. Ad gentes, 38).
L’ottobre missionario sia, per tutti noi e le nostre comunità, occasione per rinnovare la vocazione di discepoli-missionari, «lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12).
don Giuseppe Pizzoli
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XCIX GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2025
Missionari di speranza tra le genti
Cari fratelli e sorelle!
Per la Giornata Missionaria Mondiale dell’anno giubilare 2025, il cui messaggio centrale è la speranza (cfr Bolla Spes non confundit, 1), ho scelto questo motto: “Missionari di speranza tra le genti”. Esso richiama ai singoli cristiani e alla Chiesa, comunità dei battezzati, la vocazione fondamentale di essere, sulle orme di Cristo, messaggeri e costruttori della speranza. Auguro a tutti un tempo di grazia con il Dio fedele che ci ha rigenerato in Cristo risorto «per una speranza viva» (cfr 1Pt 1,3-4); e desidero ricordare alcuni aspetti rilevanti dell’identità missionaria cristiana, affinché possiamo lasciarci guidare dallo Spirito di Dio e ardere di santo zelo per una nuova stagione evangelizzatrice della Chiesa, inviata a rianimare la speranza in un mondo su cui gravano ombre oscure (cfr Lett. enc. Fratelli tutti, 9-55).
1. Sulle orme di Cristo nostra speranza
Celebrando il primo Giubileo ordinario del Terzo Millennio dopo quello del Duemila, teniamo lo sguardo rivolto a Cristo che è il centro della storia, «lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb 13,8). Egli, nella sinagoga di Nazaret, dichiarò il compiersi della Scrittura nell’“oggi” della sua presenza storica. Si rivelò così come l’Inviato dal Padre con l’unzione dello Spirito Santo per portare la Buona Notizia del Regno di Dio e inaugurare «l’anno di grazia del Signore» per tutta l’umanità (cfr Lc 4,16-21).
In questo mistico “oggi” che perdura sino alla fine del mondo, Cristo è il compimento della salvezza per tutti, particolarmente per coloro la cui unica speranza è Dio. Egli, nella su vita terrena, «passò beneficando e risanando tutti» dal male e dal Maligno (cfr At 10,38), ridonando ai bisognosi e al popolo la speranza in Dio. Inoltre, sperimentò tutte le fragilità umane, tranne quella del peccato, attraversando pure momenti critici, che potevano indurre a disperare, come nell’agonia del Getsemani e sulla croce. Gesù però affidava tutto a Dio Padre, obbedendo con fiducia totale al suo progetto salvifico per l’umanità, progetto di pace per un futuro pieno di speranza (cfr Ger 29,11). Così è diventato il divino Missionario della speranza, modello supremo di quanti lungo i secoli portano avanti la missione ricevuta da Dio anche nelle prove estreme.
Tramite i suoi discepoli, inviati a tutti i popoli e accompagnati misticamente da Lui, il Signore Gesù continua il suo ministero di speranza per l’umanità. Egli si china ancora oggi su ogni persona povera, afflitta, disperata e oppressa dal male, per versare «sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza» (Prefazio “Gesù buon samaritano”). Obbediente al suo Signore e Maestro e con il suo stesso spirito di servizio, la Chiesa, comunità dei discepoli-missionari di Cristo, prolunga tale missione, offrendo la vita per tutti in mezzo alle genti. Pur dovendo affrontare, da un lato, persecuzioni, tribolazioni e difficoltà e, dall’altro, le proprie imperfezioni e cadute a causa delle debolezze dei singoli membri, essa è costantemente spinta dall’amore di Cristo a procedere unita a Lui in questo cammino missionario e a raccogliere, come Lui e con Lui, il grido dell’umanità, anzi, il gemito di ogni creatura in attesa della redenzione definitiva. Ecco la Chiesa che il Signore chiama da sempre e per sempre a seguire le sue orme: «non una Chiesa statica, [ma] una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo» (Omelia nella Messa conclusiva dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 27 ottobre 2024).
Sentiamoci perciò ispirati anche noi a metterci in cammino sulle orme del Signore Gesù per diventare, con Lui e in Lui, segni e messaggeri di speranza per tutti, in ogni luogo e circostanza che Dio ci dona di vivere. Che tutti i battezzati, discepoli-missionari di Cristo, facciano risplendere la sua speranza in ogni angolo della terra!
2. I cristiani, portatori e costruttori di speranza tra le genti
Seguendo Cristo Signore, i cristiani sono chiamati a trasmettere la Buona Notizia condividendo le concrete condizioni di vita di coloro che incontrano e diventando così portatori e costruttori di speranza. Infatti, «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, 1).
Questa celebre affermazione del Concilio Vaticano II, che esprime il sentire e lo stile delle comunità cristiane in ogni epoca, continua a ispirarne i membri e li aiuta a camminare con i loro fratelli e sorelle nel mondo. Penso in particolare a voi, missionari e missionarie ad gentes, che, seguendo la chiamata divina, siete andati in altre nazioni per far conoscere l’amore di Dio in Cristo. Grazie di cuore! La vostra vita è una risposta concreta al mandato di Cristo Risorto, che ha inviato i discepoli ad evangelizzare tutti i popoli (cfr Mt 28,18-20). Così voi richiamate la vocazione universale dei battezzati a diventare, con la forza dello Spirito e l’impegno quotidiano, missionari tra le genti della grande speranza donataci dal Signore Gesù.
L’orizzonte di questa speranza supera le realtà mondane passeggere e si apre a quelle divine, che già pregustiamo nel presente. Infatti, come ricordava San Paolo VI, la salvezza in Cristo, che la Chiesa offre a tutti come dono della misericordia di Dio, non è solo «immanente, a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che […] si identificano totalmente con i desideri, le speranze, le occupazioni, le lotte temporali, ma altresì una salvezza che oltrepassa tutti questi limiti per attuarsi in una comunione con l’unico Assoluto, quello di Dio: salvezza trascendente, escatologica, che ha certamente il suo inizio in questa vita, ma che si compie nell’eternità» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 27).
Animate da una speranza così grande, le comunità cristiane possono essere segni di nuova umanità in un mondo che, nelle aree più “sviluppate”, mostra sintomi gravi di crisi dell’umano: diffuso senso di smarrimento, solitudine e abbandono degli anziani, difficoltà di trovare la disponibilità al soccorso di chi ci vive accanto. Sta venendo meno, nelle nazioni più avanzate tecnologicamente, la prossimità: siamo tutti interconnessi, ma non siamo in relazione. L’efficientismo e l’attaccamento alle cose e alle ambizioni ci inducono ad essere centrati su noi stessi e incapaci di altruismo. Il Vangelo, vissuto nella comunità, può restituirci un’umanità integra, sana, redenta.
Rinnovo pertanto l’invito a compiere le azioni indicate nella Bolla di indizione del Giubileo (nn. 7-15), con particolare attenzione ai più poveri e deboli, ai malati, agli anziani, agli esclusi dalla società materialista e consumistica. E a farlo con lo stile di Dio: con vicinanza, compassione e tenerezza, curando la relazione personale con i fratelli e le sorelle nella loro concreta situazione (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 127-128). Spesso, allora, saranno loro a insegnarci a vivere con speranza. E attraverso il contatto personale potremo trasmettere l’amore del Cuore compassionevole del Signore. Sperimenteremo che «il Cuore di Cristo […] è il nucleo vivo del primo annuncio» (Lett. enc. Dilexit nos, 32). Attingendo da questa fonte, infatti, si può offrire con semplicità la speranza ricevuta da Dio (cfr 1Pt 1,21), portando agli altri la stessa consolazione con cui siamo consolati da Dio (cfr 2Cor 1,3-4). Nel Cuore umano e divino di Gesù Dio vuole parlare al cuore di ogni persona, attirando tutti al suo Amore. «Noi siamo stati inviati a continuare questa missione: essere segno del Cuore di Cristo e dell’amore del Padre, abbracciando il mondo intero» (Discorso ai partecipanti all’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie, 3 giugno 2023).
3. Rinnovare la missione della speranza
Davanti all’urgenza della missione della speranza oggi, i discepoli di Cristo sono chiamati per primi a formarsi per diventare “artigiani” di speranza e restauratori di un’umanità spesso distratta e infelice.
A tal fine, occorre rinnovare in noi la spiritualità pasquale, che viviamo in ogni celebrazione eucaristica e soprattutto nel Triduo Pasquale, centro e culmine dell’anno liturgico. Siamo battezzati nella morte e risurrezione redentrice di Cristo, nella Pasqua del Signore che segna l’eterna primavera della storia. Siamo allora “gente di primavera”, con uno sguardo sempre pieno di speranza da condividere con tutti, perché in Cristo «crediamo e sappiamo che la morte e l’odio non sono le ultime parole» sull’esistenza umana (cfr Catechesi, 23 agosto 2017). Perciò, dai misteri pasquali, che si attuano nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti, attingiamo continuamente la forza dello Spirito Santo con lo zelo, la determinazione e la pazienza per lavorare nel vasto campo dell’evangelizzazione del mondo. «Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda della nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere la missione che Egli ci affida» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 275). In Lui viviamo e testimoniamo quella santa speranza che è «un dono e un compito per ogni cristiano» (La speranza è una luce nella notte, Città del Vaticano 2024, 7).
I missionari di speranza sono uomini e donne di preghiera, perché «la persona che spera è una persona che prega», come sottolineava il Venerabile Cardinale Van Thuan, che ha mantenuto viva la speranza nella lunga tribolazione del carcere grazie alla forza che riceveva dalla preghiera perseverante e dall’Eucaristia (cfr F.X. Nguyen Van Thuan, Il cammino della speranza, Roma 2001, n. 963). Non dimentichiamo che pregare è la prima azione missionaria e al contempo «la prima forza della speranza» (Catechesi, 20 maggio 2020).
Rinnoviamo perciò la missione della speranza a partire dalla preghiera, soprattutto quella fatta con la Parola di Dio e particolarmente con i Salmi, che sono una grande sinfonia di preghiera il cui compositore è lo Spirito Santo (cfr Catechesi, 19 giugno 2024). I Salmi ci educano a sperare nelle avversità, a discernere i segni di speranza e ad avere il costante desiderio “missionario” che Dio sia lodato da tutti i popoli (cfr Sal 41,12; 67,4). Pregando teniamo accesa la scintilla della speranza, accesa da Dio in noi, perché diventi un grande fuoco, che illumina e riscalda tutti attorno, anche con azioni e gesti concreti ispirati dalla preghiera stessa.
Infine, l’evangelizzazione è sempre un processo comunitario, come il carattere della speranza cristiana (cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Spe Salvi, 14). Tale processo non finisce con il primo annuncio e con il battesimo, bensì continua con la costruzione delle comunità cristiane attraverso l’accompagnamento di ogni battezzato nel cammino sulla via del Vangelo. Nella società moderna, l’appartenenza alla Chiesa non è mai una realtà acquisita una volta per tutte. Perciò l’azione missionaria di trasmettere e formare la fede matura in Cristo è «il paradigma di ogni opera della Chiesa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 15), un’opera che richiede comunione di preghiera e di azione. Insisto ancora su questa sinodalità missionaria della Chiesa, come pure sul servizio delle Pontificie Opere Missionarie nel promuovere la responsabilità missionaria dei battezzati e sostenere le nuove Chiese particolari. Ed esorto tutti voi, bambini, giovani, adulti, anziani, a partecipare attivamente alla comune missione evangelizzatrice con la testimonianza della vostra vita e con la preghiera, con i vostri sacrifici e la vostra generosità. Grazie di cuore di questo!
Care sorelle e cari fratelli, rivolgiamoci a Maria, Madre di Gesù Cristo nostra speranza. A Lei affidiamo l’auspicio per questo Giubileo e per gli anni futuri: «Possa la luce della speranza cristiana raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!» (Bolla Spes non confundit, 6).
Roma, San Giovanni in Laterano, 25 gennaio 2025, festa della Conversione di San Paolo, Apostolo.
FRANCESCO
